Il tumore del seno in Italia è anche una malattia “giovanile”. Ogni anno l’11% dei nuovi casi è diagnosticato in pazienti d’età inferiore ai 45 anni. Il 7%, pari a 3.800 nuove diagnosi l’anno, è invece individuato prima dei 35 anni. Neoplasie spesso insidiose dalle quali però è possibile guarire, mantenendo una buona qualità di vita durante e dopo le cure. Sono questi alcuni dei temi al centro del 41° Congresso Nazionale dell’ANDOS (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) che è ospitato in questi giorni a Barletta. L’evento in terra pugliese vuole essere un momento di incontro e confronto tra tutti gli attori coinvolti nella gestione della malattia oncologia più frequente nel nostro Paese. Vede, infatti, la partecipazione di pazienti, oncologi, radioterapisti, infermieri, fisioterapisti e psiconcologi. Sono inoltre previsti i contributi di artisti e storici dell’arte.
“Da oltre 40 anni la nostra Associazione ha a cuore la salute e il benessere psico-fisico della donna operata al seno – sottolinea Flori Degrassi, Presidente Nazionale ANDOS -. Siamo presenti e attivi in modo capillare sul territorio nazionale con 52 diversi Comitati locali che organizzano iniziative in sostegno di pazienti e caregiver. In questi ultimi decenni i trattamenti contro il carcinoma mammario, hanno avuto una grande evoluzione. In particolare, in passato gli interventi chirurgici risultavano molto demolitivi e invalidanti sia da un punto di vista fisico che psicologico. Le cure si sono evolute e adesso risultano meno invasive. Tuttavia, la scoperta e la successiva esperienza del cancro continuano ad essere momenti molto difficili per una donna, soprattutto se ancora giovane”.
Garantire buona qualità della vita
“Dobbiamo riuscire a garantire una buona qualità di vita alle nostre pazienti – prosegue Saverio Cinieri, Presidente Fondazione AIOM-Associazione Italiana di Oncologia Medica e Direttore Oncologia Medica & Breast Unit, Ospedale Perrino di Brindisi -. Il carcinoma della mammella è il cancro più frequente nelle donne giovani e rappresenta il 40% di tutti i tumori incidenti nelle donne fino ai 49 anni. Oggi siamo in grado di affrontare con successo quasi tutti i casi della patologia, anche quelli metastatici che interessano oltre 37.000 donne nel nostro Paese. Farmaci più mirati ed efficaci, notevoli progressi diagnostico-terapeutici, migliore integrazione tra le diversi terapie e una maggiore conoscenza delle singole caratteristiche dei diversi carcinomi sono tutti fattori che hanno portato a innegabili progressi. La sopravvivenza globale è aumentata e si attesta oggi all’88%. Inoltre, nell’ultimo decennio la mortalità si è ridotta in tutte le classi d’età ma soprattutto nelle donne con meno di 50 anni. Una riduzione determinata anche grazie alla maggiore diffusione di programmi di screening mammografico per la diagnosi precoce e dal maggiore approccio multidisciplinare alla malattia. La stessa scelta dei trattamenti da somministrare deve tenere conto di molti parametri, non ultimo la situazione psico-fisica della paziente”.
“Buona qualità di vita durante e dopo le cure non significa solo limitare il più possibile gli effetti collaterali delle terapie – sostiene il Presidente Flori Degrassi -. Vuole dire anche tutelare e difendere l’immagine esterna di una donna, perché il cancro può causare depressione e sfiducia nel futuro e quindi problemi relazionali, sociali e lavorativi. Queste reazioni sono molto frequenti in una paziente under 35 che, per questioni anagrafiche, non si aspetta di dover affrontare una malattia che, nella percezione comune, colpisce un’età più avanzata. I dati epidemiologici smentiscono questa falsa credenza e può essere necessario anche un sostegno psicologico qualificato a malate e familiari. Come ANDOS abbiamo già attivato iniziative di assistenza psicologica in diverse località d’Italia. Parlare con uno psicologo o con le volontarie dell’Associazione può aiutare a superare le difficoltà comunicative e relazionali e agevolare il pieno ritorno alla vita. Per una paziente, soprattutto dopo un intervento chirurgico, è fondamentale recuperare una percezione positiva di sé, della propria femminilità e anche della propria sessualità. Anche in questo modo è possibile sconfiggere definitivamente una malattia oncologica”.