Dove si traccia la linea tra vita e morte? Per secoli, è stato piuttosto chiaro. Smettevi di respirare, il tuo cuore smetteva di battere, il tuo cervello si spegneva, e si finiva in morgue. Bene, ora la scienza sta dimostrando che la linea di demarcazione per attraversare il Fiume Stige potrebbe non essere così netta.
“Siamo ora al punto in cui abbiamo sia gli strumenti sia i mezzi per rispondere scientificamente alla vecchia domanda: Cosa succede quando moriamo?” scrisse Sam Parnia, un esperto di rianimazione di successo e uno dei principali esperti mondiali sulle esperienze vicine alla morte, nel 2006. Parnia stesso stava ideando uno studio internazionale per verificare se i pazienti potessero avere consapevolezza anche dopo essere stati dichiarati clinicamente morti.
La morte non è la fine della strada
Sembra che con l’evolversi della tecnologia, la morte cerebrale potrebbe non essere la fine della strada: alcuni potrebbero essere comunque rianimati minuti o ore dopo.
Gli scienziati hanno appreso che, anche nelle sue fasi finali acute, la morte non è un punto, ma un processo. Dopo l’arresto cardiaco, il sangue e l’ossigeno smettono di circolare nel corpo, le cellule iniziano a disintegrarsi e l’attività elettrica normale nel cervello viene interrotta. Ma gli organi non falliscono in modo irreversibile immediatamente, e il cervello non cessa necessariamente di funzionare del tutto. C’è spesso ancora la possibilità di tornare alla vita.
Ci troviamo di fronte a una rivoluzione nel nostro concetto di vita e morte, dove le linee tradizionali si sfumano e le frontiere della conoscenza scientifica si espandono. Le recenti scoperte nel campo della medicina e della fisica ci costringono a riconsiderare ciò che significa essere vivi e cosa comporti la morte. L’idea che la morte sia un processo anziché un punto fisso apre nuove possibilità nel campo della rianimazione e della ricerca sulla coscienza umana. Queste scoperte sollevano domande fondamentali sull’essenza stessa della vita e sull’inevitabilità della morte, spingendoci a esplorare territori ancora inesplorati nel tentativo di comprendere appieno i misteri della nostra esistenza.