“La Materia Oscura non esiste”: è quello che sostiene la teoria post-quantistica della gravità

Ciò potrebbe indicare un nuovo modo di comprendere la distribuzione della materia nell'universo
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Nell’ambito della fisica moderna, la ricerca di una teoria unificata capace di integrare la relatività generale di Einstein e la meccanica quantistica rappresenta uno dei più grandi enigmi scientifici. Questa ricerca ha dato origine a numerose ipotesi, tra cui la gravità quantistica, un tentativo di spiegare i fenomeni fisici su scala cosmica e subatomica attraverso un’unica teoria coerente. Tuttavia, una nuova proposta teorica avanzata dal fisico inglese Jonathan Oppenheim solleva interrogativi profondi su questa materia. La sua teoria post-quantistica della gravità offre una prospettiva innovativa, mettendo in discussione non solo la natura dello spazio-tempo e della gravità, ma anche l’esistenza stessa della materia oscura, uno dei grandi misteri dell’universo.

Sfondo teorico

Per cogliere appieno l’importanza della teoria di Oppenheim, è essenziale esaminare i principi fondamentali della relatività generale di Einstein e della meccanica quantistica. La relatività generale fornisce una descrizione della gravità come una curvatura dello spazio-tempo causata dalla presenza di materia ed energia. D’altra parte, la meccanica quantistica si occupa del comportamento della materia e delle particelle subatomiche, descrivendo fenomeni come l’entanglement quantistico e la dualità onda-particella. Nonostante i successi di entrambe le teorie nel loro rispettivo ambito, integrarle in un unico formalismo matematico rimane una sfida significativa per la fisica teorica contemporanea.

La proposta di Oppenheim

Nel suo studio pionieristico, il fisico Jonathan Oppenheim propone un’audace revisione del modo in cui comprendiamo la gravità e l’universo stesso. Mentre le teorie convenzionali hanno cercato di quantizzare la gravità per ottenere una visione unificata della natura, Oppenheim si interroga su questo approccio. Contrariamente alle convenzioni accettate, propone un’interpretazione post-quantistica della gravità, che tratta lo spazio-tempo in modo classico, riservando il formalismo quantistico esclusivamente alla materia. Questa innovativa prospettiva apre la strada a una nuova frontiera della fisica teorica, sfidando le fondamenta del nostro sapere scientifico.

Questo nuovo paradigma non solo offre una nuova visione della gravità, ma solleva anche domande cruciali sulla natura della materia oscura, uno dei grandi enigmi dell’universo. La materia oscura è stata tradizionalmente considerata una componente predominante dell’universo, nonostante la mancanza di evidenze dirette della sua esistenza. Tuttavia, secondo la teoria post-quantistica della gravità di Oppenheim, le fluttuazioni stocastiche dello spazio-tempo potrebbero offrire una spiegazione alternativa per l’apparente presenza di materia oscura nelle galassie.

“La materia oscura non esiste”

Per quanto riguarda la questione della materia oscura, la teoria post-quantistica della gravità di Oppenheim offre una prospettiva radicale: la materia oscura potrebbe non esistere affatto. Questa affermazione potrebbe apparire controintuitiva, considerando che la materia oscura è stata tradizionalmente considerata un componente predominante dell’universo, sebbene non sia stata ancora direttamente osservata.

Le curve di rotazione delle Galassie

Per comprendere appieno la prospettiva della teoria post-quantistica della gravità di Oppenheim, è fondamentale esaminare le curve di rotazione delle galassie, un fenomeno cruciale nell’ambito dell’astrofisica. Secondo la teoria della gravità di Newton e la relatività generale di Einstein, ci si aspetterebbe che la velocità orbitale delle stelle all’interno di una galassia diminuisse gradualmente con l’aumentare della distanza dal centro galattico, seguendo l’andamento previsto dalle leggi del moto orbitale di Kepler. Tuttavia, le osservazioni astronomiche hanno rivelato una discrepanza significativa: le curve di rotazione delle galassie non diminuiscono come ci si aspetterebbe, ma diventano piatte ai grandi raggi, suggerendo la presenza di una quantità di materia maggiore di quella prevista sulla base della materia osservabile.

La soluzione: fluttuazioni stocastiche dello spazio-tempo

La proposta di Oppenheim suggerisce che le fluttuazioni stocastiche dello spazio-tempo, che emergono dalle fondamenta quantistiche dello spazio e del tempo, potrebbero spiegare questa discrepanza. Queste fluttuazioni potrebbero generare un effetto simile al moto browniano delle particelle, accelerando le stelle situate ai margini delle galassie. In altre parole, le stelle più remote dal centro galattico potrebbero ricevere un’energia aggiuntiva da queste fluttuazioni, mantenendo così la loro velocità orbitale costante e contribuendo alla formazione di curve di rotazione piatte.

Se le fluttuazioni stocastiche dello spazio-tempo possono spiegare le curve di rotazione delle galassie senza richiedere l’esistenza della materia oscura, ciò potrebbe indicare un nuovo modo di comprendere la distribuzione della materia nell’universo.

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