Rischio vulcanico dei Campi Flegrei e potenziale nuovo stadio a Bagnoli

Bisogna chiarire alcuni aspetti scientifici di primaria importanza relativi al rischio vulcanico dei Campi Flegrei in relazione all'ipotesi stadio a Bagnoli
MeteoWeb

Di Benedetto De Vivo* Il 13 marzo 2024 sono intervenuto in merito al problema del bradisismo e della proposta, apparentemente provocatoria di Presidente del Napoli, A. De Laurentiis di costruire un nuovo stadio sui suoli ex industriali di Bagnoli (vedi link: https://www.meteoweb.eu/2024/03/bradisismo-messa-in-sicurezza-bagnoli-stadio-calcio/1001389055).

Ritorno sull’argomento perché ho letto una nuova intervista di De Laurentiis, nella quale viene ribadito che la scelta di Bagnoli come sito per la costruzione di nuovo stadio sarebbe da preferirsi sia rispetto alla ricostruzione del vecchio stadio Maradona a Fuorigrotta, sia alla costruzione di un nuovo stadio in un sito fuori dalla città (Afragola).

Pochi giorni prima dell’intervista di De Laurentiis è stato pubblicato un articolo su Repubblica Napoli, nel quale si sosteneva che la costruzione dello stadio a Bagnoli, non sarebbe possibile in quanto l’area del sito ex industriale potrebbe essere esposta all’invasione di un flusso piroclastico. Senza entrare nel merito sull’opportunità o meno di costruire lo stadio a Bagnoli, ritorno sull’argomento solo per chiarire in merito ad alcune inesattezze scientifiche affermate nell’articolo.

L’unica cosa certa che scrive il giornalista è che Bagnoli si trova nella Zona Rossa (per rischio vulcanico) dei Campi Flegrei. Bisogna prima di tutto precisare che il fenomeno del bradisismo, non ha mai prodotto alcuna eruzione catastrofica, né nei Campi Flegrei né altrove nel mondo. Al massimo potrebbe causare un evento come quello che si verificò nel 1538 con la formazione del conetto di Monte Nuovo. Ciò stabilito un territorio andrebbe preparato all’evento peggiore possibile, non a quello più ottimistico. Pertanto nelle Zone Rosse vulcaniche bisogna vietare in modo assoluto la costruzione di nuove abitazioni residenziali e strutture sensibili (esempio Ospedali), qualsiasi condono edilizio e promuovere la costruzione di ampie vie di fuga, con strade di almeno quattro corsie. In ogni caso in considerazione della realtà geologica napoletana, con 2 apparati vulcanici attivi, a Est (Somma-Vesuvio) e a Ovest (Campi Flegrei, Ischia), avendo una visione olistica del tutto, bisognerebbe che politici e pianificatori pensassero allo sviluppo del territorio urbano/metropolitano di Napoli esclusivamente in direzione Nord. Questo sosteneva il compianto architetto e urbanista professor Aldo Loris Rossi, con il quale condividevo le mie idee geo-vulcanologiche nell’ambito delle attività dell’Istituto di Studi Filosofici del grande avvocato Gerardo Marotta, del quale si sente fortemente la mancanza.

Ciò definito bisogna chiarire alcuni aspetti scientifici di primaria importanza, visto che il giornalista si avventura in considerazioni che denotano mancanza di opportune conoscenze scientifiche sul comportamento dei vulcani. 1. La Zona Rossa dei Campi Flegrei, oltre a Bagnoli si estende sugli interi Campi Flegrei e anche su altri quartieri di Napoli Occidentale (Fuorigrotta, Posillipo, Chiaia, Arenella, Vomero). Il quartiere di Fuorigrotta, dove è localizzato lo stadio Maradona, non è certo esposto a rischio vulcanico minore rispetto a quello al quale sarebbe esposto uno stadio a Bagnoli. Direi anzi che, essendo lo stadio Maradona ubicato molto più vicino all’area di Agnano-Pisciarelli, sarebbe l’area maggiormente esposta riguardo all’apertura di un potenziale “cratere vulcanico”.

Cerco di chiarire in modo, comprensibile anche ai non “specialisti”, alcune definizioni tecnico-scientifiche, trattate dal giornalista di Repubblica Napoli

