Vaiolo delle scimmie, allarme degli esperti: “nuovo ceppo corre in Congo, rischio diffusione internazionale”

Un nuovo ceppo del virus Mpox risulta essere "il più pericoloso finora": gli esperti definiscono la situazione come "preoccupante"
MeteoWeb

Un nuovo ceppo del virus Mpox, noto come vaiolo delle scimmie prima che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ne cambiasse il nome, si sta diffondendo rapidamente lungo il confine orientale della Repubblica democratica del Congo. La situazione viene definita “preoccupante” e allarma i funzionari sanitari che stanno monitorando il patogeno, perché questo ceppo risulta essere “il più pericoloso finora”, evidenziano gli esperti di salute globale, secondo cui il rischio è ora quello di una diffusione transfrontaliera e internazionale del virus.

L’attuale epidemia è stata causata dalla trasmissione sessuale, ma ci sono evidenze del fatto che questo ceppo può essere trasmesso anche attraverso il contatto stretto pelle a pelle. L’alert lanciato degli esperti è rimbalzato sulla stampa internazionale. Gli esperti, come riporta la BBC online, affermano che la nuova variante rischia di superare i confini della Repubblica democratica del Congo, dove l’accesso ai vaccini e alle cure è limitato, raggiungendo altri Paesi.

Il nuovo ceppo appartiene alla famiglia definita clade I, più mortale, ma è distinto da altri focolai che hanno precedentemente colpito la regione. Molti bambini sono stati infettati, hanno riferito gli esperti, compresi neonati durante la gravidanza. E sono stati segnalati casi di un piccolo numero di donne incinte infette che hanno avuto aborti. Alcuni pazienti hanno riportato complicazioni a lungo termine agli occhi (anche perdita della vista), alla pelle e ai genitali. Nei casi finora riscontrati nella Repubblica Democratica del Congo, il nuovo ceppo risulterebbe avere un tasso di mortalità del 4% negli adulti e del 10% nei bambini.

La malattia può passare attraverso gli aeroporti. Una persona con lesioni può attraversare i confini perché non ci sono controlli“, ha fatto notare Leandre Murhula Masirika, del dipartimento sanitario della provincia del Sud Kivu, una delle zone congolesi più colpite. “Ho molta paura che causerà ulteriori danni”, ha aggiunto.

Gli ultimi dati ufficiali dell’Oms mostrano che quest’anno nella Repubblica democratica del Congo si sono verificati quasi 8mila casi di Mpox, inclusi 384 decessi, quasi la metà dei quali tra bambini sotto i 15 anni. Test di laboratorio su campioni di virus provenienti dalla zona hanno recentemente permesso di rilevare il nuovo ceppo virale, che contiene mutazioni che sembrano aiutarlo a circolare tra gli esseri umani. Nella città mineraria di Kamituga, dove si pensa che il ceppo abbia avuto origine tra le prostitute nel settembre 2023, i casi sono in aumento. Tra i contagiati ci sono studenti, operatori sanitari che curano pazienti affetti da Mpox e intere famiglie. Il nuovo ceppo è stato rilevato in diverse città lungo il confine, tra cui Goma, che confina con il Ruanda.

“Rinnovato rischio di diffusione transfrontaliera e internazionale”

Per l’Oms tutto questo rappresenta “un rinnovato rischio di diffusione transfrontaliera e internazionale che potrebbe potenzialmente portare ad un aumento del rischio di malattie gravi”. Gli scienziati africani, che hanno lanciato un alert sull’epidemia in corso, temono che il nuovo virus, più veloce nel diffondersi, stia causando malattie più gravi e più morti nei bambini e negli adulti e chiedono un’azione urgente per migliorare la ricerca sul virus e accelerare la distribuzione dei vaccini. C’è anche preoccupazione per il rischio di una diffusione asintomatica.

I dati attuali sui casi sono “la punta dell’iceberg”, secondo Trudie Lang, professoressa dell’Università di Oxford. “E’ sicuramente la varietà più pericolosa finora. Non sappiamo quanti casi non gravi siano sommersi”, evidenzia. E l’attuale stagione secca potrebbe vedere una maggiore trasmissione, in particolare durante le vacanze scolastiche. Ma “se si riuscissero a vaccinare le prostitute e gli operatori sanitari – afferma Masirika – penso che i casi potrebbero ridursi”.

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