Il 10 aprile 2019 veniva svelata la prima foto di un buco nero

La prima foto di un buco nero, presentata il 10 aprile 2019, rappresenta un trionfo della scienza e della collaborazione internazionale
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Il 10 aprile 2019 veniva rivelata la prima immagine di un buco nero, un evento epocale che ha aperto nuove prospettive sulla nostra comprensione dell’universo. I buchi neri sono oggetti cosmici di incredibile massa compressa in uno spazio così piccolo da generare un campo gravitazionale così intenso da impedire persino alla luce di sfuggire alla loro attrazione. Questi enigmatici enti celesti sono stati teorizzati fin dall’inizio del XX secolo, ma sono rimasti elusivi agli sguardi diretti a causa delle loro caratteristiche intrinsecamente oscure.

La prima foto di un buco nero, l’Event Horizon Telescope

La rivelazione della prima foto di un buco nero è stata possibile grazie all’Event Horizon Telescope (EHT), una rete di telescopi distribuita in tutto il mondo che ha coordinato uno sforzo colossale per osservare e catturare l’immagine di Sagittarius A*, il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea, e M87*, un altro buco nero situato nella galassia ellittica gigante Messier 87. Questa collaborazione internazionale ha coinvolto oltre 200 scienziati provenienti da istituzioni in tutto il mondo.

Un anello luminoso

L’immagine risultante mostra un anello luminoso intorno a una regione oscura centrale, confermando le previsioni della relatività generale di Einstein sulla forma che un buco nero dovrebbe avere. Questo anello di luce, noto come l’orizzonte degli eventi, rappresenta la frontiera oltre la quale nulla, nemmeno la luce, può sfuggire alla gravità inesorabile del buco nero.

Le implicazioni

La pubblicazione di questa foto non solo conferma le teorie della relatività generale di Einstein, ma offre anche una nuova finestra sull’astronomia, consentendo agli scienziati di studiare le estreme condizioni fisiche in prossimità di un buco nero. L’immagine fornisce una prova tangibile dell’esistenza dei buchi neri e apre la strada a ulteriori ricerche sull’evoluzione e la dinamica delle galassie.

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