Gli Stati Uniti sono in stato di massima allerta e si stanno preparando attivamente per un attacco “significativo” entro la prossima settimana da parte dell’Iran contro le risorse israeliane o americane nella regione, ha dichiarato alla CNN un alto funzionario dell’amministrazione Biden. Gli alti funzionari statunitensi alla CNN ritengono attualmente che un attacco da parte dell’Iran sia “inevitabile“, un’opinione condivisa dalle loro controparti israeliane. I due governi stanno lavorando alacremente per prendere posizione in vista di ciò che accadrà.
Israele e Stati Uniti sono così convinti che l’Iran si stia preparando a reagire dopo l’attacco israeliano al consolato iraniano in Siria che i funzionari statunitensi sono in massima allerta. Gli Stati Uniti hanno raccolto informazioni secondo cui l’Iran sta pianificando un attacco di ritorsione che includerebbe uno sciame di droni Shaheed e missili da crociera. I funzionari affermano che i tempi e l’obiettivo sono sconosciuti, ma una risposta proporzionale all’attacco di Damasco sarebbe quella di colpire una struttura diplomatica israeliana. È probabile, dicono, che l’attacco avvenga da qui alla fine del Ramadan della prossima settimana. Un’altra importante incognita è dove verrebbero lanciati i droni e i missili, dall’Iraq o dalla Siria.
Intanto il governo di Teheran “ha avvertito in un messaggio scritto la leadership americana di non lasciarsi trascinare nella trappola tesa dal premier israeliano Benjamin Netanyahu“, che potrebbe provocare un conflitto diretto tra Stati Uniti e Iran: lo ha scritto ieri sera su X il vice capo dell’ufficio presidenziale iraniano, Mohammad Jamshidi. Il messaggio sottolineava: “State lontani (da Israele, ndr), così non vi farete del male“, ha proseguito Jamshidi, aggiungendo: “In risposta, gli Stati Uniti hanno chiesto a Teheran di non prendere di mira le strutture americane“. La lettera è arrivata dopo che Israele ha attaccato lunedì l’annesso consolare dell’Iran a Damasco, uccidendo sette membri delle Guardie Rivoluzionarie. L’Iran ha accusato gli Stati Uniti di aver avuto un ruolo nell’attacco attraverso il loro sostegno a Israele. Accusa negata da Washington.
Israele chiude tutte le ambasciate all’estero, anche a Roma
Dove, come e quando lo deciderà la guida suprema Ali Khamenei, ma “l’Iran risponderà. Senza dubbio“. Il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, torna a farsi portavoce della minaccia di vendetta degli ayatollah contro Israele: l’attacco al consolato iraniano a Damasco che ha ucciso alti funzionari dei Pasdaran rappresenta “una svolta nella guerra in corso” e non resterà impunito. Lo Stato ebraico, in allerta da giorni per una possibile rappresaglia iraniana, ha deciso – riferisce Haaretz – di chiudere per precauzione circa 30 ambasciate nel timore di attentati, compresa la sede diplomatica di Roma, nei pressi di Villa Borghese, e di rafforzare le misure di sicurezza in tutte le istituzioni israeliane nel mondo.
A Teheran intanto in migliaia hanno partecipato ai funerali dei sette Guardiani della rivoluzione uccisi nel raid del primo aprile, mai rivendicato da Israele, che ha centrato l’edificio consolare iraniano. Al grido di ‘Morte all’America’ e ‘Morte a Israele’, le esequie si sono presto tramutate nell’ennesima dimostrazione di rabbia, in coincidenza con la Giornata internazionale per Gerusalemme, ricorrenza istituita con la rivoluzione islamica del 1979 per manifestare il sostegno alla Palestina nell’ultimo venerdì di Ramadan. La fine del mese sacro per i musulmani, che volge al termine in un clima di altissima tensione ma senza particolari incidenti anche sulla Spianata delle Moschee, è però un’ulteriore fonte di preoccupazione per Israele che, a sei mesi esatti dall’attacco di Hamas del 7 ottobre, teme un altro Shabbat nero.
La guerra nella regione “è entrata in una nuova fase“, ha avvertito ancora Nasrallah, annunciando di non voler interrompere le ostilità al confine sud del Libano contro Israele “per sostenere la resistenza a Gaza“. Finora “abbiamo impiegato solo una minima parte delle nostre forze, i nostri combattenti non lavorano a pieno ritmo: anche le armi, ne abbiamo usate pochissime“, ha ammonito con toni minacciosi che le milizie filoiraniane si sono però guardate, fino a questo momento, di tradurre in una vera e propria guerra che il Paese dei cedri, in profonda crisi economica, non potrebbe sopportare. Anche l’Iran sembra voler evitare uno scontro diretto con Israele, utilizzando piuttosto i gruppi sciiti anti-occidentali, come appunto gli Hezbollah o gli Houthi yemeniti che continuano a prendere di mira le navi mercantili nel Mar Rosso. Ma l’onta di Damasco deve essere lavata: “Non c’è modo di salvare i sionisti, non possono scegliere tra morte e vita, la loro opzione è la resa“, ha tuonato ai funerali il comandante dei Pasdaran, il maggior generale Hossein Salami. “Siamo certi che questo sentimento che viene dal cuore porterà alla distruzione del regime sionista“, gli ha fatto eco il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, nel corso delle celebrazioni a Teheran. “I crimini del regime sionista vanno avanti da 75 anni e, se Dio vuole, ci sarà una vittoria finale da parte del popolo palestinese e dei musulmani“. L’esercito israeliano ha garantito di essere “pronto a ogni scenario“, e ha elencato una serie di misure “difensive e offensive” anche per rassicurare la popolazione. Il timore è però anche quello di azioni ad ampio raggio, in particolare nei Paesi amici di Israele, dove appunto sono state chiuse le ambasciate. Sulla scia di un antisemitismo che, dall’avvio della guerra dello Stato ebraico a Gaza in risposta al massacro del 7 ottobre, ha rialzato la testa in Europa e in Occidente. L’ultimo episodio: una molotov è stata lanciata contro la porta di una sinagoga a Oldenburg, nel nord della Germania, senza causare feriti.
L’Iran: “vendetta inevitabile, decideremo noi dove e quando”
“L’attacco israeliano non rimarrà senza risposta. La vendetta dell’Iran è inevitabile e Teheran deciderà come e quando effettuare l’operazione di rappresaglia“. Lo ha dichiarato il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane Mohammad Bagheri, citato dall’Irna. “Il recente attacco israeliano alla sede del consolato iraniano nella capitale siriana, Damasco, è una sorta di follia e rappresenta il suicidio del regime sionista“, ha assicurato Bagheri, durante i funerali a Isfahan di uno dei due alti ufficiali uccisi, Mohmmad Reza Zahedi, comandante di un’unità d’élite dei Guardiani responsabile delle operazioni esterne dell’Iran.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il bilancio totale del raid è di 16 vittime. Tuttavia, il deputato del Parlamento Hossein Jalali ha dichiarato che la guerra con Israele non è nell’interesse del Paese, poiché Israele cerca di coinvolgere l’Iran in un conflitto diretto. “Tuttavia, continueremo a perseguire la nostra politica di utilizzo dei proxy iraniani nella regione per rispondere a Israele“, ha aggiunto.