El Niño si trasformerà presto in La Niña, “siamo in territorio inesplorato”

El Niño si sta indebolendo, La Niña presto tornerà a ruggire: ecco cosa significa
MeteoWeb

È probabile che El Niño cederà presto, inaugurando un rapido passaggio al modello atmosferico e oceanico opposto, La Niña. A livello globale, tale pattern di solito porta a un calo delle temperature, ma il ritardo nel momento in cui si verificano gli effetti implica che il 2024 sarà probabilmente nella top 5 per la temperatura nella storia climatica, ha spiegato a Live Science Tom Di Liberto, scienziato climatico presso il National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA).

El Niño e La Niña, pattern opposti

El Niño e La Niña rappresentano pattern opposti negli alisei che circondano l’equatore, soffiando a Ovest dal Sud America verso l’Asia. In un anno neutrale, quando nessuno dei 2 pattern è in gioco, questi alisei spingono l’acqua calda verso Ovest, e ciò spinge l’acqua fredda dell’oceano dalle profondità per sostituirla.

Quando El Niño è in scena, gli alisei si indeboliscono, ed il Pacifico orientale, lungo la costa occidentale del Nord e del Sud America, rimane più caldo. L’effetto, secondo la NOAA, è che la corrente a getto si sposta verso Sud, determinando condizioni secche nel Canada e negli Stati Uniti settentrionali ma portando umidità nelle parti meridionali degli Stati Uniti.

Durante un anno caratterizzato da La Niña, gli alisei si rafforzano, spingendo l’acqua calda verso l’Asia e aumentando la risalita di acqua fredda al largo della costa pacifica delle Americhe. La corrente a getto si sposta verso Nord, determinando condizioni secche nel Sud/Ovest e nel Sud/Est e portando un clima più umido nel Pacifico nordoccidentale e nei Grandi Laghi.

La Niña tornerà a ruggire

Il modello El Niño è ufficialmente attivo da giugno 2023, ma il Climate Prediction Center della NOAA ora riferisce che il modello si sta indebolendo, con una probabilità dell’85% di passare a condizioni neutre prima di giugno. Si prevede quindi che La Niña torni a ruggire, con una probabilità del 60% che si verifichino condizioni di La Niña tra giugno e agosto, riportano i National Centers for Environmental Prediction.

Quando si tratta di un El Niño di questa forza, da moderata a forte, non è raro vedere questi eventi finire rapidamente e poi una trasformazione rapida in La Niña,” ha spiegato Di Liberto.

Le rilevazioni negli oceani attualmente mostrano temperature superficiali calde nel Pacifico, ha sottolineato Di Liberto, ma temperature fredde sotto la media nell’acqua sottostante. Una volta che l’acqua fredda raggiungerà la superficie, il cambiamento avverrà rapidamente, ha evidenziato l’esperto.

Da El Niño a La Niña, gli effetti

Il passaggio da El Niño a La Niña aumenta il rischio di una forte stagione di uragani in arrivo, ha affermato Alex DesRosiers, della Colorado State University. Durante El Niño, l’aumento del calore dal Pacifico orientale si riversa nell’alta atmosfera, provocando venti più forti ad alta quota. Ciò crea il wind shear verticale, una differenza nella velocità e nella direzione del vento in superficie rispetto a quello più in alto nell’atmosfera. E il wind shear verticale, ha dichiarato DesRosiers a Live Science, “può davvero attivarsi per distruggere gli uragani mentre cercano di formarsi“.

Durante La Niña, i venti nell’alta atmosfera sono calmi, riducendo il wind shear. Ciò consente la convezione dell’aria calda e umida dalla superficie dell’oceano per formare grandi tempeste. “Mentre ci spostiamo verso La Niña, l’atmosfera diventa più favorevole e permette alle tempeste di manifestarsi e intensificarsi,” ha spiegato DesRosiers.

A causa della prevista La Niña e delle attuali temperature superficiali estremamente calde dell’Oceano Atlantico, il team “Tropical Weather & Climate Research” della CSU prevede attualmente una stagione degli uragani nell’Atlantico molto attiva, con una previsione di 23 tempeste con nome (contro la media di 14,4) e 5 uragani di categoria 3 o superiore (rispetto alla media di 3,2). Quest’anno potrebbe assomigliare al 2010 e al 2020, entrambe stagioni con intense tempeste, anche se non è garantito che forti tempeste avranno un impatto sulla terraferma, ha spiegato DesRosiers.

“Siamo in territorio inesplorato”

Tutti questi modelli climatici si stanno verificando in un contesto di aumento delle temperature degli oceani e della superficie. Quindi, per esempio, mentre La Niña di solito porta temperature più fresche della media nel Nord degli Stati Uniti, questa regione potrebbe comunque sperimentare un’estate torrida a causa degli effetti di fondo del cambiamento climatico, ha sottolineato Di Liberto.

Allo stesso modo, sebbene il 2023 sia stato un anno caratterizzato da El Niño, che dovrebbe sopprimere gli uragani, ha registrato una stagione degli uragani superiore alla media, ha spiegato DesRosiers. Questa intensa stagione di tempeste potrebbe essere dovuta, in parte, al fatto che, secondo diversi enti internazionali, il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato. “Con un Atlantico così caldo – ha concluso – siamo in territorio inesplorato“.

Condividi