Di Benedetto De Vivo* – Sempre più spesso si fa ricorso ad utilizzo di calcoli probabilistici, più o meno sofisticati, nella valutazione dei quelli che vengono definiti ”disastri naturali”. In verità contrariamente ai giochini al computer di scienziati che si divertono con calcoli probabilistici, nella realtà, gli eventi naturali innescano disastri, molto più umani che naturali: terremoti, tsunami, inondazioni, incendi, eruzioni vulcaniche.
Un disastro improvviso su larga scala (LSSD = Large Scale Sudden Disaster) potrebbe verificarsi entro i prossimi minuti; probabilità simile a quella del prossimo decennio. Il mantra di ogni buon padre di famiglia dovrebbe essere: Prevenire un LSSD è meglio che curare. Prevenire, preparare, mitigare ed essere pronti a rispondere! Impossibile essere pronti senza fare niente. Con questo spirito abbiamo pubblicato, con casa editrice internazionale, il libro: Panza G., Kossobokov V.G., Laor E., De Vivo B., Eds, 2022. Earthquakes and Sustainable Infrastructure: neodeterministic (NDSHA) approach guarantees prevention rather than cure; Elsevier, ISBN. 978-0-12-823503-4; 648 pp. E in questo spirito, nel caso dei Campi Flegrei, è assolutamente necessario e urgente, a che la politica provveda, nell’immediatezza, ad adottare misure per mettere in sicurezza i cittadini rispetto al rischio sismico per costruzioni non adeguate a reggere terremoti anche di modesta Magnitudo, e su tempi più lunghi, alla costruzione di ampie vie di fuga, da utilizzare per mettere in salvo milioni di cittadini a rischio per una futuribile potenziale catastrofica eruzione.
Un terremoto in Croazia (Magnitudo 6,4) nel 2020, con epicentro in prossimità delle città di Petrinja e Sisak, danneggiò il più grosso Ospedale della regione, rendendolo in larga parte inutilizzabile. Le persone ferite per il tragico evento sismico venivano trasportate nell’Ospedale mentre il Governo annunciava che dall’Ospedale sarebbero stati evacuati tutti i pazienti giacenti nella struttura. Tra le quali gli affetti da Covid.19.
Quanto sopra mi fa riproporre quanto più volte da me affrontato, come vox clamans in deserto, in merito a scelte che non tengono assolutamente conto del semplice assunto che prevenire è meglio del curare in termini economici, ma soprattutto per salvaguardare vite umane. Esempio super negativo è stata la scellerata scelta di costruire il più grande Ospedale (noto come Ospedale del Mare) dell’Italia meridionale, in piena Zona Rossa alle pendici del Somma-Vesuvio. Costruito penso in modo antisismico, ma ignorando che il rischio più grosso al quale è super-esposto l’Ospedale, non è sismico, ma vulcanico. Questo monumento alla scellerataggine umana fa bella mostra di sé, fidando nello “stellone” a che non si verifichi prima o poi una eruzione pliniana del Vesuvio, con la generazione di un flusso piroclastico che potrebbe investire in pieno l’Ospedale. Nel frattempo, qualche anno, fa nel piazzale antistante l’Ospedale si è creata una grossa voragine, frutto di un sinkhole (fenomeno classico in terreni piroclastici sciolti), che solo per fortuna non ha causato vittime. Devo anche ribadire che la politica ha potuto mettere in atto tale costruzione, con il silenzio/assenso di intera componente scientifica, soprattutto vulcanologica.
