Un nuovo hub della ricerca italiana si sta formando a Sos Enattos, in Sardegna. In questo sito, l’osservazione del cielo e dei fenomeni cosmici collaborerà con lo studio del cuore della Terra e dei processi alla base dei movimenti delle placche tettoniche e dei terremoti. L’obiettivo è ambizioso: creare un polo di ricerca che ospiti sia l’Einstein Telescope, il più grande rivelatore di onde gravitazionali, sia il nuovo Earth Telescope, un progetto dedicato a svelare i misteri delle profondità terrestri.
Una nuova sinergia scientifica
L’idea di una collaborazione fra enti di ricerca come l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), insieme alle Università di Cagliari e Sassari, è stata presentata a Roma durante un convegno organizzato dall’Ingv. Qui, rappresentanti di queste istituzioni hanno discusso delle potenzialità di questa collaborazione interdisciplinare. La sinergia fra i due progetti permetterebbe di utilizzare tecnologie e metodologie complementari, aprendo nuove frontiere nella comprensione dell’universo e del pianeta Terra.
Obiettivi del progetto Earth Telescope
Il progetto Earth Telescope mira a esplorare il cuore della Terra, una delle ultime frontiere inesplorate della scienza. Nonostante i progressi della geofisica, molte questioni rimangono irrisolte riguardo alla struttura interna del nostro pianeta e ai processi che guidano i movimenti delle placche tettoniche e i terremoti. L’Earth Telescope utilizzerà tecnologie avanzate per ottenere immagini ad alta risoluzione del mantello terrestre e del nucleo, permettendo agli scienziati di studiare i fenomeni geologici con una precisione senza precedenti.
L’Einstein Telescope e la ricerca sulle onde gravitazionali
Parallelamente, l’Einstein Telescope si concentrerà sull’osservazione delle onde gravitazionali, increspature dello spaziotempo generate da eventi cosmici estremamente violenti, come la fusione di buchi neri e stelle di neutroni. Queste onde forniscono informazioni cruciali sull’universo primordiale e sulla natura della gravità. Il sito di Sos Enattos è particolarmente adatto per questo tipo di ricerca grazie alla sua straordinaria quiete sismica, una caratteristica fondamentale per la rilevazione delle onde gravitazionali.
Il governo italiano sta investendo risorse significative per sostenere la candidatura della Sardegna come sede dell’Einstein Telescope, in competizione con l’Olanda. Roberto Cimino del Ministero dell’Università e della Ricerca ha sottolineato l’importanza di questo impegno, che comprende un finanziamento di 950 milioni di euro, oltre ai 350 milioni stanziati dalla Regione Sardegna. Questi fondi non solo rafforzerebbero la candidatura italiana, ma fornirebbero anche un impulso significativo allo sviluppo scientifico e tecnologico del paese.
Un centro di eccellenza e dialogo
Sos Enattos si prepara a diventare un centro di eccellenza, un punto di incontro per enti di ricerca e competenze diverse. Il vicepresidente dell’Infn, Marco Pallavicini, ha descritto il sito come un luogo di dialogo e collaborazione scientifica aperto anche alla comunità locale, con iniziative di divulgazione scientifica e valorizzazione del patrimonio archeologico. Questo è reso possibile anche dal progetto SunLab e dall’installazione del telescopio MezzoCielo dell’Inaf, un prototipo capace di inquadrare un campo molto largo.
Il progetto ha ricevuto il sostegno di figure di spicco della comunità scientifica. Marica Branchesi, una delle protagoniste della scoperta delle onde gravitazionali, ha espresso il suo entusiasmo per la sinergia tra astrofisica e geofisica. Fulvio Ricci, pioniere nella ricerca sulle onde gravitazionali, e Massimo Chiappini, direttore del dipartimento Ambiente dell’Ingv, hanno lodato l’iniziativa, riconoscendo le potenzialità di un centro di ricerca integrato.
L’Ingv ha già un ruolo centrale nello studio delle caratteristiche dell’area di Sos Enattos, riconosciuta come una delle più silenziose al mondo dal punto di vista sismico. Gli strumenti utilizzati per questo scopo potrebbero costituire il nucleo iniziale di una rete di sensori avanzati, messi a disposizione da tutti gli enti di ricerca coinvolti. Questa rete permetterebbe di monitorare con grande precisione sia i fenomeni geologici sia quelli cosmici, offrendo dati preziosi per entrambe le discipline.