Su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society è stata pubblicata la prima mappa ad alta risoluzione di una grande esplosione avvenuta in una galassia vicina, svelando come le enormi quantità di gas e materiali possano “inquinare” lo Spazio circostante. Il gruppo di ricerca, guidato da Adam Watts dell’Università Western Australia, ha coinvolto anche gli italiani Barbara Catinella e Luca Cortese del Centro di Ricerca internazionale di Radio Astronomia Icrar in Australia.
Esplosione nella galassia NGC 4383
Le stelle nella fase finale della loro esistenza tendono a produrre esplosioni violente che disperdono gran parte dei loro materiali nello spazio circostante. Tuttavia, le caratteristiche di tali getti e le loro proprietà sono ancora poco conosciute poiché sono estremamente difficili da osservare, ha sottolineato Watts. Attraverso l’analisi dei getti di gas espulsi all’interno della galassia NGC 4383, situata nell’ammasso della Vergine, i ricercatori sono finalmente riusciti a esaminarli in dettaglio per la prima volta.
Queste analisi hanno permesso di determinare la composizione dei getti, evidenziando la presenza di elementi come ossigeno e azoto, e di studiarne i movimenti. In particolare, le osservazioni effettuate con il Very Large Telescope dell’European Southern Observatory (ESO) in Cile hanno giocato un ruolo fondamentale. È stata la prima volta in cui si è riusciti a osservare in dettaglio questo tipo di fenomeno, rivelando come gli elementi espulsi vengano spinti molto lontano dalla loro origine, “inquinando” l’intera galassia con materiali pesanti.
L’importanza di questo fenomeno risiede nella distribuzione di questi elementi, che può influenzare la formazione di nuove stelle, facilitandola o addirittura bloccandola, e nella formazione di pianeti rocciosi come la Terra. Questa scoperta apre nuove prospettive sulla comprensione dei processi che plasmano le galassie e i loro sistemi stellari.