Lo sciame sismico che da ieri è in corso ai Campi Flegrei “ha rallentato il suo ritmo, ma non è ancora finito“: è quanto ha dichiarato all’ANSA il vulcanologo Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Non è possibile sapere se e per quanto tempo lo sciame proseguirà né se a questo sciame sismico potranno seguirne altri, ma “data la deformazione del suolo che sta interessando l’area è evidente che ci aspettiamo anche altri eventi“, ha spiegato Di Vito.
Il monitoraggio è strettissimo: “Facciamo misure di tutti i parametri possibili e siamo implementando la rete di monitoraggio in aree finora meno trascurate“. “Le analisi dei gas stanno evidenziando un aumento delle temperature e della pressurizzazione del sistema idrotermale superiore, con valori del gas emesso pari a 4.500 tonnellate di CO₂ al giorno emessa dal sistema delle solfatare in località Pisciarelli“. Misure analoghe sono state estese nel golfo.
L’intervista al vulcanologo Di Vito
Le scosse si stanno diradando e diventano sempre più deboli: si va esaurendo lo sciame sismico che ha colpito i Campi Flegrei e che dal pomeriggio del 20 maggio ha fatto registrare oltre 150 scosse. “Ha rallentato il suo ritmo, ma non è ancora finito“, ha detto all’ANSA il vulcanologo Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
“In questo periodo – ha aggiunto – stiamo osservando eventi frequenti e di maggiore rispetto a quelli registrati lo scorso anno“. Il terremoto di magnitudo 4,4 registrato alle 20:10 del 20 maggio, per esempio, è stato il più forte degli ultimi 40 anni e ha superato quello di magnitudo 4,2 del 27 settembre 2023.
“Negli ultimi 40 giorni – ha osservato Di Vito – la deformazione del suolo è stata tale da fare immaginare che la sismicità sarebbe continuata con eventi di magnitudo simili, ma anche superiori“. Si tratta di probabilità, perchè è impossibile fare previsioni sui terremoti e sulla possibile evoluzione della situazione. Non ci sono infatti segnali che permettano di capire se e per quanto tempo lo sciame proseguirà, né se a questo sciame sismico potranno seguirne altri, ma “data la deformazione del suolo che sta interessando l’area, è evidente che ci aspettiamo anche altri eventi“, ha detto il vulcanologo.
La situazione del suolo dei Campi Flegrei
Il suolo dei Campi Flegrei, intanto, continua a deformarsi “al ritmo di 20 millimetri al mese” e “i livelli massimi sono localizzati nell’area centrale di Pozzuoli, in corrispondenza del Rione Terra“. Nel frattempo si lavora per raccogliere nuovi elementi: “facciamo misure di tutti i parametri possibili e stiamo implementando la rete di monitoraggio in aree finora meno monitorate“. Si controllano anche tutti i fenomeni legati alla condizione del magma: “le analisi dei gas – ha detto ancora – stanno evidenziando un aumento delle temperature e della pressurizzazione del sistema idrotermale superiore, con valori del gas emesso, pari a 4.500 tonnellate di CO2 al giorno nel sistema delle solfatare in località Pisciarelli“.
Misure analoghe sono in corso in mare, nel golfo. Rispetto a questa crisi di bradisismo, quella del periodo 1982-84 “era stata più rapida, con una deformazione del suolo fino a 9 centimetri al mese e una sismicità più frequente“, ma per il direttore dell’Osservatorio Vesuviano “non è semplicissimo confrontare i due eventi: i sistemi di rilevamento non sono gli stessi. Quelli attuali, per esempio, permettono di rilevare anche terremoti di intensità molto bassa“.