Una donna “cresciuta libera” tra le stelle: Margherita Hack e i suoi amori

“Che si tratti di scienza, di religione o di politica, la libertà d’opinione va difesa anche a costo di violare la legge”
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La scienza, Aldo e la sua famiglia: i tre amori di Margherita Hack. Tutti e tre accomunati da una cosa: la libertà. Forse libertà e amore sono due concetti intrinsecamente legati e solo nella massima espressione di entrambi il risultato è piacevole. Margherita Hack è la dimostrazione di ciò e lo ha vissuto fin da piccola, quando fu selezionata per fare il giuramento fascista nella sua scuola perché era la migliore atleta, ma non ne era convinta, quelle parole non sembravano rispecchiarla. Allora chiese consiglio a suo padre su quale scelta fosse migliore, un padre che anni prima aveva perso il lavoro perché non aveva aderito al fascismo, non aveva fatto la tessera e che, proprio incarnando questo ideale, le rispose: “Devi decidere tu, ti abbiamo cresciuta libera“.

Gli albori di Margherita

Margherita quel giuramento lo fece e i suoi genitori furono lì ad applaudirla, nonostante non condividessero. Il giuramento fu solo “uno sbaglio”, perché la giovane scienziata rischiò successivamente l’espulsione da tutte le scuole d’Italia per aver “insultato il Duce“. E anche in quel caso non fu lasciata sola dalla sua famiglia che le disse che tutto si sarebbe risolto, che si trova sempre un modo e a cui lei rispose: “Voi non vivete nel mondo reale“.

Immaginate una bambina nel Ventennio fascista che usciva dalla classe perché ‘non faceva religione’. Ero l’unica della mia classe, ma per me era normale, allora non mi sentivo a disagio e nemmeno diversa rispetto ai miei compagni“, affermava Margherita.

Sì, il mondo in cui Margherita è cresciuta è molto diverso da ciò che conosciamo, sotto ogni aspetto. È vissuta durante la Seconda guerra mondiale, mentre osservava le stelle a volte doveva lasciare l’Osservatorio per i bombardamenti. Il suo mondo era diverso anche dal punto di vista degli ideali, anzi, potremmo dire che lei ha vissuto in due mondi che ha cercato fino alla fine di conciliare. Il primo, quello libero e coraggioso fornito dai suoi genitori, il secondo, quello freddo, aspro e difficile dell’essere una donna che ama la scienza in un momento in cui le donne non potevano neppure uscire di casa da sole.

Ero vegetariana, ero molto più libera di tutti i miei coetanei, perché avevo dei genitori liberali il cui stile educativo faceva leva sulla mia responsabilità e non sull’imposizione di regole. Anche se avrei preferito molto restarmene in casa a leggere, la sera mi imponevo di uscire per andare a vedere i varietà, solo per ribadire la mia libertà e la mia indipendenza, come individuo e come ragazza”, affermava la scienziata.

È stato questo, forse, il primo caso fortuito ma fortunato che, unito alla brillante mente di Margherita, l’ha portata ad emergere.

Margherita e Aldo

Margherita Hack e Aldo De Rosa, due anime destinate a intrecciarsi in un amore profondo che ha resistito alle tempeste del tempo. Il loro incontro avvenne in un parco di Firenze, quando lei aveva solo undici anni e lui tredici. Un legame nato tra giochi di “guardia e ladri” e rinnovato anni dopo, quando si rincontrarono all’Università.

Aldo fu il primo amico di Margherita che era così diversa dalle sue coetanee e faceva fatica a fare amicizia, per quanto lo volesse. Non era cattolica, non mangiava la carne, non si vestiva come le altre bambine, si arrampicava sugli alberi. Aldo, incuriosito dal suo animo ribelle e dal suo essere “diversa”, banalizzò questa diversità rendendola normale e fu il primo a fare sentire la futura scienziata accettata, capita e libera, acquisendo un posto d’élite nel “mondo di Margherita“, quello ideale che i suoi genitori l’avevano spinta a creare.

Non fu un amore istantaneo, ma un sentimento che crebbe lentamente, fino a sbocciare in un matrimonio in chiesa nel 1944, il primo e unico compromesso della vita della scienziata, che in un’intervista a Vanity Fair affermò: Per me non aveva nessun significato, una scocciatura. Ho accettato di farlo, appunto, perché non aveva troppa importanza. Ma ai genitori, i miei, e soprattutto quelli di Aldo, che erano cattolici, faceva piacere“.

Aldo, il marito, l’amico, il complice, è stato il primo estimatore della sua passione per la scienza, spingendola a diventare una rinomata divulgatrice scientifica.

Così diversi

L’amore tra i due, come abbiamo già detto, non fu istantaneo. Margherita non era convinta, si considerava così diversa da Aldo, ma fu una cosa ad unire entrambi: l’amore per le stelle. Nel film “Margherita delle Stelle“, questo aspetto è molto evidente. La nascita dell’amore, infatti, viene rappresentata dalla scienziata che chiede al futuro marito: “Ma cosa ci vedrai tu in una come me?” e lui che risponde: “Ti piacciono le Stelle, come me“. Margherita, perplessa, sostiene di non averlo detto, ma lui ribatte dicendo che le sembra così, ma in realtà l’ha fatto. Aldo e Margherita, infatti, seppur così diversi, sembravano combaciare alla perfezione.

