Rapa Nui: emerge una nuova verità dietro il mito

"In realtà, le persone sembrano aver dimostrato resilienza di fronte alle risorse limitate della regione"
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Contrariamente a quanto si era creduto finora, i polinesiani che raggiunsero l’Isola di Pasqua, conosciuta anche come Rapa Nui, potrebbero aver trovato modi innovativi per adattarsi alle difficili condizioni dell’isola, mantenendo una popolazione piccola e stabile per secoli. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science Advances, condotto da ricercatori della Columbia Climate School e della Binghamton University, con a capo Dylan Davis.

Cambiando la narrazione di Rapa Nui

Davis e il suo team hanno scoperto che queste tecniche agricole erano straordinariamente efficienti nel contesto delle risorse limitate dell’isola. “La nostra indagine suggerisce che gli abitanti di Rapa Nui non avrebbero potuto sostenere una massiccia popolazione come precedentemente ipotizzato“, spiega Davis. “In realtà, le persone sembrano aver dimostrato resilienza di fronte alle risorse limitate della regione.”

La tecnica dei giardini rocciosi, o pacciamatura litica, consisteva nello spargere rocce sulle superfici del terreno per creare microclimi che migliorassero la produttività agricola. Questa pratica era utilizzata anche da altre culture indigene, come quelle della Nuova Zelanda, delle Isole Canarie e del sud-ovest degli Stati Uniti. Gli studi hanno dimostrato che le insenature delle rocce interrompevano i venti secchi e creavano flussi d’aria turbolenti, riducendo le temperature superficiali diurne e aumentando quelle notturne.

Questa tecnica si rivelò particolarmente utile nelle aree più aride dell’isola, dove le risorse idriche erano scarse e le condizioni climatiche sfavorevoli. Nonostante l’ingegnosità di questi giardini rocciosi, la loro produttività era limitata. Gli orti moderni, utilizzati ancora oggi dagli abitanti dell’isola, testimoniano l’efficacia ma anche i limiti di questa tecnica agricola.

La verità sulla popolazione di Rapa Nui

Le tempi precedenti indicavano che l’Isola di Pasqua aveva raggiunto una popolazione massima di 25.000 abitanti. tuttavia, il nuovo studio dimostra che i giardini rocciosi occupavano meno dello 0,5% della superficie dell’isola. Se la popolazione si fosse sviluppata interamente sulle patate dolci, la capacità di sostentamento non avrebbe superato le 2.000 persone.

Inoltre, le analisi isotopiche dei resti ossei suggeriscono che i polinesiani ottenevano dal 35 al 45% dei loro nutrienti da fonti marine, portando il carico massimo della popolazione a circa 3.000 individui. Queste scoperte ribaltano la narrazione tradizionale di un collasso ecologico dovuto alla sovrappopolazione e allo sfruttamento eccessivo delle risorse.

Le fonti di nutrimento

Gli isotopi rinvenuti nei resti ossei indicano che i polinesiani di Rapa Nui non dipendevano esclusivamente dall’agricoltura per il loro sostentamento. Le risorse marine costituivano una parte significativa della loro dieta. La pesca e la raccolta di molluschi e altre risorse marine fornivano dal 35 al 45% dei nutrienti necessari alla popolazione.

Questa diversificazione delle fonti di nutrimento era cruciale per la sopravvivenza in un ambiente con risorse agricole limitate. Gli abitanti dell’isola svilupparono tecniche di pesca avanzate e costruirono canoe robuste per navigare nelle acque circostanti, dimostrando una notevole adattabilità e ingegno.

Sopravvivere nelle zone subtropicali più aride di Rapa Nui è stata una vera sfida,” concludono gli scienziati. “Questo lavoro fornisce l’opportunità di documentare meglio la natura e la portata delle strategie umane di adattamento.” La scoperta di questi adattamenti suggerisce che la storia di Rapa Nui potrebbe essere riscritta, allontanandosi dalla narrativa di un collasso ecologico e mettendo in luce una storia di resilienza e sostenibilità.

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