Clima, cicloni globali: nessuna “impronta umana” nell’energia o nei numeri. L’analisi

I cicloni sono tra gli eventi meteo più distruttivi: un'analisi fa luce sul legame con i cambiamenti climatici e l'eventuale "impronta" dell'uomo
MeteoWeb

Nel 2012, Jessica Weinkle, Ryan Maue e Roger Pielke Jr. hanno pubblicato sul Journal of Climate la prima climatologia dei cicloni tropicali con landfall a livello globale con una forza pari almeno a quella di un uragano. Da allora, Maue e Pielke Jr. hanno aggiornato le serie temporali ogni anno; in questo articolo, illustreremo i risultati della loro ultima valutazione, pubblicata a gennaio 2024.

Gli uragani che compiono il landfall, ossia che toccano la terraferma, chiamati anche tifoni o cicloni a seconda del luogo della Terra in cui avvengono, sono un importante sottoinsieme dei cicloni tropicali perché queste tempeste causano il maggior danno di qualsiasi tipo di evento estremo, con la maggior parte di queste perdite che si verificano negli Stati Uniti.

La figura seguente mostra il totale degli uragani con landfall a livello globale e degli uragani maggiori (ossia di categoria pari o superiore a 3 sulla scala Saffir/Simpson), dal 1970 al 2023. Il grafico inizia nel 1970 perché è da allora che sono disponibili informazioni affidabili a livello globale, tuttavia diversi bacini hanno registrazioni che risalgono più indietro nel tempo.

uragani landfall 1970-2023
Aggiornato da Weinkle et al. 2012

La figura seguente mostra gli stessi dati con tendenze lineari per gli uragani minori (categorie 1 e 2 sulla scala Saffir/Simpson) e maggiori.

Aggiornato da Weinkle et al. 2012

Si può vedere che dal 1970 non c’è alcuna tendenza nei landfall degli uragani minori e una tendenza all’aumento degli uragani maggiori. Potrebbe essere questa la conseguenza dei cambiamenti climatici causati dall’uomo?”, si chiede Pielke Jr. in un articolo pubblicato sul suo blog e scritto con la collaborazione di Maue. “Possiamo avere un’idea del significato di una tendenza che inizia nel 1970 guardando più indietro nel tempo per il Pacifico settentrionale occidentale e il Nord Atlantico che insieme hanno visto il 67% di tutti i landfall degli uragani globali dal 1970 al 2023. I landfall combinati di uragani minori e maggiori per questi due bacini sono mostrati nel grafico seguente e non vi è alcuna tendenza in nessuna delle due categorie, scrive l’esperto.

Fonte: Weinkle et al. 2012

Di seguito sono riportati gli stessi dati, ma a partire dal 1970, e si può vedere chiaramente che i landfall di uragani maggiori aumentano in questo periodo più breve, rispetto all’inizio dell’analisi nel 1950, quando i dati per questi due bacini furono disponibili per la prima volta”, evidenzia Pielke Jr..

Fonte: Weinkle et al. 2012

In termini tecnici, non è stato possibile rilevare il cambiamento, il che è pienamente coerente con il consenso scientifico della NOAA e dell’IPCC. Senza rilevamento non può esserci attribuzione secondo il quadro IPCC per il rilevamento e l’attribuzione. Data la grande variabilità interannuale e decennale nei cicloni tropicali, i dati possono essere facilmente selezionati (intenzionalmente o meno) per identificare tendenze spurie”, evidenzia l’esperto.

Le figure seguenti mostrano la distribuzione del numero di tempeste globali con landfall per gli uragani maggiori e totali per il periodo dal 1970 al 2023, mostrando un’ampia variabilità”.

Aggiornato da Weinkle et al. 2012.

Gli uragani con landfall sono ovviamente solo un sottoinsieme dei cicloni tropicali, poiché molte tempeste rimangono al largo. Maue ha appena aggiornato i suoi eccellenti dati sull’attività globale dei cicloni tropicali. La figura seguente mostra le somme su 12 mesi di tutti gli uragani e gli uragani maggiori dal 1980”, scrive Pielke Jr..

La figura seguente si estende fino al 1970 e include tempeste tropicali, che sono cicloni tropicali con una forza inferiore a quella di un uragano, ma Maue avverte sui dati precedenti al 1980: “i dati precedenti alla metà degli anni ’80 sono discontinui in alcune parti dell’emisfero meridionale e Pacifico orientale senza immagini satellitari. I dati sull’intensità degli anni ’70 presentano una grande incertezza [+mancanti] al di fuori del Pacifico occidentale e del Nord Atlantico”.

Mentre faceva il suo aggiornamento, Maue ha scoperto un fatto notevole: nel corso del 2023, la somma degli uragani maggiori su tre anni consecutivi è stata al livello più basso dal 1980.

Infine, dai dati gestiti da Phil Klotzbach presso la Colorado State University, possiamo esaminare ancora un altro insieme di parametri: “l’energia ciclonica accumulata (ACE, che combina frequenza e intensità) e l’ACE per uragano. Queste cifre sono mostrate di seguito e non è possibile vedere chiaramente alcuna tendenza in questi parametri dal 1980. In questo periodo di tempo e secondo questi parametri, gli uragani non sono diventati più intensi”, conclude Pielke Jr.

Fonte: CSU
Fonte: CSU
Condividi