Vietare i social agli under 16? La discussa proposta in USA

Il comitato della NASEM ha enfatizzato la complessità della questione, suggerendo che sia necessaria una valutazione più equilibrata dei dati disponibili
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Negli Stati Uniti, un acceso dibattito ha preso piede intorno alla proposta di limitare l’accesso ai social media e agli smartphone per gli adolescenti under 16, con l’intento di ridurre i crescenti problemi di salute mentale tra i giovani. Il tema è al centro del nuovo libro di Jonathan Haidt, “The Anxious Generation: How the Great Rewiring of Childhood Is Causing an Epidemic of Mental Illness“, che ha scatenato reazioni contrastanti all’interno della comunità scientifica e oltre.

L’argomento di Haidt contro i social agli under 16

Jonathan Haidt, psicologo sociale presso la Stern School of Business della New York University, sostiene che l’uso eccessivo di smartphone e social media stiano contribuendo in modo significativo all’aumento dei disturbi mentali tra i giovani. Secondo Haidt, limitare l’accesso a questi strumenti fino a certe età cruciali – 14 anni per gli smartphone e 16 per i social media – potrebbe avere un impatto positivo nel contrastare questa tendenza.

Il libro di Haidt ha attirato una vasta attenzione mediatica e pubblica, diventando un best seller del New York Times. Tuttavia, le sue posizioni hanno suscitato critiche da parte di alcuni colleghi e esperti, che contestano la solidità scientifica delle sue argomentazioni. Candice Odgers, psicologa specializzata nella salute mentale degli adolescenti, ha sottolineato su Nature che il panico morale attorno a questo tema potrebbe essere eccessivo, suggerendo che altri fattori oltre agli smartphone e ai social media potrebbero giocare un ruolo nella salute mentale dei giovani.

La posizione della NASEM

Contrariamente alle affermazioni di Haidt, l’Accademia Nazionale delle Scienze, dell’Ingegneria e della Medicina degli Stati Uniti (NASEM) ha recentemente pubblicato un rapporto che indica come le evidenze scientifiche attuali non supportino completamente l’idea di una correlazione diretta e universale tra social media e gravi problemi di salute mentale tra adolescenti. Il comitato della NASEM ha enfatizzato la complessità della questione, suggerendo che sia necessaria una valutazione più equilibrata dei dati disponibili.

Michael Rich, pediatra presso l’Ospedale pediatrico di Boston, ha sottolineato la necessità di educare i giovani su come utilizzare in modo responsabile e sano queste tecnologie avanzate. La posizione della NASEM riflette un approccio più cauto e basato sulle evidenze rispetto alla prospettiva più allarmista di Haidt.

Il dibattito su smartphone e social media non è solo una questione accademica, ma ha importanti implicazioni per la salute pubblica e per la fiducia nel progresso scientifico. Durante la pandemia di COVID-19, abbiamo visto come la comunicazione pubblica della scienza possa influenzare profondamente l’opinione pubblica e le politiche governative.

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