La scellerata opera dell’Ospedale l’ho denunciata sempre, nel recente passato, a livello locale, nazionale e internazionale Ne ho trattato in 2 contributi scientifici, in collaborazione con E. Laor e G. Rolandi nel libro Panza et al., 2022.sopra richiamato (1. Laor E. & De Vivo B., 2022. Disaster prediction and civil preparedness, 77-95; 2. De Vivo B., Laor E. & Rolandi G., 2022. Where there’s No Science – Probabilistic hazard assessment in volcanological and nuclear waste settings: Facts, needs and challenges in Italy, 297-324). Nei 2 capitoli, senza fare tante pantomime accademiche, scriviamo in merito alle responsabilità sulla collocazione dell’Ospedale del Mare, nella sua scandalosa ubicazione, prima di tutto della componente scientifica e solo in subordine della politica (vedi Link 2 in Lista interventi su bradisismo su MeteoWeb). La regola di base per la costruzione di un Ospedale pubblico è che esso dovrebbe essere collocato sul territorio, in condizione di sicurezza assoluta, senza se e senza ma, per la banale considerazione che un Ospedale è il luogo nel quale, in caso di un evento naturale (terremoto, eruzione vulcanica, alluvione, frana, etc), si dovrebbe riempire per accogliere la popolazione che subisce il disastro “naturale” e non essere viceversa una struttura da evacuare, come successo in Croazia.
Nel contesto del “privilegiare” l’approccio probabilistico (noto come PSHA, nel settore sismico) anche nella gestione del rischio vulcanico (vedi anche il caso del rischio vulcanico dei Campi Flegrei), ricordo ancora le conclusioni del seminario (Research Triangle Park, NC, 9–11 October 2013) del Prof. Philipp Stark, Direttore del Dipartimento di Statistica, University of California, Berkeley, nella sua “Ontology of Earthquake Probability: Metaphor“, che giungeva alle seguenti conclusioni: 1) I modelli di probabilità non hanno una base difendibile in fisica; 2. Non descrivono la sismicità in modo probabilisticamente adeguato nell’ipotesi che siano vere (non superano i tests di validità); 3. Non sembrano essere in grado di fare previsioni meglio di metodi molto più semplici; 4. Perché siamo così attaccati a questi modelli probabilistici?
La risposta alla provocatoria domanda finale del seminario di Stark è molto semplice: dobbiamo smetterla di usare l’assurdo approccio probabilistico supportato solo da presunte autorità scientifiche, che purtroppo godono dei favori della politica e di altri interessi. Tutto questo non ha nulla a che fare con la protezione della popolazione. Sono semplicemente “giochi” che giustificano l’esistenza di pochi e la sofferenza di molti.
A riprova di ciò basterebbe riguardarsi l’esilarante sketch di Crozza in occasione dell’alluvione di Genova, nel quale il comico concludeva dicendo: “certo che la Natura è proprio una “stronza” ad ostinarsi a non seguire quanto previsto dal modello matematico…”. Sarebbe necessario anche che gli scienziati tenessero sempre ben presente la re-interpretazione da parte di Kant del motto di Orazio, in chiave illuministica, Aude, Sapere! (Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza).
