Un’importante svolta nella comprensione del cervello umano è stata raggiunta grazie alla scoperta di un nuovo tipo di memoria ad alta efficienza energetica, attivo anche durante il sonno. Questa scoperta, pubblicata sulla rinomata rivista scientifica Nature Communications, è il frutto di una ricerca condotta dall’Università della California a Los Angeles, che ha utilizzato un approccio innovativo basato su modelli matematici applicati alla biologia.
Un nuovo tipo di memoria
La corteccia entorinale, una regione del cervello fondamentale per l’apprendimento e la memoria e comunemente colpita dalla malattia di Alzheimer, è al centro di questa rivoluzionaria scoperta. I ricercatori, guidati dal dottor Mayank Mehta, hanno individuato un meccanismo sorprendente che coinvolge questa regione cerebrale e che porta alla formazione di ricordi con un notevole risparmio energetico.
La memoria di lavoro, un tipo di memoria che immagazzina temporaneamente le informazioni e che è sempre attiva, coinvolge un circuito neurale che comprende la neocorteccia e la corteccia entorinale. Tuttavia, ciò che ha sorpreso gli scienziati è stato osservare che durante il sonno o in stato di anestesia, la corteccia entorinale rimane in uno stato di inattività persistente nonostante i segnali in arrivo, un fenomeno mai osservato prima.
L’utilizzo di un innovativo strumento chiamato “microscopio matematico” ha permesso ai ricercatori di predire con grande accuratezza questo comportamento della corteccia entorinale. Secondo il dottor Mehta, questa corrispondenza quasi perfetta tra le previsioni teoriche e gli esperimenti condotti è senza precedenti nel campo delle neuroscienze.
La corteccia entorinale
Ciò che rende questa scoperta ancora più significativa è il fatto che l’inattività persistente della corteccia entorinale non richiede praticamente alcuna energia. Questo significa che il cervello è in grado di aumentare la sua capacità mnemonica riducendo al contempo il suo costo energetico. Questo duplice beneficio potrebbe avere profonde implicazioni non solo per la ricerca sulle malattie neurodegenerative, ma anche per lo sviluppo di nuove terapie e strategie di trattamento mirate a preservare e potenziare le funzioni cognitive.
Inoltre, questa scoperta solleva importanti interrogativi sulla natura stessa della memoria e sul modo in cui il cervello elabora le informazioni durante il sonno. Potrebbe aprire la strada a nuovi approcci per migliorare il sonno e ottimizzare il processo di consolidamento della memoria, portando a una migliore qualità della vita e a una maggiore salute cerebrale per milioni di persone in tutto il mondo.