Il primo, amante della poesia, dell’astrazione, della speculazione come mezzo per spingersi al di là del conoscibile coglieva tutti gli aspetti della vita che la Hack, molto più concreta, non si preoccupava di cogliere, ma che, infondo, non le dispiaceva ascoltare per fuggire temporaneamente dalla sua forte razionalità.

Scienziata e moglie

La loro vita insieme non fu priva di sfide: i trasferimenti per il lavoro di Margherita all’Osservatorio di Merate e poi a Trieste, dove riposano insieme, abbracciati, nel cimitero di Sant’Anna. Aldo, un uomo di lettere, e Margherita, una scienziata, hanno trovato una lingua comune nei sentimenti. Il loro legame era profondo e libero da gelosie, basato sulla fiducia e la comprensione reciproca.

Per Margherita, Aldo era un opposto affascinante, un sognatore timido e imprevedibile, una sorta di extraterrestre che consultava come un'”enciclopedia vivente“.

Aldo mi ha sempre aiutato, spinto. Per timidezza a volte non consideravo neppure la possibilità di lavorare con i più grandi astrofisici dell’epoca. O di chiedere borse di studio. Aldo è stato di incoraggiamento. In fondo, abbiamo bisogno tutti di aiuto nella vita, di essere incoraggiati e non delusi“, sosteneva.

Donna senza essere mamma

Margherita Hack non ha mai voluto avere figli, anche per questo, probabilmente, era contraria al matrimonio in chiesa. A Vanity Fair dichiarava: “Non ho mai avuto la vocazione, le prime bambole che mi regalarono le buttai via. E nemmeno Aldo ha mai desiderato averne“.

Ha capito di non avere la vocazione “da sempre, credo. Mi ricordo che da piccola chiedevo ai miei genitori com’ero nata, e loro mi rispondevano sempre che mi avevano trovata in via dei Colli a Firenze, sotto un albero. E io: ‘Davvero? Da che parte?’. Poi un giorno, ero a giocare con delle ragazze, e arriva una loro zia con il pancione. ‘Come va il bambino là dentro?’, le chiesero. Corsi a casa a domandare che storia era quella. Mia mamma cominciò a raccontarmi la storia delle api e del polline“.

“Il moglio”

Veniva chiamato “il moglio” dai colleghi della Hack che consideravano così inusuale il modo di vivere di questa coppia e per Aldo ciò non era un problema, sosteneva: “Faccio la moglie ed è giusto così“. La scienziata è sempre stata circondata e spesso giudicata da uomini e Aldo, il su primo amico e confidente oltre che marito, parlava così a Vanity Fair, quando gli fu chiesto se questa condizione lo rendeva geloso: “Mi ispirava fiducia. Lei non è un’imbrogliona, è una sincera, l’ho capito subito. Il nostro è sempre stato un rapporto più fraterno che maritale“.

Aldo era un letterato, un abile scrittore, soprattutto di poesie, ma non ne ha mai dedicata una alla moglie, perché: “Non ce n’è bisogno, io la vedo dappertutto“.

Un amore difficile ma straordinario: quello per la scienza

Ritengo che molti degli ostacoli di cui si lamentano parecchie ricercatrici dipende anche dall’educazione ricevuta che, almeno fino a qualche decennio fa, tendeva a fare delle bambine persone arrendevoli e servizievoli, poco combattive e desiderose di protezione

Coraggio, ambizione e sfacciataggine. Margherita Hack, per fortuna, possedeva queste tre cose che le hanno permesso di non fermarsi di fronte ai pregiudizi di una società che non era pronta alla sua mentalità aperta e ad accettare l’idea che una donna potesse emergere in un contesto fatto di uomini. “Che si tratti di scienza, di religione o di politica, la libertà d’opinione va difesa anche a costo di violare la legge.”

Per quanto fosse schietta e priva di quella “macchia sociale” data dalle congetture e dalle regole del tempo, Margherita era comunque un essere umano, sensibile ed emotivo come tutti, questo non bisogna dimenticarlo. Sarebbe stupido osannare un’idea di donna impenetrabile e che non si fa scalfire da nulla.

Le domande non richieste dei colleghi sulla sua vita privata, l’essere trattata spesso con sufficienza in quanto donna e l’essere concepita come “diversa” per il suo modo di vivere inusuale, sicuramente avranno creato rabbia, tristezza e mortificazione nella donna che era Margherita Hack. Sta proprio qui la sua grandezza, non nel non soffrire, ma nel non accettare mai questa condizione e non cedere mai alla rassegnazione, nel tentativo di smussare questi aspetti di una società ancora troppo arretrata e, possiamo sostenere con grande convincimento, che ci sia riuscita.

Penso alla ciclicità delle mie molecole, pronte a sopravvivermi, a ritornare in circolo girovagando per l’atmosfera e non provo tristezza. Ci sono stata, qualcuno si ricorderà di me e se così non fosse, non importa.” Noi, Margherita, ci ricordiamo di lei.

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