Gli automobilisti tedeschi hanno usato le tasse per finanziare progetti climatici all’estero che probabilmente non esistono nemmeno. Lo scrive oggi il Die Welt, uno dei principali quotidiani del Paese. Dei 75 progetti in Cina, solo uno è considerato non sospetto. Gli esperti calcolano il danno verso i consumatori in diversi miliardi, senza considerare la fiducia nella transizione energetica è scossa.
Scioccati, scioccati, sbalorditi: con queste parole, gli esperti dell’ADAC, dell’associazione degli agricoltori e dell’industria dei biocarburanti hanno commentato giovedì scorso l’evidente fallimento delle autorità in uno scandalo che si sta sempre più trasformando nel più grande e forse più grave caso di frode nella politica tedesca di protezione del clima.
“Per quanto riguarda la dimensione: non si tratta di noccioline, ma di miliardi di danni“, ha detto l’esperto ambientale della CDU Christian Hirte in una discussione pubblica con i rappresentanti dell’industria al Bundestag. Progetti ecologici finanziati dalla Germania in materia di emissioni di CO₂ all’estero sono stati probabilmente solo finti, il loro collaudo e l’accettazione da parte dei certificatori tedeschi sono stati falsificati.
Solo un esempio tra i tanti: gli automobilisti tedeschi avrebbero pagato circa 80 milioni di euro con la loro tassa sul clima per fare rifornimento per un presunto progetto di protezione del clima in una provincia uigura cinese, che si è rivelato essere un pollaio abbandonato durante l’ispezione. Una ricerca condotta da aziende bioenergetiche tedesche, innescata da una soffiata di un informatore cinese, è stata confermata da una ricerca in loco della rivista ZDF “Frontal”.