Qualche notizia positiva arriva dalla Spagna, alle prese con una lunga siccità. Nell’ultima settimana, infatti, il livello di acqua immagazzinata nei bacini del Paese è aumentato del 5,3%, portandosi ai massimi da tre anni a questa parte (35.375 hm cubici, pari al 63,1% della capacità totale). A riferirlo è una nota del Ministero della Transizione Ecologica.
Questo improvviso innalzamento delle riserve idriche è dovuto alle precipitazioni che “hanno interessato tutta la Penisola” negli ultimi giorni, provocate principalmente da una forte perturbazione battezzata ‘Nelson‘. Tra le zone più beneficiate dalle piogge, c’è ad esempio il bacino idrico del fiume Guadalquivir (sud-ovest), colpito da anni dalla mancanza di piogge sufficienti: in una settimana, il livello delle riserve in questa area è passata dal 30,2% al 42,9%. Un aumento che garantisce un po’ di sollievo anche al parco nazionale del Doñana, spazio ecologico unico nel suo genere in grave sofferenza da tempo.
Criticità per la siccità in altre zone del Paese
D’altro canto, la situazione resta complicata in altri punti della Spagna fortemente colpiti dalla siccità: in Catalogna, dove sono in vigore restrizioni dei consumi, le riserve attuali non superano il 16,4%, mentre più a sud, lungo le coste mediterranee di Murcia e dell’Andalusia, i livelli di acqua immagazzinata rimangono tra il 20% e il 30% circa.
In termini globali, l’attuale 63,1% di riserve idriche sulla capacità totale sfiora il dato medio degli ultimi dieci anni (63,3%).
Un quinto della Spagna rischia di diventare un deserto: il rapporto
Proprio mentre arrivano notizie positive riguardo la siccità, un nuovo rapporto lancia l’allarme sul rischio desertificazione nel Paese. Secondo il Programma nazionale di azione per combattere la desertificazione (Pand), un quinto della Spagna rischia di trasformarsi in deserto a causa del riscaldamento globale e dell’agricoltura intensiva. “Il 18% del territorio del Paese ha un rischio alto o molto alto. La Spagna – scrive il Pand – è il Paese più colpito dalla desertificazione nell’Unione europea”.
Per la Convenzione dell’Onu contro questo fenomeno, il 75% del territorio spagnolo sta subendo condizioni climatiche che potrebbero portare alla desertificazione. Le regioni più colpite sono quelle del Sud-Est e dell’Ovest del Paese, soprattutto la fascia mediterranea che da Malaga in Andalusia passa per la regione agricola di Almeria, la Murcia, poi sale verso Valencia e arriva a Barcellona. Ma sono minacciate anche le zone a est e ovest di Madrid, nel centro del Paese.
Secondo il Consiglio nazionale spagnolo delle ricerche (Csic), il degrado del suolo è triplicato negli ultimi 10 anni. Questo rappresenta un’emergenza per un paese con una forte agricoltura, con esportazioni per 60 miliardi di euro all’anno. La Spagna rifornisce di frutta tutta l’Europa, ed è il principale esportatore di cereali nell’Unione europea. Ma l’agricoltura, oltre che vittima, è anche parte del problema. La Strategia nazionale per la lotta alla desertificazione (Enld), lanciata dal governo nel 2022, indica tra le cause di questa le coltivazioni e l’allevamento intensivi, il sovrasfruttamento delle risorse idriche, lo spopolamento delle aree rurali, l’abbandono delle foreste, il cambiamento climatico e gli incendi.
La Strategia nazionale per la lotta alla desertificazione prevede una rete di aree per la sperimentazione del recupero del suolo e per promuovere la conservazione dell’acqua e dei terreni, la gestione del territorio e le migliori pratiche forestali.