Dopo il grande spettacolo di ieri notte dovuto alla tempesta geomagnetica più forte degli ultimi 20 anni, lo Space Weather Prediction Center (SWPC) della NOAA conferma che oggi sono state raggiunte di nuovo condizioni di tempesta geomagnetica G5, il livello più estremo. In particolare, gli esperti dell’SWPC rendono noto che condizioni estreme (G5) sono state raggiunte alle 13:28 di oggi, sabato 11 maggio, e che “tempeste di varie intensità persisteranno fino a domenica”. “La minaccia di ulteriori flare e CME di forte intensità resterà finché il grande e magneticamente complesso cluster di macchie solari (regione 3664) ruoterà fuori dalla vista nei prossimi giorni”.
L’SWPC rende noto che “ci sono state segnalazioni di anomalie della rete elettrica e di degradazione dei segnali GPS e delle comunicazioni ad alta frequenza”.
L’ultimo avviso dell’SWPC della NOAA indica che è “previsto un indice K geomagnetico di 7 o superiore”. L’avviso è valido dalle 19:15 (ora italiana) alle 2 del 12 maggio.
Per caratterizzare come l’attività geomagnetica cambia, la NOAA usa un indice chiamato Planetary K index, o Kp index. Il Kp index varia su una scala da 0 a 9, dove i valori bassi indicano bassa attività geomagnetica e i valori alti indicano alta attività. Più questo indice è alto, più vengono influenzati satelliti, sistemi di comunicazione, navigazione, e come abbiamo visto questa notte, possono originarsi aurore boreali. I gradi Kp da 0 a 5 equivalgono a tempeste solari di grado G1. Kp 6 equivale a G2, Kp 7 a G3 e Kp 8 e Kp 9 a G4 un Kp superiore a 9 a G5.
Nel grafico sono rappresentati i Kp index rilevati dal NOAA nelle ultime 72 ore con un intervallo di 3 ore.
Altro potente flare
Gli esperti dell’SWPC rendono noto anche che è stato osservato un altro potente flare. “La regione 3664, che ha prodotto gran parte della tempesta geomagnetica di oggi, resta attiva”, si legge in uno degli aggiornamenti dell’SWPC, che comunica che alle 3:23 (ora italiana) della notte scorsa, si è verificato un flare X5.4. Un flare è un’eruzione di energia dal Sole che generalmente dura da minuti ad ore. Le radiazioni del flare hanno causato un profondo blackout radio a onde corte sull’Oceano Pacifico. Gli operatori radioamatori e i marinai potrebbero aver notato una perdita di segnale a frequenze inferiori a 30 MHz per circa un’ora dopo il picco del flare.
Flare di questa magnitudo non sono frequenti. Tra i loro effetti sulla Terra ci sono degradazione temporanea o perdita completa dei segnali radio ad alta frequenza su gran parte del lato della Terra illuminato dal Sole.
Insomma, questa tempesta solare si sta rivelando davvero estrema sulla Terra e soprattutto non è ancora finita. Chissà che non possa regalare il bis questa sera dello spettacolo delle aurore che ieri hanno incantato il mondo, Italia compresa, fino a latitudini insolitamente basse.