La macchia solare relativamente piccola AR3599 ha generato diversi brillamenti solari, ma ha sorpreso tutti domenica scorsa, scatenando un flare classe M7.4, alle 13:13 ora italiana. Il brillamento è stato anche accompagnato da un’espulsione di massa coronale (CME), cioè una grande emissione di plasma e campo magnetico dal Sole. La CME sta viaggiando nello Spazio a circa 750 km/s, secondo SpaceWeather.com, ma per la delusione dei cacciatori di aurore, si prevede che passerà oltre il nostro pianeta. Tuttavia, è possibile un “colpo di striscio”, come suggerito da un modello della NASA, che potrebbe scatenare lievi tempeste geomagnetiche di classe G1 domani, 13 marzo.
Solo 8 minuti dopo il brillamento solare, si è verificato un esteso blackout radio in tutta l’Africa e nell’Atlantico meridionale (mappa in alto). Secondo SpaceWeather.com, i radioamatori potrebbero aver subito la perdita di segnale fino a 30 minuti dopo il brillamento. Blackout come questo sono comuni dopo che si verificano potenti brillamenti solari, poiché rilasciano un forte impulso di raggi X e radiazioni ultraviolette estreme che viaggiano verso la Terra alla velocità della luce. Quando la radiazione colpisce l’atmosfera terrestre, ionizza lo strato superiore noto come termosfera, causando blackout radio a onde corte nella porzione della Terra di fronte al Sole al momento dell’eruzione.
Cosa sono i brillamenti solari?
I brillamenti solari sono scatenati quando l’energia magnetica si accumula nell’atmosfera del Sole e viene rilasciata in una vigorosa esplosione di radiazione elettromagnetica. Sono categorizzati per dimensioni in gruppi di lettere, con la classe X che è la più potente. Ci sono poi i brillamenti di classe M che sono 10 volte più piccoli dei brillamenti di classe X, seguiti dai brillamenti di classe C, B e infine, quelli di classe A che sono troppo deboli per influenzare significativamente la Terra. All’interno di ogni classe, numeri da 1 a 10 (e oltre, per i brillamenti di classe X) indicano la forza relativa di un brillamento.