In coda a quanto sopra mi corre obbligo di fare chiarezza in merito al ruolo che dovrebbero svolgere i divulgatori scientifici. Memore della grandezza di 2 grandi divulgatori: il caposcuola mondiale, l’Inglese Sir David Attenborough e l’Italiano Piero Angela, che illustravano le tematiche da loro trattate con i vari punti di vista di Ricercatori, anche molto distanti fra di loro, in modo assolutamente neutrale. Purtroppo, in TV e su stampa, assistiamo a interventi di “divulgatori” che viceversa sono parte attiva in merito all’interpretazione del fenomeno naturale che dovrebbero illustrare, in modo neutrale, agli spettatori/lettori. Cito 2 esempi recenti, certamente non esemplari: 1). Una intervista a Franco Prodi da parte di un divulgatore, il Fisico Valerio Rossi Albertini, sui cambiamenti climatici. Prodi contestava duramente Albertini per modo di interpretare il suo ruolo di divulgatore. Prodi (secondo me, a ragione), contestava ad Albertini di non fare correttamente il divulgatore, ma il “giocatore” in campo sostenendo in modo partigiano la sua posizione sulle cause dei cambiamenti climatici, contro le opposte posizioni di Prodi; 2). Un intervento del “divulgatore” Geologo Mario Tozzi in merito al bradisismo in atto e alla storia vulcanologica dei Campi Flegrei, da me letto su Il Messaggero (22.5.24), e poi visto in trasmissione TV, Sapiens (25.5.24). Mi soffermo più in dettaglio sul “divulgatore” Tozzi, perché reitera una definizione dei Campi Flegrei che non ha alcun senso/significato scientifico: vale a dire che i Campi Flegrei sarebbero un supervulcano. Nel fare opera di “divulgazione” Tozzi, parla sulla base di letteratura scientifica da lui privilegiata. Sta di fatto che Tozzi non dovrebbe ignorare, da divulgatore, evidenze scientifiche solide che sono nettamente in contrasto rispetto a quanto da lui “divulgato”, facendo sostanzialmente disinformazione scientifica. Nella letteratura scientifica privilegiata da Tozzi si scrive, correttamente che l’eruzione nota come Ignimbrite Campana (IC) è stata datata a 39.000 anni fa da De Vivo B. et al., 2001. New constraints on the pyroclastic eruptive history of the Campanian volcanic Plain (Italy). Mineralogy and Petrology, 73: 47-65. Ma viene omesso di riportare il dato più importante in De Vivo et al. (2001), poi ripreso in Rolandi et al., 2003. Tectonic controls on the genesis of ignimbrites from the Campanian Volcanic Zone, Southern Italy. Mineralogy and Petrology, 79: 3-31. Vale a dire che la grande eruzione di 39.000 anni fa non ha affatto dato origine alla caldera dei Campi Flegrei, che si forma con eruzione del Tufo Giallo Napoletano (circa 15.000 anni fa). Secondo De Vivo et al (2001) e Rolandi et al (2003), la IC ha origine lungo faglie/fratture alle quali è legato lo sprofondamento della Piana Campana. Nella sostanza De Vivo et al (2001), sulla base di datazioni con metodo Ar39-40 riportano che le eruzioni esplosive ignimbritiche nella Piana Campana sono state ben 6 (da >di 350.000 fino a 18.000 anni) tutte originatesi da fratture orientate NO-SE, che hanno portato alla formazione della Piana Campana. Questo a conferma del mineralogista A. Scacchi (1890), che sosteneva una molteplicità di eruzioni ignimbritiche provenienti tutte da faglie fissurali della Piana Campana, in contrapposizione a altro mineralogista P. Franco (1900) che sosteneva unicità di evento di IC (allora definita Tufo Grigio Campano). L’origine quindi dell’eruzione e della datazione dell’IC di 39.000 anni fa è rimasta controversa, fino a che, su mia e co-autori iniziativa, abbiamo datato con il metodo Ar39-40 i campioni ignimbritici prelevati in vari affioramenti della Campania. Semplicemente abbiamo utilizzato un metodo scientifico più aggiornato per dirimere il problema di presenza di una o più ignimbriti che durava da oltre un secolo. Qualche anno fa è stato effettuato un sondaggio a Bagnoli, fino alla profondità di 500 m, che dimostra la falsità della provenienza da caldera flegrea della IC (De Natale et al., 2016). Dalla disinformazione scientifica in merito alla sorgente dell’IC (39.000 anni) “nasce” poi da parte di qualche Ricercatore la definizione di Campi Flegrei come “supervulcano”. Penso con l’idea che una grande eruzione come quella di 39.000 anni fa dovrebbe per forza essere stata prodotta da un “supervulcano”. Ovviamente senza prendere in considerazione la dinamica legata all’apertura del Tirreno e della formazione della Piana Campana, a partire da età >350.000 fino a circa 20.000 anni fa. In merito alla definizione “supervulcano” utilizzata anche per altri vulcani del mondo, in generale, un vulcanologo di U. S. Geological Survey di USA, responsabile del monitoraggio vulcanico dello Yellowstone National Park (Wyoming, USA), ha detto: “la definizione supervulcano è molto sexy, peccato che non abbia alcun senso scientifico”.