Molto brevemente un flusso piroclastico (pyroclastic flow in Inglese, Nuèe ardente, in francese) si genera quando si verifica una violenta eruzione esplosiva (pliniana). I prodotti dell’eruzione vengono proiettatti sulla verticale del cono vulcanico fino ad altezza di 30/40 km nell’atmosfera. Tali prodotti comprendono pezzi di magma a temperature elevatissime (superiori a 1200°C) e piroclastiti (scorie, lapilli, cenere), strappate lungo il condotto vulcanico dal magma che risale violentemente dalle profondità (nel caso dei Campi Flegrei, si tratterebbe, di oltre 8 km). La colonna pliniana ascendente nell’atmosfera viene sostenuta dalla spinta eruttiva, che poi, in alta quota, in funzione della direzione dei venti prevalenti, assume la forma classica del pino vulcanico. Quando la spinta ascensionale della colonna eruttiva si arresta, allora le piroclastiti + pezzi frammentati di magma + gas, ricadono al suolo, lungo i fianchi del cono vulcanico da cui sono stati eruttati. Una volta ricaduti al suolo velocissimamente (fino a oltre 250 km/ora) scorrono lungo i fianchi del vulcano, a temperature superiori ai 1000/1200°C, raggiungendo distanze variabili in funzione dell’acclività del cono vulcanico. Questa tipologia di flussi piroclastici nel caso del Somma-Vesuvio, ha raggiunto distanze fino a 20 km dal cono (questo il caso di eruzione di 3.550 anni fa, nota come “eruzione di Avellino, del Monte Somma che raggiungeva una altezza di circa 2.000 m). I flussi piroclastici dalle eruzioni pliniane del Vesuvio (circa 1.300 m di altezza), in epoche successive, hanno raggiunto invece una distanza massima dal cono di 12 km.

Nel caso dei Campi Flegrei, non c’è uno strato-vulcano come il Somma-Vesuvio, quindi un flusso piroclastico generato da una eruzione pliniana non potrebbe avere le stesse caratteristiche dei flussi piroclastici del Somma-Vesuvio. Comunque nei Campi Flegrei potrebbe verificarsi in un tempo indeterminato e indeterminabile, ipoteticamente, in modo catastrofico un base surge. Un base surge si sviluppa circolarmente alla base di una colonna eruttiva durante eruzioni esplosive freato-magmatiche, come una massa fluidizzata, composta di gas turbolenti e frammenti litici. Il base surge è un fenomeno simile a un flusso piroclastico, ma è caratterizzato da più bassa densità, con un rapporto più alto di gas rispetto ai frammenti litici. Si propaga a velocità elevatissima (sempre superiore a 250 km/ora). Esempi storici sono quelli in Martinica dove nel 1902 fu rasa al suolo la Città Saint Pierre e più recentemente, nel 1980, del vulcano St Helens (Stato di Washington, USA).

Scrivere quindi che un potenziale stadio costruito a Bagnoli potrebbe essere invaso da un flusso piroclastico (quale che esso sia), escludendo da tale rischio lo stadio Maradona, a Fuorigrotta, molto più vicino a un potenziale nuovo cratere che potrebbe formarsi ad Agnano-Pisciarelli-Solfatara, è solo una fuorviante informazione. Se il rischio paventato di un flusso piroclastico fosse la ragione per scartare lo stadio a Bagnoli, allora lo stadio Maradona, dovrebbe essere abbattuto non ristrutturato…. Ribadendo ancora che nelle Zone Rosse dei vulcani attivi, non si devono costruire assolutamente abitazioni ad uso residenziale, o comunque sensibili (come gli Ospedali), ma che sarebbe possibile costruire manufatti sia per attività sportive, che commerciali.

Senza entrare assolutamente nel merito politico e urbanistico sull’opportunità o meno di costruire uno stadio a Bagnoli o altrove, penso che il compito di chi fa comunicazione dovrebbe essere quello di fornire informazioni scientificamente corrette. In questo contesto, considerata la giusta attenzione per Zona Rossa di rischio Campi Flegrei, è strano che la comunicazione ignori il ben più grave evento della costruzione del più grande ospedale dell’Italia meridionale, noto come Ospedale del Mare, in piena Zona Rossa del Vesuvio (Vedi: De Vivo B., Laor E. e Rolandi G., 2022. Where there’s No Science. Probabilistic hazard assessment in volcanological and nuclear waste settings: Facts, needs and challenges in Italy. In: Earthquakes and Sustainable Infrastructure: Neodeterministic (NDHSA) approach guarantees prevention rather than cure”. Panza G. Kossobokov V.G., Laor E. & De Vivo B., Eds; Elsevier. Doi: 10.1016/B978-0-12-823503-4.00001-4; ISBN: 978-0-12-823504-4; 297-324 p).

Personalmente, ritengo, alla luce del rischio vulcanico dei Campi Flegrei, che la cosa più saggia sarebbe quella di destinare tutta l’area ex-industriale di Bagnoli a Parco pubblico verde, cercando di tenere a freno i vari appetiti speculativi sia a livello nazionale che locale. Tutto quanto succede a Bagnoli e dintorni (con connessa grande disinformazione), è davvero avvilente. Qualcuno sta forse pensando a una sceneggiatura per una nuova edizione del bellissimo film di Francesco Rosi (1963) “La mani sulla città”?

*Benedetto De Vivo: Adjunct Prof: Virginia Tech, Blacksburg 24061, VA, USA; Nanjing University, Nanjing, Cina; Hubei Polytechnic University, Huangshi, Cina. Già Prof. Ordinario di Geochimica Ambientale presso Univ. di Napoli Federico II. 2019 Gold Medal Award dell’Association of Applied Geochemists. In Lista di University Manchester, UK, tra i Top Italian Scientists (nella Disciplina Natural & Environmental Sciences). Prof. Straordinario presso l’Università Telematica Pegaso, Napoli

Condividi