Gonfiore, dolore, meteorismo. Insieme a un’ampia varietà di sintomi, anche gastrici, che possono far pensare al reflusso e che, alla lunga, portano a problemi da malassorbimento che possono causare, tra l’altro, fragilità di capelli, unghie, denti. Nella costellazione di sigle che, in poche lettere, sintetizzano una molteplicità di malattie gastrointestinali a volte anche particolarmente complesse, “figurano a buon titolo la SIBO e la variante SIFO, rispettivamente acronimi di ‘Small Intestinal Bacterial Overgrowth’ e di ‘Small Intestinal Fungal Overgrowth“. Su queste forme cliniche, diffuse ma non sempre correttamente inquadrate, prova a mettere ordine l’immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione umana presso l’Università Lum di Bari. Le due sigle sono condizioni caratterizzate da una crescita eccessiva di batteri (SIBO) o di funghi (SIFO) nel piccolo intestino, “cioè nel lungo tratto dell’intestino tenue dove, normalmente, la quantità di microrganismi è molto più bassa di quella presente nel colon“, precisa Minelli che indica 10 punti per spiegare cosa sono e le loro implicazioni sulla salute.
Sintomi clinici della SIBO
Dal punto di vista clinico, il corteo dei sintomi che caratterizzano una SIBO è direttamente legato alla fermentazione causata dai batteri che abitano o che, migrando dal colon, vanno a localizzarsi nel piccolo intestino. L’attività fermentativa di questi microrganismi, con la conseguente produzione di gas, gonfia e distende le anse intestinali generando meteorismo, dolore tensivo dell’addome, talvolta flatulenza, stipsi o diarrea ovvero alternanza dell’una con l’altra.
Ma più frequentemente, tendendo a risalire verso l’alto, i gas procurano distensione talvolta anche dolorosa dello stomaco, turbe digestive e ancora pirosi esofagea con sensazione di bruciore retrosternale, talvolta tachicardia o extrasistolia, irritazione del tratto faringeo con tosse insistente e stizzosa, raucedine, impedimenti nella deglutizione, sapore metallico, lingua patinosa, alitosi. Possono anche manifestarsi sintomi extraintestinali, tra i quali soprattutto astenia, arrossamenti cutanei, disturbi respiratori più severi. Questo complesso di sintomi può spesso portare a diagnosi errate, poiché i sintomi gastrointestinali e respiratori possono sovrapporsi a quelli di altre patologie, rendendo essenziale una corretta identificazione della SIBO per gestire adeguatamente la condizione.
Malassorbimento e fragilità
Ma, attraverso i prodotti del loro metabolismo, prosegue l’esperto, i batteri migrati nell’intestino tenue possono anche alterarne il rivestimento interno, danneggiandone la struttura e così rendendo permeabile una “barriera” che individua in una solida impermeabilità il punto di forza della propria funzione.
Tutto ciò comporterà un malassorbimento di nutrienti le cui carenze ricadranno poi sulla salute delle ossa e degli annessi cutanei come capelli, denti, unghie che tenderanno a fragilizzarsi. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante perché la capacità dell’intestino tenue di assorbire nutrienti essenziali come vitamine e minerali è cruciale per il mantenimento della salute generale.
Quando questa funzione viene compromessa, possono manifestarsi una serie di condizioni debilitanti, tra cui osteoporosi, anemia, e fragilità generale del corpo. La perdita di integrità della barriera intestinale può anche facilitare l’ingresso di tossine e patogeni nel circolo sanguigno, aumentando il rischio di infezioni sistemiche e infiammazioni croniche, che possono ulteriormente peggiorare lo stato di salute complessivo.
Permeabilità intestinale e reazioni autoimmunitarie
Inoltre, un’alterazione strutturale della parete intestinale può favorire il transito nel sangue di proteine che, se normalmente processate e rielaborate da un epitelio intestinale sano, in caso di alterata permeabilità di quell’epitelio transiteranno direttamente nel sangue, così attivando dinamiche allergiche e/o autoimmunitarie. Questo fenomeno, noto come ‘leaky gut syndrome‘ o sindrome dell’intestino permeabile, può scatenare una risposta immunitaria aberrante, in cui il sistema immunitario attacca erroneamente i tessuti corporei sani, portando a condizioni autoimmunitarie come la celiachia, la tiroidite di Hashimoto e il lupus. La comprensione e il trattamento della permeabilità intestinale sono fondamentali non solo per prevenire queste gravi condizioni, ma anche per migliorare la qualità della vita dei pazienti che già ne soffrono. L’integrazione di probiotici, prebiotici e altre terapie mirate può aiutare a ripristinare l’integrità della barriera intestinale e ridurre l’infiammazione, contribuendo a un miglioramento generale della salute.
