Albert Einstein credeva veramente in Dio? Sfatiamo 5 falsi miti

Credeva in un principio ordinatore nell'universo, ma rifiutava l'idea di un dio personale che intervenisse negli affari umani
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Albert Einstein, celebre come il più grande fisico del XX secolo, ha lasciato un’eredità che va ben oltre la sua teoria della relatività e l’equazione iconica E=mc². La sua vita è un racconto di scoperte scientifiche rivoluzionarie e di una personalità ricca di sfumature e contraddizioni. La figura di Einstein incarna il prototipo del genio scientifico moderno, ma la sua esistenza fu segnata anche da profonde riflessioni filosofiche, impegni sociali e curiosità per il mondo che lo circondava. Ecco 5 fatti sorprendenti che delineano il ritratto complesso di questo straordinario uomo, il cui impatto sulla scienza e sulla cultura perdura ancora oggi.

Premio Nobel per l’Effetto Fotoelettrico

Einstein vinse il Premio Nobel per la Fisica nel 1921 per il suo lavoro sull’effetto fotoelettrico, una scoperta che gettò le basi per la teoria quantistica della luce. Questo fenomeno, che descrive come la luce possa liberare elettroni dai metalli, fu cruciale per lo sviluppo della fisica moderna. Nonostante le sue numerose altre contribuzioni significative alla fisica teorica, come la teoria della relatività ristretta e generale, fu questo lavoro a valergli il riconoscimento più prestigioso. La sua capacità di comprendere e spiegare fenomeni complessi in termini semplici non solo cambiò il modo in cui vediamo l’universo, ma anche il modo in cui la scienza si comunica.

Amicizia con Charlie Chaplin

Einstein e Charlie Chaplin, entrambi residenti negli Stati Uniti negli anni ’30, divennero amici a seguito della comune avversione per il nazismo e il regime di Hitler in Europa. Chaplin, famoso per il suo impegno contro le ingiustizie sociali, trovò un alleato in Einstein, condividendo una sensibilità umanitaria comune. La loro amicizia era una testimonianza del modo in cui due personalità apparentemente molto diverse potevano trovare un terreno comune attraverso l’impegno sociale e la lotta contro l’oppressione. Einstein apprezzava profondamente l’arte di Chaplin, vedendo nei suoi film una critica sociale mascherata da commedia, e Chaplin rispettava la mente brillante di Einstein e il suo impegno per la pace.

Non credeva in Dio

Einstein aveva una visione unica e non convenzionale sulla religione e la filosofia. Credeva in un principio ordinatore nell’universo, ma rifiutava l’idea di un dio personale che intervenisse negli affari umani, definendolo come un’idea troppo antropomorfica. Descriveva il suo sentimento religioso come una sorta di “spiritualità cosmica” basata sulla meraviglia e il rispetto per le leggi naturali. Questa visione lo portò a scontrarsi con le interpretazioni religiose tradizionali, ma anche a trovare un profondo senso di connessione con l’universo attraverso la scienza. Le sue riflessioni sulla religione e la filosofia influenzarono non solo i suoi contemporanei, ma continuano a stimolare il dibattito sui rapporti tra scienza e spiritualità.

Rifiuto di indossare i calzini

Einstein aveva una particolare avversione per i calzini, ritenendoli scomodi e irritanti. Preferiva camminare a piedi nudi o indossare scarpe senza calzini, una stranezza che lo distingueva anche in altri aspetti della sua personalità eccentrica. Questo dettaglio, apparentemente insignificante, rifletteva il suo approccio pragmatico e anticonformista alla vita. Einstein non si preoccupava delle convenzioni sociali e preferiva concentrarsi sulle cose che realmente contavano per lui, come la scienza e la ricerca della verità. La sua eccentricità si manifestava anche in altri modi, come il suo amore per la musica e la sua abitudine di suonare il violino per rilassarsi e trovare ispirazione.

Lettera a Franklin D. Roosevelt

Nel 1939, Einstein scrisse una lettera al presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt per avvertirlo dell’importanza di iniziare la ricerca sulle armi atomiche, temendo che i nazisti potessero svilupparle prima degli Alleati. Questa lettera, scritta insieme al fisico Leó Szilárd, fu un momento cruciale che portò all’avvio del Progetto Manhattan e alla successiva costruzione della bomba atomica. Sebbene Einstein non partecipò direttamente al progetto, il suo avvertimento sottolineava l’importanza delle implicazioni etiche della scienza. La sua preoccupazione per l’uso responsabile della tecnologia e il suo impegno per la pace mondiale rimasero costanti per tutta la sua vita, riflettendo la profondità della sua umanità e il suo senso di responsabilità verso l’umanità.

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