Scienziati planetari si interrogano da tempo sulla potenziale abitabilità di Venere, non sulla sua calda superficie, ma nelle nubi situate a quote comprese tra 48 e 60 km, dove le temperature corrispondono a quelle sulla superficie terrestre. Tuttavia, la teoria dominante è quella per cui le nuvole venusiane non possano sostenere la vita a causa della composizione chimica delle nubi di acido solforico concentrato, un solvente altamente aggressivo. In uno studio recente, un gruppo di chimici ha analizzato 20 amminoacidi biogenici nel range di concentrazioni di acido solforico delle nuvole di Venere e le temperature: hanno scoperto che 19 dei 20 amminoacidi biogenici testati sono o non reattivi o modificati chimicamente solo nella catena laterale, dopo 4 settimane. La loro scoperta principale è che la struttura di base degli amminoacidi rimane intatta in acido solforico concentrato.
“Quello che è assolutamente sorprendente è che l’acido solforico concentrato non è un solvente universalmente ostile alla chimica organica,” ha spiegato Janusz Petkowski, ricercatore del MIT.
“Stiamo scoprendo che i mattoni fondamentali della vita sulla Terra sono stabili in acido solforico, e ciò è molto affascinante per l’idea della possibilità di vita su Venere,” ha aggiunto la prof.ssa Sara Seager del MIT. “Non significa che la vita lì sarà la stessa che qui. In realtà, sappiamo che non può esserlo. Ma questo studio avanza l’idea che le nuvole di Venere potrebbero supportare composti chimici complessi necessari per la vita“.
La ricerca di vita nelle nubi di Venere ha guadagnato slancio negli ultimi anni, in parte spinta da una controversa rilevazione di fosfina — una molecola considerata una firma della vita — nell’atmosfera del pianeta. Mentre quella rilevazione rimane oggetto di dibattito, la notizia ha ravvivato una vecchia domanda: il pianeta gemello della Terra potrebbe ospitare effettivamente la vita?
Vita nelle nubi di Venere, il nuovo studio
Nel nuovo studio, i ricercatori hanno concentrato la loro attenzione su 20 amminoacidi biogenici, cioè quegli amminoacidi che sono essenziali per tutta la vita sulla Terra. Hanno disciolto ogni tipo di amminoacido in fiale di acido solforico miscelato con acqua, a concentrazioni dell’81 e del 98%, che rappresentano il range presente nelle nubi di Venere. Hanno poi utilizzato lo spettrometro a risonanza magnetica nucleare per analizzare la struttura degli amminoacidi in acido solforico.
Dopo aver analizzato ogni fiala diverse volte per 4 settimane, hanno scoperto che la struttura molecolare di base, o “scheletro”, in 19 dei 20 amminoacidi è rimasta stabile e invariata, anche in condizioni altamente acide. “Mostrare semplicemente che questo scheletro è stabile in acido solforico non significa che ci sia vita su Venere,” ha evidenziato Maxwell Seager, ricercatore presso l’Istituto Politecnico di Worcester. “Ma se avessimo dimostrato che questo scheletro fosse compromesso, non ci sarebbe alcuna possibilità di vita come la conosciamo“.
Lo studio è stato pubblicato su Astrobiology.