Tutto ciò detto Tozzi in trasmissione Sapiens ha detto cose corrette, inframezzate da altre molto discutibili, presentate in modo assolutamente asseverativo. Ha mostrato, ad esempio, esistenza di varie camere magmatiche sotto i Campi Flegrei a varie profondità, a partire da 5 km fino a 10 e 20 km. In netto contrasto con quanto accertato da tomografia sismica fatta e coordinata da Prof. A Zollo, nei Campi Flegrei circa 20 anni fa. Tale tomografia riporta esistenza di camera magmatica solo a profondità di circa 8 km (come dichiarato, pochi giorni fa da Prof. Zollo). La camera magmatica a circa 5 km di profondità è ipotizzata sulla base di modelli statistici, quindi senza alcuna dimostrazione strumentale/sperimentale di sua reale esistenza.
Né esistono ipocentri di terremoti registrati fra 5 e 8 km di profondità. Forse Tozzi ha acquisito dati sperimentali che attestano l’esistenza di tale fantomatica camera magmatica a 5 km di profondità? Se sì, perché non lo ha specificato? Si tratta essenzialmente solo di ipotesi, non comprovate da dati strumentali. Insomma il tutto molto scenico, ma che attinenza c’è con la realtà scientifica? Io penso, non molta… Cosa che condivido, invece, con quanto detto da Tozzi in trasmissione Sapiens, è l’esistenza di un livello impermeabile (ritrovato in 15 sondaggi profondi AGIP/ENEL di fine anni 70), ubicato a circa 2,5-3 km di profondità che fa da coperchio rispetto ai fluidi idrotermali che migrano verso la superficie dal fronte magmatico a circa 8 km di profondità. Lo scrivo con miei co-autori, in diverse pubblicazioni internazionali e divulgative, dal 2006 fino al 2021 (De Vivo e Lima, 2006, Developments in Volcanology 9, Elsevier, 289-317; Bodnar et al., 2007, Geology, 35(9), 791-794; Lima et al., 2009, Earth Sc. Review, 97, 44-58; Cannatelli et al., 2020; Lima et al., 2021, Geofluids; Doi: 10.1155/2021/2000255) e a livello divulgativo (De Vivo et al., 2009, Le Scienze, Dic., 496, 96-103; De Vivo, 2015, Geo&Geo-RAI 3).
La pubblicazione Lima et al., 2009, su Earth Sci. Reviews, 97, 44-58, è stata valutata dal revisore Prof. M. Ghiorso (Univ of Washington, Seattle, prima; poi Univ Chicago, USA), una autorità mondiale indiscussa sulla magmatologia, come di seguito riportato: This is very well written and documented manuscript. I enjoyed reading it very much. I think the argument is made convincingly for describing bradyseisms as episodic phenomena that need not be related to events of magma injection. It is a simpler and to my mind more convincing model than more complicated scenarios that require external triggers. This ms could be published as is without revision. Si tratta di un manoscritto molto ben scritto e documentato. Mi è piaciuto molto leggerlo. Penso che l’argomentazione sia convincente per descrivere i bradisismi come fenomeni episodici che non necessitano di essere correlati a eventi di iniezione di magma. È un modello più semplice e, a mio avviso, più convincente rispetto a scenari più complicati che richiedono triggers esterni. Questo ms potrebbe essere pubblicato così com’è senza revisione).