Cause della SIBO
Diverse sono le cause che possono portare ad una SIBO, continua lo specialista, in primis un’alimentazione povera di fibre. Queste sostanze, invece, oltre a rappresentare un supporto prebiotico validissimo per favorire la crescita dei batteri intestinali ‘buoni’, sono anche uno dei principali fattori capaci di ottimizzare il transito tanto di alimenti quanto di scorie lungo il canale intestinale.
Una dieta povera di fibre può portare a un rallentamento del transito intestinale, creando un ambiente favorevole alla crescita eccessiva di batteri patogeni. Inoltre, la mancanza di fibre può compromettere la produzione di acidi grassi a catena corta, che sono cruciali per la salute dell’intestino e del sistema immunitario. La fibra alimentare agisce come un prebiotico, nutrendo i batteri benefici e aiutando a mantenere un equilibrio sano del microbiota intestinale. Integrare la dieta con una varietà di fonti di fibre, come frutta, verdura, legumi e cereali integrali, può essere una strategia efficace per prevenire e gestire la SIBO, migliorando la salute digestiva e generale.
Stress e chirurgia
Altri fattori all’origine di una SIBO sono le condizioni di stress intenso e prolungato, i bypass gastrici e, in generale, gli interventi di chirurgia bariatrica capaci di alterare la struttura parietale dell’intestino e, con essa, l’equilibrio dei batteri ospiti. Lo stress cronico può influenzare negativamente la motilità intestinale, ridurre la secrezione di acido gastrico e alterare il flusso sanguigno intestinale, creando un ambiente favorevole per la crescita batterica anomala.
Gli interventi chirurgici, specialmente quelli che modificano la struttura del tratto gastrointestinale, possono portare a cambiamenti significativi nella funzione intestinale e nella composizione del microbiota. Questi cambiamenti possono alterare il pH intestinale, ridurre la motilità e compromettere la capacità dell’intestino di eliminare efficacemente i batteri nocivi. La gestione dello stress attraverso tecniche di rilassamento, esercizio fisico e supporto psicologico, insieme a una pianificazione attenta degli interventi chirurgici e alla cura post-operatoria, è cruciale per prevenire l’insorgenza della SIBO e mantenere la salute intestinale.
Farmaci e disbiosi
L’assunzione di farmaci antispastici, frequente nei casi di colon irritabile, illustra ancora Minelli, tende a rallentare il movimento del cibo e delle scorie lungo il canale intestinale, ciò che evidentemente altera l’equilibrio dei batteri a scapito di quelli buoni. Altri farmaci potenzialmente in grado di provocare disbiosi nell’intestino, con conseguente comparsa di SIBO/SIFO, sono gli antibiotici o i gastroprotettori se assunti in maniera continuativa e protratta nel tempo. E poi ansiolitici o psicofarmaci ad azione sedativa, potenzialmente in grado di inibire la corretta funzione neuro-muscolare dell’intestino.
L’uso prolungato di questi farmaci può portare a un’alterazione significativa del microbiota intestinale, riducendo la diversità batterica e favorendo la crescita di ceppi patogeni. La disbiosi risultante può compromettere la funzione immunitaria intestinale e aumentare il rischio di infezioni, infiammazioni e condizioni autoimmunitarie. È essenziale valutare attentamente l’uso di questi farmaci, considerare alternative terapeutiche quando possibile e implementare strategie per proteggere e ripristinare il microbiota intestinale, come l’uso di probiotici, una dieta equilibrata e stili di vita sani.
Alcol e zuccheri
A favorire l’insorgenza di una SIBO, ricorda l’esperto, anche il consumo ricorrente di alcol o di abbondanti quantità di zuccheri semplici. L’alcol può avere un effetto tossico diretto sulla mucosa intestinale, alterare la permeabilità intestinale e favorire la crescita di batteri patogeni.
Gli zuccheri semplici, d’altro canto, possono fermentare rapidamente nell’intestino, creando un ambiente favorevole per i batteri fermentativi e aumentando la produzione di gas, con conseguenti sintomi di gonfiore e dolore. Una dieta ricca di zuccheri semplici può anche contribuire a disbiosi, riducendo la diversità del microbiota e favorendo l’infiammazione intestinale. Per prevenire e gestire la SIBO, è consigliabile limitare il consumo di alcol e zuccheri semplici, preferendo invece alimenti ricchi di fibre, nutrienti e probiotici, che possono supportare la salute intestinale e promuovere un equilibrio microbico ottimale.
