Durante la pandemia di Covid, a Marina di Ravenna era nato una sorta di laboratorio di falsi Green Pass, originati da vaccinazioni fasulle. Dall’inchiesta sull’attività di un medico di base locale, è nato un maxi processo sui falsi Green Pass. L’esito dell’udienza preliminare è di 24 condanne dagli 8 ai 12 mesi (tra cui quella di un consigliere comunale di Ravenna), 98 persone rinviate a giudizio, 17 prosciolte e altre che hanno patteggiato pene più lievi.
Le indagini erano scattate da una finta vaccinazione su una minore accompagnata dal padre appositamente a Marina di Ravenna da Belluno: era stata la madre dell’adolescente a presentare il primo esposto. Secondo quanto emerso e ampiamente confermato dal medico, le iniezioni del vaccino anti-Covid a molti degli indagati non erano state fatte oppure erano state somministrate in maniera estremamente diluita. La rete di falsi Green Pass toccava diverse città del Nord Italia. Il 67enne, medico di base e ginecologo, nato a Bologna ma da tempo residente nel Ravennate, in passato aveva già patteggiato due anni per falso e peculato.
Le precisazioni dell’avv. Riccardo Luzi
In merito alla vicenda, l’avvocato Riccardo Luzi precisa: “premesso che le motivazioni come detto si sapranno tra 90 giorni, termine che si è preso il Gup per il deposito, l’indagine ha riguardato circa 200 persone. Costoro si erano rivolte ad un medico di base di Ravenna che secondo la teoria accusatoria aveva eseguito false vaccinazioni Covid. Alcuni erano pazienti del medico, altri no. Il medico venne arrestato e patì un periodo di custodia cautelare in carcere ed un altro agli arresti domiciliari. Un’indagine seguita come al solito dalla Digos della Questura di Ravenna”.
“A tutti gli indagati veniva contestato il reato di cui all’art.479 comma 1 c.p. In breve, secondo l’accusa, tutte le vaccinazioni dei non pazienti e dei fuori regione o provincia erano da intendersi false. Il medico in cattività rese tre interrogatori molto contradditori e patì molto l’arresto e la gogna mediatica. Furono sequestrati i Green Pass di tutti gli indagati. Il Pm in indagine fece eseguire una consulenza ad un tecnico dell’ausl (quindi non proprio neutrale) per stabilire se i presunti anticorpi degli indagati fossero o meno attribuibili alla cosiddetta vaccinazione. Metodo discutibile su cui il Prof. Mantovani potrebbe meglio dilungarsi. Le persone interessate all’indagine erano molto eterogenee e di quasi tutte le classi sociali. In particolare i media locali si sono soffermati su un consigliere comunale di FDI. Purtroppo i temi di fondo dell’indagine e temo della sentenza sono quelli più banali. Assenza di cure senza il salvifico vaccino sicuro ed efficace, nessun dubbio sulla legittimità del gp, anticorpi da guarigione Covid 6 mesi come da tristemente note circolari Speranza”.
“Seguo processi analoghi a Rimini e Ferrara e la retorica è la medesima dove spicca un dispiegamento di forze modello indagini antimafia ed antiterrorismo ove si leggono negli atti descrizioni delle persone (tutti rispettabili cittadini al 99% incensurati) con i soliti termini no vax negazionisti e complottisti che lasceremo commentare ai posteri ma che non solo fanno male allo spirito ma soprattutto alla ragione. Ecco in sintesi. Dimenticavo: molti hanno deciso di patteggiare la pena a mesi 5 e giorni 15 di detenzione convertita in multa pari ad euro 1650 con indice di conversione pari a euro 10 al giorno”.