Dopo le abbondanti nevicate dei giorni scorsi, l’attenzione è alta sul rischio valanghe nelle Alpi. “La situazione è in continua evoluzione, va seguita giorno per giorno perché è estremamente complessa. Al momento abbiamo un rischio valanghe Moderato-2 alle basse quote e Marcato-3 alle alte quote su tutto l’arco alpino soprattutto nelle aree montane dove si sono registrate recenti nevicate. Localmente in alte quote poi si registra ancora il rischio Forte-4. Il consiglio è quindi di valutare con attenzione le uscite escursionistiche o scialpinistiche. Il manto nevoso è in progressivo assestamento ma sono attesi importanti rialzi termici”. Lo spiega all’Adnkronos Vincenzo Romeo, capo del Centro nazionale Meteomont dei Carabinieri.
‘‘Il grado di pericolo Forte-4 significa che il manto nevoso è instabile, basta poco perché si stacchi, e può provocare valanghe spontanee di grandi dimensioni – dice – Sopra i 2mila metri abbiamo avuto negli ultimi giorni questo grado di rischio praticamente su tutto l’arco alpino. Sotto abbiamo avuto il Marcato-3 che è pericoloso per gli sciatori: significa che al passaggio si può staccare la valanga”.
”Diciamo sempre che questa è la stagione in cui il pericoloso e il sicuro sono vicini nel tempo e nello spazio – sottolinea – Ciò significa che la mattina magari è sicuro perché è ancora un po’ freddo, però nelle ore immediatamente successive diventa instabile. E poi nello spazio: un pendio è sicuro e poi può accadere che quello immediatamente successivo sia destabilizzato”. In effetti – chiarisce Romeo – “questo è sempre un momento della stagione invernale particolare”. ”Quest’anno poi la neve prevista per gennaio e febbraio è arrivata nelle ultime settimane e continua a nevicare, però siamo già ad aprile quindi ci sono temperature alte nell’atmosfera che si riflettono anche sul manto nevoso che si riscalda facilmente“, aggiunge.
Le varie dinamiche valanghive
La complessità della situazione, spiega il capo del Centro nazionale Meteomont, è data dal fatto che ‘‘attualmente sono presenti tutte le sei dinamiche valanghive previste a livello internazionale”. Si tratta di sei tipologie diverse, illustra Romeo: ”neve ventata, neve bagnata, neve fresca, valanghe da slittamento, strati fragili all’interno del manto nevoso, problema valanghivo delle cornici”. ”La neve ventata: il vento ha tirato forte e scirocco e quindi ha creato sull’arco alpino accumuli enormi di 4-5 metri di neve ventata, trasportata dal vento, che non si lega con la neve vecchia sottostante – continua – Questo è un problema che interessa soprattutto le zone sottovento dove si deposita questa neve ventata”.
”In alta quota abbiamo il problema della neve bagnata – afferma – che risente del riscaldamento generale dell’atmosfera e del sole anche sui pendii esposti all’irraggiamento solare diurno, quindi rapidamente si riscalda, tende a fondersi e si crea un momento di destabilizzazione della massa nevosa”. ”Poi abbiamo le valanghe da slittamento – spiega ancora – valanghe di fondo che arrivano fino al suolo perché il calore arriva fino al suolo e si riscalda l’interfaccia suolo-neve. Questo determina il distacco di masse nevose proprio a livello del suolo. Adesso sull’arco alpino abbiamo elevati spessori di neve dal suolo, anche 4 metri, che è il presupposto di valanghe di grandi dimensioni. Le valanghe da slittamento sono valanghe lente ma di grosse dimensioni che distruggono tutto quello che incontrano e che possono arrivare sulle zone antropizzate, quindi sulle strade, sui centri abitati. Anche perché sulle Alpi adesso c’è tanta neve ad alta quota e ci sono dei siti valanghivi che con un forte riscaldamento potrebbero arrivare fino a fondo valle”.
‘‘E ancora c’è il problema valanghivo dovuto alla neve fresca – illustra – Continua a nevicare da una settimana, ha fatto anche due metri di neve fresca, che significa quella dell’ultima settimana, e questa ovviamente non si lega con la neve vecchia sottostante. Abbiamo inoltre gli strati fragili all’interno del manto nevoso. In questo periodo abbiamo forti contrasti tra masse di area calda e fredda. E queste generano delle perturbazioni di carattere temporalesco, nubi grandinifere, i classici cumulonembi, quelli che si formano in estate. E queste determinano delle nevicate con una particolare neve detta groupel, neve come grandine: sono delle biglie che si vanno a depositare sul suolo e creano degli strati fragili su cui poi nevica. E quindi sui pendii diventa anche questo un problema”.
‘‘Infine c’è il problema valanghivo delle cornici, quella sorta di mensole che abbiamo sulle creste delle montagne, che si formano col vento forte – conclude – Adesso si sono formate di grosse dimensioni perché il vento ha tirato forte: queste se si staccano sui pendii già destabilizzati vanno a provocare le valanghe. Pertanto periodo e situazioni complesse in continua evoluzione che devono essere seguite con attenzione dai servizi valanghe per informare giornalmente gli utenti dei bollettini, servizi di Protezione Civile e frequentatori delle vette innevate. Al di fuori delle piste battute e segnalate”.