Allagamenti, frane, abitazioni isolate, famiglie evacuate e strade interrotte. Sono gli effetti dell’ondata di maltempo che si è abbattuta nei giorni scorsi sull’Emilia Romagna e che vede centinaia di volontari di Protezione Civile impegnati sul campo. Ora il maltempo è terminato, ma le piene dei corsi d’acqua devono ancora esaurirsi del tutto. Oggi, il vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Irene Priolo, ha fatto un sopralluogo nei territori più colpiti nelle province di Modena, Reggio Emilia e Parma per fare il punto della situazione. Già iniziata la conta dei danni, per poter fare richiesta al Governo dello stato di emergenza.
“Stiamo iniziando con i Comuni la ricognizione dei danni per poter poi avviare un’interlocuzione con il Dipartimento nazionale di Protezione Civile, ai fini della richiesta dello stato di emergenza nazionale”, conferma Priolo, che oggi ha incontrato i sindaci delle zone più in difficoltà, in sette tappe. “Era doveroso essere qui per supportare le amministrazioni comunali negli interventi di ripristino – spiega – diverse le criticità sulla viabilità, in alcuni casi interrotta o danneggiata a causa della gran quantità di materiale sovralluvionato che ha invaso strade, spesso in corrispondenza degli attraversamenti e dei tratti tombinati. Grazie agli interventi realizzati negli scorsi anni e al funzionamento delle casse, i fiumi hanno retto ai colmi di piena”.
Il punto della situazione
Nel Modenese, in particolare, il maltempo ha generato quattro diversi colmi di piena, raggiungendo in alcuni tratti i massimi storici mai registrati. Anche la cassa d’espansione del Secchia ha superato il suo livello massimo. Chiusi e poi riaperti diversi ponti. Tre le situazioni particolarmente critiche, a Serramazzoni, Prignano e Polinago. Oltre 350 i volontari di Protezione Civile sul campo.
Nel Reggiano, invece, nell’arco di 48 ore, sono caduti tra i 150 e i 200 millilitri di pioggia nelle zone di montagna. I problemi principali si sono verificati nel reticolo minore di torrenti e corsi d’acqua in collina e montagna, causando l’innalzamento dei fiumi principali. Piene di portata storica si sono registrate per il Tresinaro e il Crostolo, insieme a piccole frane e smottamenti sui versanti. Circa 250 i volontari di Protezione Civile in azione, più altre sette squadre da fuori provincia e 15 Vigili del Fuoco.
A causa dei movimenti franosi, la Provincia di Reggio Emilia è stata costretta oggi a chiudere al transito la SP 76 nel tratto compreso tra il cartello di delimitazione del centro abitato di Carpineti fino all’altezza dell’accesso al Castello di Carpineti. In particolare, una colata di fango e detriti si è attivata da sotto il Castello fino a raggiungere la carreggiata della strada sottostante, come accertato anche grazie alle riprese effettuate con il drone in dotazione alla Polizia provinciale. Il provvedimento rimarrà in vigore fino al ripristino delle condizioni di percorrenza in sicurezza. L’accesso al Castello di Carpineti rimane comunque garantito da sud attraverso il tratto di SP 76 non interessato dalla chiusura.
Nel Parmense, è stata colpita soprattutto la zona est della provincia. I danni più rilevanti si sono verificati nella vallata del Termina e a Mulazzano Ponte, con allagamenti alle attività produttive. Circa 50 le persone isolate e 150 le utenze senza energia elettrica. Una settantina gli interventi di assistenza alla popolazione gestiti dai volontari, in supporto ai Vigili del Fuoco, con 250 operatori di Protezione Civile impegnati.
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