Biodiversità, nelle foreste certificate FSC la fauna selvatica prospera: lo studio

Studio dimostra che le foreste certificate in Gabon e nella Repubblica del Congo ospitano una maggiore abbondanza di grandi mammiferi e specie in grave pericolo di estinzione rispetto alle aree non certificate
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“Sii parte del Piano” è il tema della Giornata internazionale per la diversità biologica 2024, che si tiene in tutto il mondo il 22 maggio: un invito all’azione rivolto a tutti per arrestare e invertire la perdita di biodiversità del Pianeta. In questo contesto, gestire le foreste in modo responsabile si sta rivelando una visione (e un’azione) fondamentale.  I biologi ritengono che ospitino oltre l’80% delle specie terrestri e la certificazione FSC da sempre la favorisce, proteggendo le specie rare e minacciate e i loro habitat. Lo dimostra ora, dati alla mano, una recente ricerca dell’Università di Utrecht (Paesi Bassi) che ha preso in esame le foreste certificate FSC del bacino del fiume Congo, nell’Africa Centrale, con l’obiettivo di valutare, attraverso una serie di parametri, la biodiversità presente.

Attraverso censimenti meticolosi e l’uso di alcune fototrappole, Joeri Zwerts, ecologo e direttore della ricerca, e il suo team hanno dimostrato infatti che le concessioni certificate FSC nel bacino del Congo ospitano una popolazione più ampia di grandi mammiferi: 2,7 volte di più per i mammiferi di peso superiore a 100 chilogrammi, come gorilla ed elefanti delle foreste, e 2,5 volte di più per i mammiferi di peso compreso tra 30 e 100 chili, come leopardi e scimpanzé, rispetto alle aree non certificate.

Non solo: i tassi di avvistamento di grandi mammiferi – tra le prime specie a scomparire a causa del bracconaggio e della caccia – nelle foreste certificate FSC risultano paragonabili a quelli di aree protette monitorate nella stessa regione.

Pubblicato sulla rivista scientifica Nature, lo studio ha impiegato 474 fototrappole in 14 concessioni: 7 certificate FSC e 7 non certificate FSC. Durante il lavoro sul campo (da due a tre mesi per concessione), queste trappole hanno scattato 1,3 milioni di immagini, catturando circa 55 specie di mammiferi tra cui leopardi e gorilla, oltre a varie specie in via di estinzione.

La ricerca sottolinea anche il ruolo determinante della caccia nella perdita di biodiversità, ed evidenzia la scarsità di segni riconducibili a queste pratiche e, per contrario, l’aumento delle tracce di fauna selvatica nelle concessioni certificate. Le misure proattive degli enti forestali certificati, come il blocco delle vecchie strade forestali, la creazione di posti di blocco e il sostegno a fonti di cibo alternative per le popolazioni locali hanno frenato in modo significativo la caccia illegale. Consumando meno carne selvatica, le comunità che vivono nei pressi delle concessioni certificate comprese nello studio hanno contribuito anche a ridurre il rischio di diffusione di malattie di origine animale.

Secondo Joeri Zwerts, questo studio – il primo a confrontare così tante aree forestali contemporaneamente – “è stato un progetto ampio e ambizioso che è durato cinque anni e ha coinvolto centinaia di dipendenti locali. Abbiamo dovuto convincere sia le aziende certificate FSC che quelle non certificate a partecipare allo studio. È stato un lavoro duro in condizioni difficili, ma la conoscenza che abbiamo acquisito darà un contributo importante alla protezione degli animali nelle foreste tropicali”.

Lo studio dell’Università di Utrecht – commenta il direttore di FSC Italia, Giuseppe Bonannorafforza i principi fondamentali di FSC e il nostro impegno per una gestione responsabile delle foreste. Questa ricerca riafferma la funzione vitale del nostro lavoro nel promuovere la salute degli ecosistemi forestali e proteggere le specie a rischio di estinzione, avvantaggiando sia le comunità locali che l’ambiente”.

Per il dott. Peter Alele, Direttore Regionale di FSC Africa, “lo studio nel bacino del Congo, un polmone verde vitale del nostro Pianeta, punta i riflettori sul ruolo fondamentale della certificazione nella gestione responsabile e sostenibile delle risorse naturali. I suoi risultati forniscono prove convincenti del fatto che questo tipo di soluzione consente ai governi e ai gestori forestali di raggiungere obiettivi nazionali e internazionali in materia di contrasto alla deforestazione e conservazione della biodiversità, garantendo al tempo stesso migliori mezzi di sussistenza per le comunità locali. Questo approccio vantaggioso per tutti offre un percorso chiaro verso un futuro sostenibile per il bacino del Congo e oltre”.

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