Ricerca: ‘stampelle molecolari’ contro il Parkinson e nuovi bersagli anti-Alzheimer

Dagli studi Mnesys, una novità per contrastare un difetto genetico all'origine della malattia che compromette il movimento
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Stampelle molecolari‘ per intervenire sul difetto di un gene – il Gba1- che rappresenta il rischio genetico più frequente per lo sviluppo della malattia di Parkinson. È il risultato di uno studio discusso al I Forum nazionale delle neuroscienze che si chiude oggi a Napoli, condotto nell’ambito dello Spoke 6 di Mnesys, ‘Cern italiano’ per la ricerca sul cervello finanziato dal PNRR. Lo Spoke 6 è dedicato a ‘Neurodegenerazione, trauma e ictus’ e si stanno studiando, quindi, anche i meccanismi alla base delle demenze e del Parkinson per identificare nuovi trattamenti terapeutici.

In particolare, il gruppo di ricerca dell’università di Firenze coordinato da Francesca Clemente, ricercatrice Mnesys, e da Francesca Cardona, docente di Chimica organica all’università di Firenze, in un lavoro pubblicato su ‘ChemBioChem’ a ottobre scorso ha sperimentato una possibilità per rimediare all’alterazione del gene Gba1 che provoca un deficit nell’attività dell’enzima glucocerebrosidasi (GCase), dovuto a un’errata struttura molecolare. “La ricerca ha scoperto delle nuove ‘stampelle molecolari’, molecole organiche con struttura simile a quella degli zuccheri, in grado di correggere la struttura errata dell’enzima GCase, permettendogli di continuare a svolgere il suo ruolo e rappresentando quindi un promettente nuovo approccio terapeutico per una malattia attualmente orfana di cura“, spiega Cardona.

Ipotesi per il trattamento dell’Alzheimer

All’interno dello Spoke 6 anche ipotesi terapeutiche per il trattamento della malattia di Alzheimer, che sono state valutate in uno studio condotto dal gruppo di ricerca di Farmacologia dei lipidi dell’università di Parma, coordinato da Franco Bernini e pubblicato su ‘Alzheimer’s Research & Therapy’ a maggio 2023. Questo lavoro, insieme a ricerche precedenti, si è occupato dello studio del colesterolo del cervello per identificare nuovi bersagli farmacologici nel trattamento dell’Alzheimer.

Il colesterolo è essenziale per le funzioni dei neuroni, ma questi in età adulta non sono in grado di sintetizzarlo efficacemente“, afferma Bernini, docente di Farmacologia del Dipartimento di Scienze degli alimenti e del farmaco dell’Università di Parma. Nel cervello dell’adulto il colesterolo viene prodotto da varie cellule, tra cui gli astrociti, che hanno il compito di garantirne un adeguato apporto ai neuroni. Tale apporto è essenziale – sottolineano i ricercatori – perché la presenza della barriera ematoencefalica isola il colesterolo cerebrale da quello presente nel sangue. Nel cervello dei pazienti con Alzheimer è però presente un alto livello di una proteina, già nota per il suo ruolo nel metabolismo del colesterolo, denominata Pcsk9, capace di limitare il trasporto di colesterolo dagli astrociti ai neuroni, con potenziali effetti neurodegenerativi.

A conferma di tale ipotesi anche uno studio, condotto dallo stesso gruppo di ricerca, pubblicato a novembre 2023 su ‘Brain, Behaviour and Immunity’, che ha dimostrato come “il silenziamento genico di Pcsk9 in topi con malattia di Alzheimer ne abbia migliorato significativamente le funzioni cognitive e ridotto l’accumulo di beta amiloide, lo stesso peptide tossico che si accumula nel cervello dei malati”, chiarisce Bernini.

I risultati ottenuti – conclude – sono promettenti in quanto aprono la strada allo sviluppo di strategie terapeutiche innovative. A questo riguardo, la ricerca si sta ora orientando verso lo studio di nuove molecole capaci di inibire la proteina Pcsk9 nel cervello. Tale effetto ripristinerebbe un adeguato rifornimento di colesterolo al neurone preservandone la funzionalità e contribuendo quindi a contrastare la malattia di Alzheimer”.

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