“Le esercitazioni militari avranno un impatto sulla quotidianità in Germania. L’esercito tedesco, in quest’epoca, deve esercitarsi, esercitarsi, esercitarsi“. Lo ha detto il capo di stato maggiore della Bundeswehr, le forze armate tedesche, generale Carsten Breuer, in una conferenza stampa in corso a Berino. “Dobbiamo esercitarci come in tempi di emergenza, come in guerra“, ha aggiunto, sottolineando che si tratta di esercitazioni nominate “Quadriga“, che si realizzeranno nel contesto della Nato.
“I cittadini tedeschi vedranno più truppe di quanto avvenga usualmente“, ha aggiunto Breuer, ricordando che la Germania ha nell’operazione Quadriga un “ruolo chiave“, nell’ambito della più grande esercitazione Nato dall’attacco della Russia all’Ucraina.
Per il comandante Nato Alexander Sollfrank: “La manovra Steadfast Defender (di cui fa parte Quadriga) mostra la determinazione della Nato. Alle esercitazioni, nel contesto dell’Alleanza, prenderanno parte 90.000 militari di 32 nazioni, anche la Svezia“. Il contributo tedesco è di 12.000 soldati e 3000 veicoli, è stato spiegato in conferenza stampa. “Le esercitazioni saranno decisive anche in futuro, come deterrenza per ogni aggressore“, ha concluso Sollfrank.
La Germania “non è in guerra, ma non è più in pace già da molto tempo” ha poi aggiunto il generale di corpo d’armata Andre’ Bodemann, alla guida del Comando territoriale delle Forze armate tedesche (Bundeswehr), nel corso di un’intervista che ha rilasciato al quotidiano “Frankfurter Allgemeine Zeitung”. Il generale è attualmente impegnato nello sviluppo del piano operativo per la difesa della Germania in caso di guerra, il primo dalla fine della Guerra fredda. Da allora, come evidenziato da Bodemann, “le condizioni sono completamente cambiate“: la Germania non è più uno Stato in prima linea e la digitalizzazione pone minacce completamente nuove sotto forma di attacchi informatici. Al riguardo, il generale ha affermato: “In passato era soltanto zero o uno, pace o guerra. Oggi, vi è una lunga serie di minacce ibride nel mezzo“. Per Bodemann, “non siamo formalmente in guerra, ma non siamo più in pace da molto tempo perché ogni giorno siamo minacciati e anche attaccati“.