Nel dicembre del 2022, un gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv ha individuato un’epidemia devastante che ha colpito i ricci di mare nel Golfo di Eilat. Quella che inizialmente sembrava una crisi localizzata, confinata alle acque tranquille e color smeraldo del Mar Rosso, si è rapidamente trasformata in una minaccia globale, estendendosi fino alle acque dell’Oceano Indiano.
L’epidemia dei Ricci di Mare
Questo evento ha immediatamente attirato l’attenzione degli scienziati marini di tutto il mondo, poiché i ricci di mare, in particolare quelli della specie Diadema setosum, rivestono un ruolo ecologico fondamentale. La ricerca, guidata da Omri Bronstein della Scuola di Zoologia e dal Museo Steinhardt di Storia Naturale (SMNH), ha coinvolto un team internazionale e ha recentemente pubblicato risultati allarmanti sulla prestigiosa rivista Current Biology. Questa pubblicazione ha segnato un punto di svolta, evidenziando non solo l’entità del problema ma anche l’urgenza di trovare soluzioni efficaci per contenerne la diffusione.
La portata della tragedia
L’epidemia ha avuto un impatto devastante, decimando le popolazioni di ricci di mare della specie Diadema setosum che, fino a poco tempo fa, prosperavano nelle acque del Mar Rosso. Questi ricci sono considerati i “giardinieri delle barriere coralline” per il loro ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio ecologico. Si nutrono infatti di alghe che competono con i coralli per la luce solare, prevenendo così il sovrappopolamento delle alghe e favorendo la crescita sana dei coralli.
La loro scomparsa potrebbe innescare una serie di effetti a catena, alterando profondamente le dinamiche ecologiche delle barriere coralline. Le barriere coralline, note per la loro straordinaria biodiversità, sono già sotto pressione a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e della pesca eccessiva. La perdita dei ricci di mare potrebbe ulteriormente destabilizzare questi fragili ecosistemi, con conseguenze imprevedibili e potenzialmente catastrofiche per la biodiversità marina globale.
L’agente patogeno
Utilizzando strumenti avanzati di genetica molecolare, i ricercatori dell’Università di Tel Aviv sono riusciti a identificare l’agente patogeno responsabile della devastante epidemia. Si tratta di un parassita scuticociliato, un organismo unicellulare molto simile a Philaster apodigitiformis.
Questo parassita era già noto agli scienziati per aver causato una mortalità di massa tra i ricci di mare Diadema antillarum nei Caraibi. Quell’epidemia, avvenuta negli anni ’80, ha portato a un collasso ecologico che ha avuto ripercussioni profonde e durature, alterando l’ecosistema corallino dei Caraibi per decenni. La capacità di questo parassita di diffondersi rapidamente e di colpire duramente le popolazioni di ricci di mare solleva gravi preoccupazioni. La sua presenza nel Mar Rosso e nell’Oceano Indiano suggerisce che potrebbe trattarsi di una minaccia globale, capace di destabilizzare interi ecosistemi marini.
Una diffusione rapida e devastante
La rapidità con cui l’epidemia si è diffusa è stata sorprendente e allarmante. I ricci di mare infetti mostravano segni di malattia in pochi giorni, e nel giro di 48 ore, morivano, lasciando dietro di sé solo i loro scheletri. Questi scheletri venivano rapidamente divorati dai predatori marini, eliminando quasi ogni traccia della loro esistenza.
Le barriere coralline di Eilat, un tempo ricche di popolazioni abbondanti di ricci, sono ora quasi completamente prive di questi organismi cruciali. Bronstein e il suo team hanno osservato che l’epidemia non solo si è diffusa lungo le rotte di trasporto marittimo, ma ha anche colpito aree remote, dimostrando una capacità di diffusione estremamente elevata. La scoperta di focolai vicino al molo di Nueiba nel Sinai, dove attracca il traghetto dalla città giordana di Aqaba, ha evidenziato come il traffico marittimo possa fungere da vettore per la propagazione del patogeno. La scena subacquea descritta da Bronstein è quasi apocalittica: migliaia di scheletri di ricci di mare che rotolano sul fondo del mare, sgretolandosi e svanendo in breve tempo, lasciando un vuoto ecologico difficile da colmare.
Prospettive future e sfide scientifiche
Al momento, non esiste una cura o un vaccino per combattere l’epidemia che sta decimando i ricci di mare. Questa mancanza di soluzioni immediate rende la situazione ancora più critica. Bronstein sottolinea l’urgenza di stabilire popolazioni di ricci di mare in ambienti controllati e separati dal mare, in modo da poterli reintrodurre in futuro.
Questo approccio, sebbene promettente, richiede tempo, risorse e un coordinamento internazionale. Inoltre, è fondamentale comprendere le cause scatenanti dell’epidemia. È possibile che il patogeno sia stato introdotto nelle acque del Mar Rosso tramite imbarcazioni, oppure che fosse già presente nell’ecosistema e si sia attivato a causa di cambiamenti ambientali, come l’aumento delle temperature o l’inquinamento. Rispondere a queste domande richiede ulteriori ricerche e una collaborazione globale tra scienziati, politici e comunità locali. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile trovare soluzioni efficaci per proteggere i ricci di mare e preservare la salute delle barriere coralline.