Una recente scoperta negli Stati Uniti ha sollevato notevoli preoccupazioni nel campo della sanità animale. L’Animal & Plant Health Inspection Service (Aphis) del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) ha confermato il rilevamento del virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) H5N1 negli alpaca. Questi animali sono stati trovati in locali precedentemente occupati da pollame infettato, dove è stato eliminato questo mese. La presenza del virus è stata confermata dai Laboratori dei Servizi veterinari nazionali (Nvsl).
“Sebbene questa conferma non sia inaspettata a causa del precedente rilevamento di Hpai H5N1 nei locali” in questione, “dell’elevata quantità di virus nell’ambiente e della mescolanza di più specie di bestiame nell’azienda agricola” oggetto della scoperta, precisa l’Aphis, questo “è il primo rilevamento di Hpai negli alpaca“.
Analizzando la sequenza genetica del virus trovato negli alpaca, i Nvsl hanno confermato che è “la stessa” del virus attualmente circolante nei bovini da latte di diversi stati Usa (genotipo B3.13), e “coerente” con quella del patogeno che aveva colpito il pollame allevato nei locali poi abitati anche dagli alpaca.
Segnalazione tardiva e preoccupazioni di Eric Topol
Il recente rilevamento del virus dell’influenza aviaria H5N1 negli alpaca negli Stati Uniti ha suscitato critiche e preoccupazioni da parte di esperti del settore, tra cui Eric Topol, vice presidente esecutivo Scripps Research. Topol ha evidenziato il ritardo nella segnalazione del rilevamento da parte delle autorità dell’Usda, sottolineando che questo non è un buon segno, soprattutto considerando la potenziale diffusione del virus tra diverse specie animali.
“Non è buona” la notizia dell’influenza aviaria H5N1 che circola nelle mucche da latte negli Usa e ora si manifesta anche negli alpaca. “A ciò si aggiunge il ritardo” da parte “dell’Usda“, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, “nel non segnalarlo fino ad oggi“.
Valutazioni di Matteo Bassetti
Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, ha espresso preoccupazione per la scoperta del virus H5N1 negli alpaca. Bassetti ha sottolineato la natura camaleontica e mutabile del virus, evidenziando il rischio potenziale che questo possa rappresentare per la salute umana. Ha anche osservato che la vicinanza del virus agli esseri umani, specialmente considerando la presenza nei bovini da latte, è motivo di grande allarme e richiede una sorveglianza e una vigilanza costante.
“Mi fa sicuramente più paura la sua presenza nei bovini da latte che non negli alpaca – precisa – nel senso che è molto più vicino all’uomo il bovino da latte che non l’alpaca. Ma certamente – ribadisce l’infettivologo – sono tutti segnali molto importanti di questa continua mutabilità, camaleonticità e capacità” del virus Hpai H5N1 “di passare da una specie all’altra“.
Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento, ha fornito una valutazione più temperata della situazione, suggerendo che il ritrovamento del virus negli alpaca negli Stati Uniti non rappresenti un motivo di ulteriore allarme. Lopalco ha sottolineato l’importanza della sorveglianza stretta e della tempestiva identificazione dei primi segnali di arrivo del virus, sottolineando l’esigenza che anche l’Europa segua l’esempio degli Stati Uniti in questo senso.