Nel contesto dell’ambizioso obiettivo climatico dell’Unione Europea per il 2040, l’attenzione si sposta ora sull’agricoltura, un settore cruciale che finora ha evitato la decarbonizzazione. L’impegno a ridurre le emissioni di gas serra rappresenta una sfida colossale e politicamente esplosiva, soprattutto in un momento in cui le norme ecologiche suscitano la rabbia degli agricoltori. A pochi mesi dalle elezioni europee, Bruxelles si prepara a presentare le sue raccomandazioni per gli obiettivi climatici del 2040, mettendo l’agricoltura al centro del dibattito.
Il cammino agricolo dell’UE
Con l’agricoltura responsabile del 11% delle emissioni europee, la Commissione europea si trova a camminare su un filo sottile, considerando le recenti proteste agricole contro i criteri ecologici della Politica Agricola Comune (PAC) e la lenta attuazione della legislazione del “Patto Verde”. Dopo aver affrontato con successo l’ecologizzazione dei settori dei trasporti, dell’energia e dell’industria, il “Green Deal” si trova ora ad affrontare l’aspra opposizione del settore agricolo e degli eurodeputati di destra.
Le emissioni agricole, che provengono principalmente dagli allevamenti (metano emesso dai ruminanti e letame) e dai fertilizzanti azotati, sono rimaste sostanzialmente stabili dal 2005, secondo Ottmar Edenhofer, presidente del Consiglio Scientifico Consultivo dell’UE sui cambiamenti climatici. Edenhofer sottolinea: “La ragione principale è la mancanza di adeguati incentivi finanziari: la Pac, pur imponendo alcuni criteri agro-ecologici, sostiene pratiche ad alta intensità di emissioni come l’allevamento“.
Nel tentativo di affrontare questa sfida, il Consiglio Scientifico Consultivo dell’UE ha raccomandato di addebitare le emissioni agricole entro il 2031 e di incentivare una dieta meno basata sulla carne. Scenari proposti a metà del 2023 prevedono una drastica riduzione della domanda di bestiame e una diminuzione dell’uso di fertilizzanti azotati fino al 60% per raggiungere una riduzione del 90% delle emissioni totali dell’UE entro il 2040.
Il documento di lavoro che emergerà martedì potrebbe sostenere “politiche olistiche” sull’agroalimentare, con un focus sull’assistenza finanziaria agli agricoltori e sul loro potenziale reddito derivante dalla bioenergia e dallo stoccaggio di CO₂. Tuttavia, le implicazioni sono delicate, come dimostrano le rivolte degli agricoltori nei Paesi Bassi contro i piani di riduzione dei capi di bestiame e le tensioni politiche connesse.
Il parere degli esperti
Pascal Canfin, presidente della Commissione Ambiente del Parlamento europeo, sottolinea la necessità di applicare vincoli non solo agli agricoltori ma a tutta la catena agroalimentare per rendere l’agricoltura più verde in modo politicamente accettabile. Propone un mercato del carbonio per l’industria agroalimentare, incoraggiando le aziende a finanziare cambiamenti nelle pratiche agricole.
“Quando la Commissione prevede di utilizzare le foreste per compensare le emissioni agricole, purtroppo è troppo facile, perché il legame non è diretto“, avverte Michael Sicaud-Clyet del Wwf. Incendi, malattie, insetti… “Con il cambiamento climatico, non possiamo essere sicuri che queste foreste continueranno a crescere e a catturare altrettanto carbonio. L’unica soluzione sicura è ridurre le emissioni“.
Un approccio alternativo
Un approccio alternativo potrebbe consistere nel pagare le aziende agricole per il carbonio immagazzinato nei loro terreni, aprendo la strada alla commercializzazione dei crediti di CO₂ agricoli. La legislazione per gli standard dei “pozzi di carbonio” è attualmente in fase di negoziazione.
La bioenergia è considerata un potenziale sbocco redditizio per sostituire i combustibili fossili, anche se ciò comporta la cattura della CO₂ rilasciata. Tuttavia, esperti come Martin Pigeon dell’Ong Fern sottolineano l’importanza di evitare politiche che mettano ulteriormente a rischio le foreste, già colpite da una gestione disastrosa.
Se l’agricoltura europea fatica a decarbonizzarsi, gli sforzi dovranno essere indirizzati altrove. Secondo il think tank Strategic Perspectives, la riduzione delle emissioni europee del 90% entro il 2040 può essere raggiunta concentrandosi su elettricità, industria e trasporti senza necessariamente fare dell’agricoltura la leva principale. Tuttavia, per una riduzione del 95%, sarebbe necessario affrontare cambiamenti sociali, inclusa una riduzione significativa del consumo di carne. La sfida climatica del 2040 richiederà una visione olistica e una collaborazione tra agricoltori, industria agroalimentare, governi e società civile per creare un futuro sostenibile per tutti.