Un nuovo studio rivela il fattore sociale dietro gli Ictus

Lo studio ha coinvolto più di dodicimila individui adulti di età pari o superiore ai 50 anni
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La solitudine non è più semplicemente un’emozione da sottovalutare ma sta emergendo come un serio problema di salute pubblica, soprattutto per gli adulti e gli anziani. Un recente studio condotto dalla Harvard T.H. Chan School of Public Health ha evidenziato un legame significativo tra la solitudine cronica e un aumentato rischio di ictus, una delle principali cause di disabilità e mortalità a livello globale.

La solitudine e l’Ictus

Lo studio ha coinvolto più di dodicimila individui adulti di età pari o superiore ai 50 anni, valutati inizialmente tra il 2006 e il 2008. Utilizzando la Revised UCLA Loneliness Scale, i ricercatori hanno misurato il livello di solitudine dei partecipanti e hanno ripetuto l’analisi quattro anni dopo su una parte del campione. Questa metodologia ha permesso di distinguere tra solitudine transitoria e cronica nel tempo.

I risultati sono stati sorprendenti: coloro che hanno manifestato solitudine solo nella prima fase dello studio hanno mostrato un rischio di ictus superiore del 25% rispetto ai non solitari. In contrasto, coloro che hanno continuato a sperimentare solitudine in entrambe le misurazioni hanno registrato un rischio del 56% più alto di sviluppare ictus rispetto ai loro coetanei non solitari nel corso degli anni.

Secondo Yenee Soh, autrice principale dello studio, la solitudine può influenzare il rischio di ictus in vari modi. Da un lato, può promuovere uno stile di vita meno sano, caratterizzato da comportamenti come il fumo, l’abuso di alcol e una scarsa qualità del sonno. Dall’altro lato, la solitudine può contribuire a condizioni fisiologiche dannose come l’infiammazione cronica e l’ipertensione, entrambe associate all’ictus.

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