Dieta FODMAP
In fatto di alimenti, descrive Minelli, nella SIBO come nella SIFO una grandissima rilevanza hanno i cosiddetti FODMAP (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi fermentabili e polioli), ovvero alimenti contenenti al loro interno zuccheri fermentabili come il fruttosio o il lattosio che costituiscono il substrato nutritivo dei batteri fermentativi. Nel momento in cui questi ultimi dovessero abbondare nell’intestino tenue, trarrebbero dai FODMAP le risorse per produrre grandi quantità di gas con tutte le conseguenze e la cascata di sintomi intestinali ed extraintestinali. La dieta a basso contenuto di FODMAP è stata sviluppata per ridurre la fermentazione batterica e alleviare i sintomi associati alla SIBO. Questa dieta implica l’eliminazione o la riduzione di alimenti ad alto contenuto di FODMAP, come certi tipi di frutta, verdura, legumi, latticini e dolcificanti artificiali, sostituendoli con alimenti a basso contenuto di FODMAP che sono meno fermentabili e quindi meno probabili a causare gonfiore e dolore. La dieta a basso contenuto di FODMAP può essere un intervento efficace per gestire la SIBO, ma è importante seguire questa dieta sotto la supervisione di un nutrizionista o di un dietista per garantire che sia bilanciata e sostenibile a lungo termine.
Diagnosi della SIBO
“La diagnosi di SIBO viene generalmente effettuata attraverso un ‘breath-test’ che misuri nell’aria espirata del paziente i quantitativi di gas metano e di idrogeno prodotti dai suoi batteri,” spiega l’immunologo. Questo test è essenziale per identificare la presenza di batteri in eccesso nel piccolo intestino, che possono fermentare carboidrati e produrre gas. Il breath-test viene eseguito dopo che il paziente ha ingerito una soluzione contenente un carboidrato specifico, come il lattulosio o il glucosio. Il gas prodotto dalla fermentazione viene poi misurato nell’aria espirata a intervalli regolari per diverse ore. Un aumento significativo dei livelli di metano o idrogeno indica la presenza di SIBO. Il breath-test è un metodo non invasivo e relativamente semplice per diagnosticare la SIBO, ma può essere influenzato da vari fattori, inclusa la dieta e l’uso di farmaci, quindi è importante prepararsi adeguatamente per il test e interpretare i risultati con attenzione. Altri metodi diagnostici, come l’analisi del microbiota intestinale attraverso campioni fecali o biopsie intestinali, possono essere utilizzati in combinazione con il breath-test per fornire una diagnosi più completa”.
Come curare la SIBO
Il miglior approccio terapeutico in grado di agire efficacemente su SIBO e SIFO, conclude Minelli, si basa sullo studio analitico della composizione microbica intestinale del soggetto interessato e sulla conseguente ricomposizione, attraverso un trattamento pre e probiotico preciso e personalizzato, di un assetto batterico equilibrato in grado di riportare stabilmente in salute i pazienti. Questo approccio richiede un’analisi dettagliata del microbiota intestinale del paziente, utilizzando tecniche avanzate di sequenziamento genetico per identificare i ceppi batterici presenti e il loro equilibrio. Sulla base di questi dati, può essere formulato un piano terapeutico che include l’uso di probiotici specifici per favorire la crescita di batteri benefici, prebiotici per nutrire questi batteri, e altri interventi dietetici e nutrizionali per supportare la salute intestinale. In alcuni casi, possono essere necessari antibiotici o antifungini specifici per ridurre la popolazione di batteri o funghi patogeni. La terapia personalizzata deve essere monitorata e adattata nel tempo per garantire che sia efficace e che promuova la guarigione a lungo termine. La collaborazione tra il paziente e un team di specialisti, inclusi gastroenterologi, nutrizionisti e altri professionisti della salute, è fondamentale per il successo del trattamento e per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da SIBO o SIFO.
Gonfiore, dolore, meteorismo, e una miriade di altri sintomi, sia intestinali che extraintestinali, possono indicare la presenza di SIBO, una condizione spesso confusa con il reflusso ma che possiede una sua precisa identità clinica. È fondamentale riconoscere e comprendere questa condizione per poterla gestire in maniera efficace, adottando un approccio terapeutico che tenga conto delle specificità di ogni paziente.