Un team internazionale di ricercatori guidati da Armando Falcucci (Università di Tubinga, Germania) e Adriana Moroni (Università di Siena) ha analizzato le tracce culturali lasciate dai gruppi di Homo sapiens nella Grotta di Castelcivita (Salerno) prima della grande eruzione dell’Ignimbrite Campana, originata nei tuttora attivi Campi Flegrei circa 40.000 anni fa e considerata la più potente mai registrata nel Mediterraneo. Castelcivita è uno dei rari siti archeologici in cui le ceneri vulcaniche originate da questo evento esplosivo hanno sigillato la sequenza archeologica rendendola perfettamente conservata.
Utilizzando un insieme di metodologie all’avanguardia per ricostruire meticolosamente i metodi di fabbricazione degli strumenti in pietra, gli oggetti che più resistono allo scorrere del tempo, i ricercatori sono stati in grado di dimostrare che lo sviluppo culturale a Castelcivita precede la deposizione degli strati vulcanici, sfidando così speculazioni di lunga data secondo le quali eventi naturali improvvisi determinerebbero cambiamenti comportamentali considerevoli nel corso dell’intera preistoria umana.
Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Scientific Reports, ipotizza al contrario che le innovazioni registrate in Homo sapiens siano derivate da meccanismi di trasmissione culturale e contatti su larga scala estesi fino a oltre le Alpi. Questa ricerca rappresenta un passo significativo nella comprensione delle società di cacciatori-raccoglitori del Paleolitico Superiore e della loro abilità di sviluppare sofisticate strategie di sopravvivenza in ambienti diversi.
Le indagini alla Grotta di Castelcivita, iniziate nel 1975 e tuttora in corso, si svolgono, su concessione ministeriale, sotto la direzione scientifica di Adriana Moroni e Annamaria Ronchitelli, responsabili del progetto di ricerca.
Allo studio, condotto da Armando Falcucci dell’Università di Tubinga e Adriana Moroni dell’Università di Siena, hanno preso parte inoltre gli studiosi: Vincenzo Spagnolo, Matteo Rossini, Brunella Muttillo, Ivan Martini, Jacopo Crezzini, Francesco Boschin e Annamaria Ronchitelli del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena, Owen Alexander Higgins dell’Università di Bologna e Simona Arrighi con doppia affiliazione a Siena e a Bologna.