Il viaggio di una giovane balena, che ha attraversato le acque del Mediterraneo, ha illuminato le numerose minacce che gli animali oceanici affrontano quotidianamente. Questo sorprendente viaggio, documentato da uno studio condotto da scienziati di Greenpeace e delle università di Exeter e Haifa e pubblicato su Aquatic Conservation Marine and Freshwater Ecosystems, ha rivelato importanti dettagli sulla vita marina nel Mediterraneo orientale.
Un viaggio straordinario
I ricercatori hanno osservato balene e delfini al largo delle coste di Israele, identificando diverse specie tra cui balene dal becco di Cuvier, tursiopi e capodogli. Tra questi, un giovane maschio adulto di capodoglio, avvistato precedentemente al largo della Francia meridionale, ha catturato l’attenzione per il suo incredibile spostamento. La distanza coperta da questo esemplare rappresenta il più ampio spostamento mai registrato nel Mediterraneo, indicando che ha compiuto un viaggio estremamente pericoloso.
L’analisi audio ha fornito ulteriori prove che le balene al largo della costa israeliana fanno parte di una popolazione regionale più ampia. I loro vocalizzi corrispondono al “dialetto mediterraneo“, dimostrando una connessione tra le diverse popolazioni di balene in questa regione. Questi risultati sottolineano la necessità di una protezione mirata in luoghi chiave per garantire la sopravvivenza di queste specie minacciate.
Le minacce della vita marina nel Mediterraneo
Secondo Kirsten Thompson, dei Laboratori di ricerca di Greenpeace presso l’Università di Exeter, la vita marina nel Mediterraneo è soggetta a numerose minacce. La pesca intensiva, l’inquinamento, il rumore e gli impatti con le imbarcazioni rappresentano rischi costanti per gli animali marini. Il viaggio della giovane balena, chiamata Kim, Elia e Onda dai ricercatori di diverse regioni, ha probabilmente comportato l’attraversamento di stretti canali come il Canale di Sicilia o lo Stretto di Messina. Questi passaggi sono estremamente trafficati, rumorosi e potenzialmente pericolosi per un capodoglio che si immerge in profondità.
Il fatto che queste balene attraversino mari stretti e poco profondi suggerisce che si potrebbero installare dispositivi di ascolto in quei punti per proteggerle. Un sistema di allarme potrebbe prevenire gli attacchi delle navi, riducendo significativamente il rischio per queste creature. Il Mediterraneo, essendo il mare più trafficato del mondo, ospita una ricca fauna selvatica e una popolazione umana densa, rendendo la protezione delle specie marine una sfida complessa ma necessaria.
Impatti ambientali e industriali
Le balene nel Mediterraneo affrontano anche ulteriori minacce derivanti dallo sviluppo industriale. L’esplorazione di petrolio e gas e la costruzione di nuovi gasdotti tra il bacino orientale e l’Italia rappresentano ulteriori pericoli. Kirsten Thompson ha evidenziato come l’estrazione di idrocarburi sia una violazione della legislazione dell’UE in materia di protezione ambientale. Questa espansione non solo ostacola gli obiettivi climatici futuri, ma ha anche un impatto devastante sulla fauna selvatica, già sotto pressione in un mare affollato.
Le ricerche nel Mediterraneo Orientale
Le ricerche sulle balene e i delfini nel Mediterraneo orientale sono relativamente scarse. Lo studio condotto nei mesi di aprile e maggio 2022 ha incluso indagini visive e acustiche, che hanno rivelato la presenza di diverse specie marine. I rilevamenti acustici hanno individuato capodogli, con tre incontri, balene dal becco di Cuvier, con un incontro, tursiopi, con un incontro, e delfini non identificati, con 17 incontri. Questi dati sono cruciali per comprendere meglio la distribuzione e il comportamento delle specie marine in questa parte del Mediterraneo.