A più di dieci anni dalla scomparsa misteriosa del volo MH370 della Malaysian Airlines, che portava con sé 239 persone, una nuova luce sembra brillare nel buio dell’ignoto grazie a un segnale sonoro rilevato sul fondo dell’Oceano Indiano. Questo segnale fugace, catturato da microfoni subacquei progettati originariamente per monitorare violazioni del Trattato sulla messa al bando dei test nucleari, potrebbe finalmente fornire indizi cruciali sulla tragica fine del Boeing 777.
Volo MH370: l’aereo sparito nel nulla
Il team di ricercatori dell’Università di Cardiff ha dedicato anni di studio a quest’indagine, focalizzandosi sull’analisi delle registrazioni di due idrofoni distanti migliaia di chilometri l’uno dall’altro: uno situato a Capo Leeuwin, nell’Australia occidentale, e l’altro nel territorio britannico di Diego Garcia. Questi dispositivi altamente sensibili hanno il potenziale per rilevare anche le più minute variazioni nell’acustica sottomarina, essendo progettati per captare onde sonore di esplosioni oceaniche.
Secondo le ipotesi degli esperti, un impatto dell’aereo da 200 tonnellate come il MH370 avrebbe rilasciato un’energia equiparabile a quella di un piccolo terremoto. È da queste premesse che nasce la teoria che il segnale sonoro registrato potrebbe essere stato generato dall’impatto del Boeing 777 con l’acqua, se precipitato a una velocità di circa 200 metri al secondo. È da queste premesse che nasce la teoria che il segnale sonoro registrato potrebbe essere stato generato dall’impatto del Boeing 777 con l’acqua.
Tuttavia, il quadro non è ancora completo. Mentre il microfono a Capo Leeuwin ha rilevato un segnale durante il periodo di tempo in cui l’aereo avrebbe potuto precipitare, quello a Diego Garcia non ha registrato alcuna anomalia significativa. Questo disaccordo tra le due stazioni solleva domande fondamentali sulla natura e sull’origine precisa del segnale, alimentando ulteriori interrogativi piuttosto che fornire risposte definitive.
Speranze per il volo MH370
Il dottor Usama Kadri, il principale investigatore del team, ha espresso cautela ottimistica riguardo alla scoperta. Egli ritiene che ulteriori studi e analisi dei dati raccolti possano gettare luce sul destino del MH370, seguendo un approccio simile a quello utilizzato per ritrovare il sottomarino argentino ARA San Juan dopo la sua scomparsa. Kadri suggerisce l’impiego di esplosioni controllate, con un’energia equiparabile a quella stimata per l’incidente del volo MH370, per potenziare ulteriormente l’accuratezza delle registrazioni e la loro interpretazione.
Il confronto diretto tra i segnali catturati dalle stazioni di Capo Leeuwin e Diego Garcia rappresenta un passo cruciale per la validazione delle ipotesi iniziali. Se i segnali provenienti da entrambe le stazioni si dimostrassero coerenti e significativamente più forti rispetto al segnale misterioso, ciò potrebbe suggerire una nuova fase di analisi intensiva. D’altro canto, una mancanza di coerenza tra i dati potrebbe indicare la necessità di rivalutare non solo il periodo di tempo ma anche la zona geografica precedentemente designata per le ricerche ufficiali dell’aereo.
Il volo MH370 è stato ritrovato?
La saga del volo MH370 rimane una delle più grandi incognite nella storia dell’aviazione moderna, tormentando familiari e esperti con il suo enigmatico mistero. Tuttavia, con il costante avanzamento della tecnologia e l’impegno incrollabile dei ricercatori, c’è la speranza che finalmente possa emergere la verità tanto attesa, portando conforto e chiusura alle famiglie delle 239 persone a bordo del tragico volo MH370 che non è mai stato ritrovato.