Via libera finale alla direttiva sulle case green: cosa prevede

La direttiva sulle case green stabilisce un percorso verso un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050: ecco i punti principali
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Via libera finale della Plenaria alla direttiva sulle case green, che si pone l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050 per il parco immobiliare dell’Ue. La direttiva, oggetto di un complesso negoziato tra i Paesi membri e tra le istituzioni comunitarie, è stata approvata con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti. L’accordo è stato sostenuto dalla maggioranza degli eurodeputati Popolari, Liberali, Socialisti, Verdi e Sinistra e una quota di Non Iscritti. A votare compatti contro l’accordo solo gli eurodeputati di Ecr – di cui fa parte Fratelli d’Italia del Premier Giorgia Meloni – e Identità e Democrazia – di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini. Spaccato il gruppo del Ppe, in cui tutta la delegazione italiana ha votato contro, fatta eccezione per Alessandra Mussolini e Herbert Dorfmann che hanno sostenuto l’intesa.

L’intesa politica prevede vincoli più soft rispetto alle richieste iniziali della Commissione Ue e andrà ora confermata anche dagli Stati membri a livello ministeriale, prima di essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale Ue ed entrare in vigore entro i successivi venti giorni.

La direttiva stabilisce un percorso verso un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. Una volta entrata in vigore, i Ventisette avranno due anni di tempo per adeguarsi alla direttiva presentando a Bruxelles un piano nazionale di ristrutturazione, ovvero una tabella di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi.

I principali elementi del testo

  • Edifici nuovi: Dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Per quelli di proprietà pubblica la scadenza è fissata al 2028.
  • Ristrutturazioni: Abbandonata l’idea delle classi energetiche armonizzate, almeno il 16% – rispetto al 2020 – degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per le Case si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035. Una promozione che richiede interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari. Obiettivo finale: un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050.
  • Pannelli solari: L’obbligo di installarli riguarderà i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030. Dovranno inoltre essere attuate strategie, politiche e misure nazionali per dotare di impianti solari gli edifici residenziali.
  • Caldaie a gas: I Paesi avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle caldaie a combustibili fossili, mentre dal 2025 saranno aboliti tutti i sussidi per le caldaie autonome a combustibili fossili. Previsti anche incentivi per incoraggiare il passaggio a sistemi di riscaldamento e raffreddamento alimentati da energie rinnovabili.
  • Flessibilità: Le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell’obiettivo di efficienza.
  • Esenzioni: I governi potranno esentare gli edifici storici e agricoli, le chiese e i luoghi di culto, gli immobili a uso militare e quelli utilizzati solo temporaneamente.
  • Entrata in vigore: L’accordo dovrà ora essere confermato dai governi nazionali per poi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore venti giorni più tardi.
  • Piani nazionali: I Ventisette avranno due anni di tempo per adeguarsi presentando a Bruxelles le loro tabelle di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi di efficientamento.
  • Investimenti: La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare, ovvero 152 miliardi di euro di investimenti all’anno in più rispetto alle risorse attuali. Non sono previsti finanziamenti dedicati, ma i Paesi potranno attingere ai fondi Ue per sostenere la svolta: tra questi, il Fondo sociale per il clima, il Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale.
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