L’Equinozio di Primavera, “scoccato” oggi, 20 marzo 2024, alle 04:06 ora italiana, segna un momento di rinascita e di cambiamento nella natura. In questo preciso istante, il Sole si trova esattamente sopra l’equatore terrestre, illuminando entrambi gli emisferi con la stessa intensità e regalandoci 12 ore di luce e 12 ore di buio.
Cosa significa “equinozio”?
Il termine “equinozio” deriva dal latino “aequus” (uguale) e “nox” (notte), e si riferisce al fatto che la durata del giorno e della notte è pressoché uguale in tutto il mondo.
Perché la data dell’equinozio varia?
La data dell’equinozio di primavera non è fissa, può oscillare tra il 19 e il 21 marzo. Ciò perché l’anno terrestre non è perfettamente sincronizzato con l’orbita terrestre attorno al Sole.
L’Equinozio di Primavera: un evento astronomico e culturale
L’Equinozio di Primavera ha da sempre avuto un importante significato simbolico in molte culture. Anticamente era considerato un momento propizio per celebrare la fertilità e il risveglio della natura dopo il letargo invernale.
Proverbi sulla primavera
Tanti sono i proverbi legati a questo evento, al mese e alla stagione.
Un detto molto noto, riferito proprio all’equinozio di primavera, recita: “Marzo marzotto/il giorno è lungo come la notte”; un altro dice: “Quando cantano le botte/ il giorno è lungo come la notte” , dove le “botte” in forma dialettale, sono i rospi che, uscendo all’aperto per l’accoppiamento, più che cantare gracchiano. Sempre il rospo è il protagonista di un altro proverbio: “Quando canta il botto/ l’inverno è morto”, ossia l’inverno è finito, anche se marzo, dal punto di vita meteorologico, è davvero imprevedibile.
Un detto popolare molto conosciuto, riguardante San Benedetto dice: “San Benedetto la coperta giù dal letto” oppure “San Benedetto, la rondine sotto il tetto” e se qualcuno obietta di non aver visto ancora una rondine volare, la saggezza dei proverbi popolari, pensando davvero a tutto, controbatte con: “Una rondine non fa primavera”.
Il giorno dell’equinozio di primavera il contadino poteva cambiare padrone, com’era nell’uso contrattuale: “Quando canta il ghirligò (tordo), chi ha cattivo padrone mutar lo può , in contrapposizione al detto “Quando canta il fringuello/ buono o cattivo si tenga quello”. Il fringuello canta in autunno, periodo durante il quale non si poteva cambiare padrone.
La letteratura popolare è piena di proverbi, provenienti da tutte le regioni d’Italia, riguardanti il mese di marzo. Eccone alcuni più famosi: “Marzo pazzerello guarda il sole e prendi l’ombrello”, “Al primo tuon di marzo escon fuori tutte le serpi”. “Quando marzo va secco, il gran fa cesto e il lin capecchio”; “Di marzo ogni villan va scalzo” o “Di marzo, chi non ha scarpe vada scalzo e chi le ha, le porti un altro po’ più in là”.
Ricordiamo anche: “Se marzo non marzeggia, giugno non festeggia” (oppure aprile mal pensa), “Se febbraio non febbreggia, marzo campeggia” ; “Marzu, acqua e suli, carricari fa li muli”. “Chi nel marzo non pota la sua vigna, perde la vendemmia”; “La nebbia di marzo non fa male ma quella di aprile toglie il pane e il vino” e “La luna marzolina fa nascere l’insalatina”.
Altri proverbi sul terzo mese dell’anno: “Marzo ventoso, frutteto maestoso”, “Marzo molle, gran per le zolle”; “Le api sagge in marzo dormono ancora”; “Marzo o buono o rio, il bue all’erba e il cane all’ombra”; “Vento di marzo non termina presto”, “Marzo non ha un dì come l’altro” per cui “Chi ha un buon ciocchetto lo serbi a marzetto”. Vi è poi, infine, un divertente proverbio che racchiude tutti i mesi dell’anno: “Gennaio zappatore, febbraio potatore, marzo amoroso, aprile carciofaio, maggio ciliegiaio, giugno fruttaio, luglio agrestaio, agosto pescaio, settembre ficaio, ottobre mostaio, novembre vinaio, dicembre favaio”.