La ricerca della verità è un pilastro fondamentale dell’esperienza umana. Da Platone a Cartesio, da Lewis Carroll a Nick Bostrom, l’umanità si è sempre interrogata sulla natura della realtà che ci circonda. L’ipotesi che la nostra esistenza potrebbe essere una simulazione al computer è un tema che ha affascinato e stimolato la mente umana attraverso i secoli. Un astronomo è convinto che questa idea non sia così tanto remota.
L’ipotesi della simulazione
Le radici di questa concezione affondano nel profondo del pensiero filosofico antico. Platone, con il suo mito della caverna, dipinse un’immagine in cui gli individui erano intrappolati in una realtà illusoria, incapaci di percepire la verità al di là delle loro limitate esperienze sensoriali. Questo concetto ha continuato a influenzare il pensiero occidentale attraverso i secoli, alimentando il dibattito sulla natura della realtà e delle percezioni umane. Allo stesso modo, Cartesio sollevò dubbi sulla validità delle nostre conoscenze sensoriali con la sua ipotesi del genio maligno, suggerendo che le nostre percezioni potessero essere manipolate da un ente malevolo. Queste idee, radicate nell’antichità, hanno trovato nuova vita nell’era moderna attraverso opere letterarie e cinematografiche che esplorano i confini tra realtà e finzione.
Il trilemma di Nick Bostrom
Il trilemma proposto da Nick Bostrom nel 2013 ha gettato le basi per una riflessione profonda sulla natura della realtà. In questo intrigante saggio, il filosofo contemporaneo ha delineato tre ipotesi fondamentali che sollevano interrogativi esistenziali di vasta portata:
- Una civiltà si estingue prima di raggiungere lo stadio di sviluppo tecnologico necessario per creare simulazioni della realtà.
- Una civiltà avanzata sceglie di non impegnarsi nella creazione di simulazioni della realtà, per ragioni etiche, filosofiche o pratiche.
- Viviamo quasi certamente all’interno di una simulazione al computer, generata da una civiltà più avanzata.
L’audacia di queste affermazioni è tale che persino Elon Musk ha gettato il suo cospicuo peso intellettuale sull’argomento durante una conferenza stampa nel 2016, suggerendo che le probabilità di vivere nella realtà di base sono remote, una su miliardi, ma esistono.
La teoria di Kipping
Recentemente, l’astronomo David Kipping della Columbia University ha riconsiderato il trilemma di Bostrom con uno sguardo attento e un approccio bayesiano. Questo metodo, basato sulla teoria delle probabilità, cerca di calcolare la probabilità che un’ipotesi specifica sia veritiera. La sua analisi ha trasformato il trilemma in un dilemma, semplificando le prime due ipotesi in un’unica affermazione: non esiste il “vivere in una simulazione”.
Questo ha portato a due ipotesi contrastanti:
- Non esiste alcuna simulazione.
- Esiste una realtà di base che incorpora simulazioni.
Kipping, adottando il principio di indifferenza, ha assegnato probabilità ex-ante pari a queste due ipotesi, partendo dal presupposto che abbiano la stessa probabilità di essere vere in assenza di dati o inclinazioni specifiche.
Successivamente, Kipping ha esaminato le implicazioni delle realtà “pluripare” e “nullipare” che emergono dal trilemma. Le realtà pluripare sarebbero in grado di generare simulazioni, mentre le realtà nullipare non possiedono questa capacità. Anche in presenza di simulazioni, Kipping ha evidenziato che la maggior parte delle realtà simulate sarebbe probabilmente di tipo nulliparo. Questo perché, con il progredire delle simulazioni, le risorse computazionali disponibili diminuirebbero, rendendo più probabile che le realtà simulate siano nullipare.
Kipping ha quindi suggerito che, anche se vivessimo in una simulazione, potremmo percepire questa realtà come una nullipara. Questa idea solleva importanti domande sulla nostra comprensione della natura della realtà e sulla nostra capacità di distinguere tra realtà di base e simulazioni.
Approcci scientifici alla “simulazione”
Gli scienziati hanno adottato diversi approcci per esplorare l’ipotesi della simulazione, cercando prove empiriche che possano indicare la presenza di una realtà simulata. Uno degli interrogativi fondamentali in questo campo è: come si può dimostrare di vivere in una simulazione? Questo quesito apre la strada a una serie di riflessioni che riguardano la natura della simulazione stessa e le modalità attraverso cui essa potrebbe manifestarsi nell’ambito dell’esperienza umana.
Un esempio emblematico di imperfezione all’interno di una simulazione è stato rappresentato nella finzione cinematografica del film “Matrix“, dove i personaggi principali esperiscono dei deja-vu come segnali di anomalie del vivere nella simulazione. Tuttavia, traslare questa rappresentazione al mondo reale richiede un’analisi più rigorosa e scientifica.
Le idee di Owhadi e Davoudi
Houman Owhadi, esperto di matematica computazionale presso il California Institute of Technology, ha fornito un importante contributo a questa discussione. Egli sottolinea che per individuare prove definitive di una simulazione è necessario partire dall’assunto che questa si basi su risorse di calcolo limitate. Se la simulazione avesse una potenza di calcolo infinita, sarebbe praticamente impossibile distinguere tra realtà e vivere nella simulazione, poiché qualsiasi cosa potrebbe essere calcolata con qualsiasi grado di realismo. Tuttavia, partendo dall’assunto che la simulazione si basi su risorse di calcolo limitate, potremmo cercare imperfezioni o “trucchetti” che emergono dall’analisi dei fenomeni fisici.
Owhadi suggerisce che l’esplorazione dei fenomeni della fisica quantistica potrebbe rivelare tali imperfezioni, poiché la fisica quantistica spesso sfida la logica delle leggi fisiche convenzionali e potrebbe svelare comportamenti o risultati inspiegabili dalle teorie attuali.
Un’altra prospettiva è stata offerta da Zohreh Davoudi della University of Maryland, che suggerisce che l’osservazione del cosmo potrebbe fornire indizi sulla natura della realtà e potrebbe rivelare eventuali incongruenze o irregolarità che potrebbero indicare una simulazione.
Esplorare l’ipotesi della simulazione è affascinante e stimolante, poiché solleva domande profonde sulla natura stessa della realtà. Tuttavia, mentre ci immergiamo in queste speculazioni e teorie, è importante ricordare che la vita reale è un’esperienza unica e irripetibile. Sognare e teorizzare sono parte integrante del nostro desiderio di comprendere il mondo che ci circonda, ma non dovremmo lasciarci trascinare così tanto da perdere di vista la bellezza e la complessità della vita reale. Quindi, mentre continuiamo a esplorare i confini della conoscenza e della speculazione, ricordiamoci sempre di godere del presente e di tutto ciò che la vita ha da offrire.