Una tripletta di aurore ‘globali’, visibili in tutto il pianeta, ha acceso l’atmosfera di Marte durante il febbraio scorso. Il fenomeno, tre aurore così ravvicinate in un solo mese, non era mai stato osservato prima ed è stato ripreso dalla sonda Maven della NASA, entrata in orbita attorno al Pianeta Rosso a settembre 2014 proprio per raccogliere dati sulla sua atmosfera e studiarne l’evoluzione. “Negli ultimi 10 anni, Marte ha vissuto il suo massimo livello di attività aurorale”, afferma Nick Schneider dell’Università americana del Colorado. “Solo a febbraio si sono verificati tre episodi, una cosa che non abbiamo mai visto prima“.
Le aurore su Marte
La Terra non è l’unico pianeta ad avere il privilegio di ammirare le cosiddette ‘aurore’: anche su Marte è possibile, ma poiché manca di un campo magnetico simile a quello terrestre che lo protegge dalle tempeste solari, le particelle altamente energetiche provenienti dalla nostra stella penetrano facilmente ovunque nell’atmosfera, producendo aurore globali. L’origine delle aurore marziane è la stessa di quelle terrestri: un’espulsione di materiale sotto forma di plasma da parte del Sole, la cosiddetta ‘espulsione di massa coronale’, che è spesso associata a brillamenti o a qualche altra forma di intensa attività solare.
“Attualmente, Marte è colpito ogni mese da una o due espulsioni di massa coronale. Tuttavia – aggiunge Rebecca Jolitz dell’Università della California a Berkeley – un’ECM può essere efficace anche se non colpisce direttamente il pianeta”.
Il Sole sta raggiungendo il picco massimo nel suo ciclo di attività, perciò i ricercatori si aspettano, nei mesi a venire, molte altre eruzioni solari e, di conseguenza, molte altre aurore marziane. Questo darà a Maven molte occasioni per studiare come le tempeste solari influenzano l’atmosfera di Marte, in particolare per accertare la presenza di acqua nel suo passato, ritenuta molto probabile.