Carni, “le proteine animali trasformate essenziali per un futuro sostenibile”

Per Assograssi, l’apporto delle Pat alla green economy è essenziale. Il settore, nel 2023, ha prodotto un fatturato di 1 miliardo. L’Associazione chiede alle istituzioni, italiane ed europee, di ampliare l’impiego delle proteine animali trasformate, eliminando molti dei vincoli che ne limitano l’utilizzo nel settore
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Il futuro dell’economia circolare in Italia passa per le Pat, le Proteine animali trasformate, e per l’impegno delle aziende del rendering, da tempo all’avanguardia in tema di sicurezza alimentare e rispetto per l’ambiente. Lo ha ribadito Assograssi, l’Associazione Nazionale dei produttori di Grassi e proteine animali, in occasione del convegno “PAT: un futuro sostenibile”, organizzato a Roma.

Assograssi è socio aggregato di ASSITOL, l’Associazione italiana dell’industria olearia aderente a Confindustria, e rappresenta circa l’80% del settore del rendering in Italia.  Durante l’incontro, che ha messo a confronto rappresentanti delle istituzioni, associazioni e docenti universitari, l’Associazione ha tracciato il quadro del comparto, la cui attività consiste nella raccolta e nella trasformazione dei sottoprodotti di origine animale, trattati in impianti autorizzati sulla base delle norme UE. Gli operatori del settore selezionano e processano la materia prima, valorizzandola nei propri impianti e mettendo sul mercato nuove materie prime per mangimi per animali domestici e da allevamento, detergenti, fertilizzanti e combustibili.

Secondo le ultime rilevazioni, le aziende trasformano in media 1.400.000 tonnellate di sottoprodotti di origine animale, immettendo sul mercato 650mila tonnellate di prodotti derivati. Buone notizie anche sul fronte del fatturato, pari a circa 1 miliardo di euro.

“Il lavoro delle aziende  è quello di dare una seconda vita ai residui della lavorazione delle carni – ha sottolineato Paolo Valugani, presidente di Assograssi – all’insegna del ‘no waste’ e dell’innovazione, con il chiaro obiettivo di rendere sempre più efficienti e sostenibili i processi di produzione. I numeri ci raccontano un comparto in salute, che potrebbe espandersi ulteriormente, se soltanto si creassero le condizioni giuste per la crescita”. Le imprese rispettano una normativa stringente, molto più severa se comparata a quella di altri Paesi, nella stessa UE e fuori dai confini comunitari. Tuttavia gli alti standard di sicurezza raggiunti negli ultimi decenni, in risposta alla crisi della Bse, e le tecnologie impiegate nei processi produttivi consentirebbero di aumentare produzione e redditività, se soltanto le regole fossero  più agevoli per le imprese. Con un sistema di norme più razionale, secondo le stime di Assograssi, solo il settore della mangimistica, da sempre dipendente dall’estero, potrebbe contare su 320mila tonnellate di proteine animali in più.

A confermare i costi dell’attuale regolamentazione è intervenuto anche Lucas Cypriano, direttore tecnico del WRO, l’organizzazione mondiale del rendering. “Le regole di produzione europee che riguardano le Pat sono in linea con quelle dettate dal WOAH, l’Organizzazione mondiale della sanità animale, e garantiscono massima sicurezza. Anzi, sono addirittura più stringenti. Tuttavia, nonostante la severità delle norme, permane il divieto di impiego delle Proteine animali trasformate nella mangimistica”.

Oltre al reimpiego di sottoprodotti e all’efficienza dei processi, la sostenibilità del comparto si basa anche su altri indicatori, come l’emissione di gas climalteranti, molto ridotta se paragonata a prodotti analoghi, anche plant based. Ad esempio per un 1 kg di farine a carni miste, utilizzate in mangimistica, la quantità equivalente di CO2 prodotta è di 2,14 a fronte della stessa quantità di altre proteine, che ne generano anche più del triplo.

Lavoriamo per un settore sempre più sostenibile – ha osservato Luca Papa, vicepresidente di Assograssi -. Come dimostrano i dati del settore, il rendering è centrale nella filiera delle carni perché offre un contributo fondamentale alla circolarità dei processi e alla lotta al cambiamento climatico. E’ quindi giunto il momento di vedere riconosciuto questo ruolo nel dibattito politico”Dario Dinosio, vicepresidente vicario, ha rilanciato: “a renderci forti è anche la nostra capacità di dialogare con i protagonisti dell’agroalimentare, di cui ci sentiamo parte integrante, creando occasioni di collaborazione e scambio come quella di oggi. Intendiamo proseguire su questa linea, promuovendo il confronto con tutti i nostri interlocutori”.

Accanto alla sostenibilità, l’altro grande tema è quello della sicurezza degli approvvigionamenti, più che mai attuale dopo i problemi vissuti durante il Covid e con la guerra in Ucraina. Anche per questo motivo l’Associazione chiede alle istituzioni, nazionali ed europee, di ampliare l’impiego dei grassi e delle proteine animali nel settore della mangimistica da reddito e da petfood. Appare ormai prioritaria la rimozione del “feed ban”, il complesso di restrizioni che consentono l’impiego delle proteine animali trasformate soltanto in alcuni segmenti della nutrizione animale, ponendo quindi pesanti vincoli al lavoro delle aziende.

Le regole sono necessarie – ha stigmatizzato il Presidente Valugani – ma, a maggior ragione, se tutelano la nostra salute, devono rappresentare un vantaggio competitivo, non un fattore di blocco. Le conoscenze scientifiche attuali confermano che misure adottate a suo tempo a causa della crisi della Bse, grazie al progresso tecnologico e al know how del settore, oggi possono essere riscritte. Il nostro obiettivo è una revisione ragionata delle norme, che coniughi biosicurezza e competitività”.

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