Nelle nostre pubblicazioni fra 2006 e 2021, con gruppo di ricerca internazionale, interpretiamo il bradisismo, che si ripropone nei secoli con stessa firma e caratteristiche, come un fenomeno periodico dovuto alla risalita di fluidi idrotermali che si originano dalla cristallizzazione del bordo del fronte del magma a circa 8 km di profondità, con il fronte del magma che migra sempre a maggiore profondità: il paradosso, rispetto all’idea del “pistone magmatico” che risalirebbe, è che “il suolo si solleva, perché il fronte magmatico migra verso il basso… non verso l’alto” (vedi altri interventi su MeteoWeb, in Lista links). Nelle nostre pubblicazioni sopra riportate, calcoliamo sia il volume di fluidi prodotti dalla cristallizzazione magmatica che l’energia in gioco nell’intero processo. Con calcoli termodinamici (Lima et al., 2009) dimostriamo che l’energia in gioco è tale da giustificare il sollevamento degli interi Campi Flegrei di ben 40 metri. Cosa peraltro verificatasi in epoca passata; come testimoniato dal terrazzo marino di La Starza, che si ritrova esattamente 40 metri sopra l’attuale livello del mare.
Secondo il nostro modello (vedi rif bibl. sopra riportati), con il progredire del raffreddamento del magma, il guscio impermeabile migra a maggiore profondità, l’energia e la variazione di volume – associate con la generazione dei volatili – diminuiscono. La probabilità di un’eruzione nei CF oggi è, quindi, molto bassa e nel tempo essa dovrebbe ancora diminuire. Lo scenario può cambiare, e la possibilità di un evento eruttivo divenire maggiormente probabile, solo con l’arrivo di nuovo magma da maggiori profondità nella camera di alimentazione dei CF (situata a circa km 8 km di profondità). E’ da evidenziare, però, che allo stato non esistono evidenze che dimostrino l’arrivo di nuovo magma e che comunque studi dettagliati in altri vulcani del mondo, dimostrano che agli episodi di sollevamento del suolo non seguono di norma le eruzioni. Queste ultime sono eventi assolutamente eccezionali.
Rimane del tutto scontato che nessuno potrà mai garantire che nulla di catastrofico possa verificarsi nel futuro (si spera molto lontano), per il semplice motivo che nessun Ricercatore dispone e disporrà mai di tutte le variabili di cui dispone la Natura. Dovrebbe essere ben spiegato, ai “non-esperti” che, noi Ricercatori, possiamo costruire tutti i nostri magnifici algoritmi, ben specificando però che le variabili negli algoritmi le inseriamo noi e tali variabili NON sono certo tutte quelle di cui dispone la Natura.
Lista links interventi precedenti su bradisismo
4.https://www.meteoweb.eu/2022/03/il-bradisismo-flegreo-e-i-terremoti-nei-campi-flegrei/1776129/
5.https://www.meteoweb.eu/2023/07/bradisismo-flegreo-terremoti-campi-flegrei/1001271140/
8.https://www.meteoweb.eu/2023/10/bradisismo-campi-flegrei-cronistoria/1001309770/
9.https://www.meteoweb.eu/2023/10/bradisismo-allarmismo-rischio-eruzione-campi-flegrei/1001317122/
10.https://www.meteoweb.eu/2023/11/bradisismo-campi-flegrei-etica-scientifica/1001325407/
12.https://www.meteoweb.eu/2023/11/campi-flegrei-bradisismo-magma-ballerino/1001331593/
14.https://www.meteoweb.eu/2024/04/rischio-vulcanico-campi-flegrei-catastrofismo-mediatico/1001406974
*Benedetto De Vivo. Adjunct Prof presso: Virginia Tech, Blacksburg 24061, VA, USA; Nanjing University, Nanjing, Cina; Hubei Polytechnic University, Huangshi, Cina. Già Prof. Ordinario di Geochimica Ambientale presso l’Università di Napoli Federico II. Ora Prof. Straordinario presso Università Telematica Pegaso, Napoli; 2019 Gold Medal Award dell’Association of Applied Geochemistry; 2020 International Research Award as Innovative Researcher in Applied Geochemistry (by RULA AWARDS & IJRULA)