A seguito dell’occupazione della piattaforma estrattiva di gas “Prospector 1” della compagnia ONE-Dyas da parte di attiviste e attivisti di Greenpeace, e la presentazione nei giorni scorsi di un ricorso al Consiglio di Stato dei Paesi Bassi per la sospensione ad interim delle attività estrattive della stessa piattaforma, il tribunale olandese ha stabilito nelle ultime ore che la “Prospector 1” deve sospendere la sua attività pianificata nel Mare del Nord.
Gli attivisti di Greenpeace ieri avevano scalato la trivella offshore esponendo striscioni con le scritte “No new gas” e “Il gas distrugge”. La trivella cercava nuovi depositi di gas fossile nelle acque dei Paesi Bassi, a circa 20 chilometri dall’isola tedesca di Borkum.
La scorsa settimana, Greenpeace Paesi Bassi e l’associazione tedesca Deutsche Umwelthilfe avevano inoltre presentato un ricorso al Consiglio di Stato dei Paesi Bassi per fermare le attività estrattive della “Prospector 1”. Il Consiglio ieri ha accettato il ricorso e gli attivisti di Greenpeace hanno quindi sospeso l’occupazione della trivella.
“Quello che è successo ieri nei Paesi Bassi dimostra che opporsi alle compagnie fossili è possibile. Che si occupi di una trivella o si cerchi giustizia in tribunale, le persone non stanno più in silenzio. Per la stessa identica ragione, Greenpeace Italia, ReCommon e 12 cittadine e cittadini hanno deciso di portare ENI in tribunale, perché chi inquina e danneggia il pianeta deve rispondere delle proprie azioni”, dichiara Simona Abbate di Greenpeace Italia.
“Mentre alluvioni e ondate di calore minacciano la vita di milioni di persone – afferma Greenpeace in una nota – le compagnie fossili continuano a pianificare nuove infrastrutture per il gas in Europa. La comunità scientifica è concorde: non c’è posto per altro gas e petrolio se vogliamo limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5°C. Ogni minimo incremento di temperatura aumenta il rischio di eventi climatici sempre più estremi, incrementa il medio livello del mare, mette a rischio la biodiversità e la sicurezza di milioni di persone”.
“Chiediamo all’Unione Europea e agli Stati Membri di vietare nuove infrastrutture di gas in Europa. È questione di sicurezza e di giustizia per la nostra generazione e per le generazioni future”, conclude Abbate.