L’acqua scarseggia in alcune zone della Sardegna a causa di uno degli inverni meno piovosi degli ultimi anni, ma quella della diga del Tirso, nel Campidano, che ha raggiunto il livello massimo, finisce in mare. Il Flumendosa, invece, ha un deficit di 200 milioni di metri cubi rispetto al 2023. Una “situazione inaccettabile a cui si deve dire basta”, protestano i vertici di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu e Luca Saba, Presidente e direttore dell’associazione che si unisce alla denuncia lanciata oggi dall’ANBI regionale e alle forti preoccupazioni del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale riguardo alla gestione della risorsa idrica.
Nei territori più in sofferenza a causa della siccità sono state attivate restrizioni idriche per agricoltori e allevatori. “Le aziende agricole sarde e le filiere di eccellenza della nostra agricoltura non devono pagare il prezzo più alto di inefficienze che stanno minando l’economia e la stessa sopravvivenza di molti produttori di carciofi, pomodoro da industria, frutta, vitivinicolo, riso, mais, medicai e foraggere“, sottolinea Cualbu. “Le conseguenze economiche e sociali in questi territori sono devastanti”. “Gli agricoltori e gli allevatori vogliono sapere se vale più il bene primario come l’acqua o il costo legato all’energia elettrica, come quella che servirebbe per attivare le pompe nella diga del Tirso dove l’infrastruttura è già presente e potrebbe permettere di alleviare la sete delle nostre campagne nel Sud Sardegna”, rimarca Saba.
“Coldiretti Sardegna ha presentato ai candidati alle elezioni regionali le sue proposte per una gestione strategica dell’acqua come fonte primaria per lo sviluppo dell’agricoltura. Tutto è in mano alla neo eletta Presidente Todde. Ci aspettiamo uno scatto in avanti della Regione, come abbiamo suggerito nel segno della modernizzazione delle reti irrigue per la riduzione delle perdite, per l’interconnessione dei bacini, ma anche per il riutilizzo dei reflui trattati e incentivi per l’adozione di sistemi più moderni”, conclude Saba.