Pesce a tavola nel 55% delle case degli italiani per il menu del Venerdì Santo, secondo una tradizione del “mangiare di magro” profondamente radicata nella popolazione. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè sulla Pasqua 2024 degli italiani che evidenzia come siano in molti ad astenersi dal consumo di carne per rispettare un “precetto culturale e religioso”.
Tra quanti portano in tavola il pesce, quasi 2 su 3 sceglieranno un prodotto rigorosamente Made in Italy anche per sostenere le 12mila imprese della pesca e dell’acquacoltura nazionale – precisa Coldiretti – alle prese quest’anno con un drammatico aumento dei costi del gasolio ma anche con le scelte dell’Unione Europea che colpiscono alcuni dei segmenti trainanti del comparto, senza dimenticare l’invasione del granchio blu.
Per chi mangia magro a Pasqua a essere preferito – precisa la Coldiretti – è soprattutto il pesce azzurro, dalle alici alle sardine fino agli sgombri venduti a prezzi più contenuti secondo i criteri di sobrietà richiesti dalla ricorrenza, senza tuttavia rinunciare al gusto e alla salute per l’elevato contenuto di grassi insaturi e in particolare del tipo omega tre. La “legge” dell’astinenza non proibisce, infatti, di consumare pesce, uova e latticini, ma mette al bando cibi e bevande particolarmente ricercati o costosi.
I piatti più gettonati
Tra i piatti di pesce ogni parte d’Italia – continua la Coldiretti – esprime una tradizione locale legata a ricette tipiche semplici nel rispetto della giornata di riflessione come: la pasta con le sarde in Sicilia, le tradizionali zuppe di pesce che assumono nomi differenti a seconda delle regioni e che nel nord Adriatico si consumano assieme alla polenta, fino alle ricette tipiche regionali come le alici scottadito con o senza pan grattato, o le sarde in saor con cipolla (tipica ricetta veneta), le seppie con i piselli, fagioli e cozze (ricetta pugliese), vongole e ceci (ricetta marchigiana), la ministra di pesce con gallinelle e ghiozzi, le uova sode col tonno o gli spaghetti al ragù di mare.
Occhio all’etichetta
Per non cadere nelle trappole del mercato in una situazione in cui la grande maggioranza dei pesci in vendita provengono dall’estero, il consiglio della Coldiretti è di guardare l’etichetta sul bancone dove deve essere specificato il metodo di produzione (“pescato”, “pescato in acque dolci”, “allevato…”), il tipo di attrezzo oggetto della cattura e la zona di cattura o di produzione (Mar Adriatico, Mar Ionio, Sardegna, anche attraverso un disegno o una mappa).
Per quanto riguarda il pesce congelato c’è l’obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento è accompagnata dalla designazione “decongelato”. Per garantirsi la qualità il pesce fresco – ricorda la Coldiretti – deve avere inoltre una carne dalla consistenza soda ed elastica, le branchie di colore rosso o rosato e umide e gli occhi non secchi o opachi, mentre l’odore non deve essere forte e sgradevole. Infine, meglio non scegliere i pesci già mutilati della testa e delle pinne mentre – continua la Coldiretti – per molluschi e mitili, è essenziale che il guscio sia chiuso.