Scaricare sostanze chimiche nell’oceano? Spruzzare acqua salata nelle nuvole? Iniettare particelle riflettenti nell’aria? Secondo il Wall Street Journal, gli scienziati stanno adottando tecniche un tempo impensabili per raffreddare il pianeta poiché gli sforzi globali per controllare le emissioni di gas serra stanno fallendo. Si tratta di tre progetti di geoingegneria che mirano a modificare la chimica dell’atmosfera e degli oceani. I critici avvertono su numerosi rischi di conseguenze non volute. Questi approcci di geoingegneria erano considerati tabù dagli scienziati e dai regolatori che temevano che manipolare l’ambiente potesse avere conseguenze enormi, ma ora i ricercatori stanno ricevendo finanziamenti pubblici e investimenti privati per uscire dal laboratorio e testare queste metodologie all’aperto.
Gli esperimenti di “regolazione del clima”
Dal versare sostanze chimiche nell’oceano alla manipolazione delle nuvole e all’iniezione di particelle nell’atmosfera, questi progetti sollevano domande cruciali riguardo alla loro sicurezza, alla loro efficacia e alle loro potenziali conseguenze impreviste
Illuminazione delle Nuvole Marine
I ricercatori imbarcati su una nave al largo della costa nord-orientale dell’Australia, nelle vicinanze delle isole Whitsunday, stanno attuando una singolare operazione: attraverso ugelli ad alta pressione, stanno diffondendo una miscela salmastra nell’aria. L’obiettivo di questa insolita manovra è quello di illuminare le nuvole a bassa quota che si formano sull’oceano. La speranza è che queste nuvole, resesi più ampie e luminose, riflettano la luce solare lontano dalla Terra, proiettando un’ombra benefica sulla superficie dell’oceano e contribuendo a raffreddare le acque circostanti alla Grande Barriera Corallina. È noto come “illuminazione delle nuvole marine” e rappresenta un progetto di ricerca guidato dall’Università Southern Cross, inserito nel programma di restauro e adattamento della barriera corallina del valore di 100 milioni di dollari australiani, pari a 64,55 milioni di dollari.
Soluzioni Stardust
In Israele, una startup chiamata Stardust Solutions ha avviato i test di un sistema innovativo. Questo dispositivo mira a disperdere una nuvola di minuscole particelle riflettenti a un’altitudine di circa 60.000 piedi, con l’obiettivo di deviare la luce solare lontano dalla Terra e raffreddare l’atmosfera. Questa tecnica, nota come gestione della radiazione solare (SRM), rappresenta un rischioso alla lotta contro il cambiamento climatico.
Soda Caustica nell’Oceano
Nel Massachusetts, i ricercatori dell’Istituto Oceanografico di Woods Hole stanno pianificando un esperimento altrettanto discutibile. Questo prevede il versamento di 6.000 galloni di una soluzione liquida di idrossido di sodio, un componente della soda caustica, nell’oceano a 10 miglia al largo di Martha’s Vineyard, programmato per questa estate. L’obiettivo è che questa soluzione chimica agisca riducendo l’acidità di una porzione delle acque superficiali e assorbendo 20 tonnellate metriche di biossido di carbonio dall’atmosfera, immagazzinandolo in modo sicuro nell’oceano.
Necessità di vulcani?
Gli esperimenti per abbassare la temperatura globale deviando la luce solare evocano immagini di un’opera di fantascienza. Si cerca di emulare il fenomeno delle eruzioni vulcaniche, come quella del Monte Pinatubo nelle Filippine nel 1991, che abbassò la temperatura terrestre di 0,5 gradi Celsius per un intero anno sprigionando zolfo e cenere nell’atmosfera.
Fino a poco tempo fa, la maggior parte degli scienziati avrebbe respinto con veemenza l’idea di manipolare l’ambiente, temendo conseguenze catastrofiche e una possibile fuga dalle necessarie manovre per combattere il cambiamento climatico.
L’intervento climatico solare sembra tratto da un romanzo di fantascienza. Ma cosa potrebbe andare storto? E se dovessimo finire con troppe particelle in atmosfera e soda caustica nel mare, potremmo sempre fare marcia indietro, giusto?
Linee guida della Casa Bianca
Il presidente Biden ha presentato le Linee Guida sulla Modifica della Radiazione Solare.
Questo piano di ricerca è stato elaborato in risposta a un requisito contenuto nella dichiarazione esplicativa congiunta che accompagna la Divisione B della Legge sugli Appropriamenti Consolidati del 2022. L’Ufficio della Politica Scientifica e Tecnologica (OSTP), con il sostegno dell’Amministrazione Nazionale degli Oceani e dell’Atmosfera (NOAA), è stato incaricato di sviluppare un piano di ricerca per gli “interventi climatici solari e rapidi“.
Ma non si tratta solo di rendere le nuvole più luminose; sembra che vogliamo anche saturare il cielo con più cenere.
Certo, possiamo spendere miliardi per illuminare le nuvole spruzzando acqua salata nell’aria e, allo stesso tempo, offuscare il cielo. Ma la domanda che sorge spontanea è: qualcuno pensa davvero che queste manovre di geoingegneria possano funzionare su scala globale? E, se sì, a quale costo?
Rischi a breve e lungo termine
È sorprendente quanto possa essere paradossale il panorama delle soluzioni proposte per contrastare il cambiamento climatico. Mentre inizialmente siamo inclini a pensare che uno di questi piani di geoingegneria possa avere successo nel breve termine, ci troviamo di fronte a un dilemma ancor più complesso e inquietante: e se dovesse funzionare?
Tutto questi progetti di geoingegneria potrebbero portare a un aumento esponenziale della spesa pubblica e privata, con investimenti che finirebbero per intaccare irrimediabilmente l’equilibrio fragile e delicato della natura. E tutto questo, senza garantire una soluzione duratura al problema del cambiamento climatico.
Ma il vero pericolo risiede nel rischio a lungo termine. Potremmo ritrovarci a compiere gesti di estrema imprudenza, come versare carbone sull’Artico, un’idea folle proposta già negli anni ’60 come tentativo disperato di contrastare il raffreddamento globale. Una mossa del genere avrebbe conseguenze catastrofiche, alterando irreversibilmente gli ecosistemi delicati e preziosi di una delle regioni più sensibili del nostro pianeta.
In questo scenario, il paradosso raggiunge un livello senza precedenti. Mentre cerchiamo freneticamente di risolvere un problema, potremmo finire per causarne di nuovi, ancora più gravi e difficili da affrontare.
I costi del “net zero” sono insostenibili
I veri costi del raggiungimento del “net zero” in termini di emissioni di gas serra stanno emergendo sempre più chiaramente, senza possibilità di nascondersi.
Bloomberg ha riportato un aumento del 48% nei costi, un dato che mette a repentaglio i piani molto celebrati di Biden nel settore dell’energia eolica. Anche con consistenti sovvenzioni, questi progetti si rivelano essere tutto fuorché economici.
Ma la cosa più sorprendente è la reazione della Casa Bianca. Il portavoce Michael Kikukawa ha sostenuto che Biden ha “sfruttato ogni strumento a disposizione per promuovere l’industria eolica americana in rapida crescita“.
Dall’affermare che questi progetti di saranno più economici e si ripagheranno da soli, sembra che si stia cercando di nascondere la realtà dei costi reali e dei rischi associati alla transizione verso un’economia a zero emissioni.