Il 6 luglio 1988 esplode in mare la piattaforma Piper Alpha: 167 morti

L'incidente della Piper Alpha portò a una radicale revisione delle norme di sicurezza nell'industria petrolifera offshore
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Il 6 luglio 1988, una delle peggiori tragedie nella storia dell’industria petrolifera colpì il Mare del Nord. La piattaforma di trivellazione Piper Alpha, gestita dalla Occidental Petroleum, fu distrutta da una serie di esplosioni seguite da un devastante incendio, causando la morte di 167 lavoratori su 226 presenti a bordo. L’incidente ebbe inizio con una piccola fuga di gas, ma la situazione degenerò rapidamente quando una serie di errori umani e guasti tecnici portarono a una massiccia esplosione. Il fuoco si propagò rapidamente attraverso la piattaforma, alimentato dalle riserve di petrolio e gas. Le strutture di sicurezza si rivelarono insufficienti e molte delle vie di fuga furono subito inaccessibili a causa del fumo e delle fiamme.

Nonostante gli sforzi eroici di alcuni membri dell’equipaggio e delle squadre di soccorso, la maggior parte delle vittime non ebbe scampo. Solo 59 persone riuscirono a salvarsi, alcune lanciandosi in mare tra le fiamme e i detriti.

L’incidente della Piper Alpha portò a una radicale revisione delle norme di sicurezza nell’industria petrolifera offshore. Le inchieste successive evidenziarono gravi lacune nella gestione della sicurezza e nella manutenzione della piattaforma, portando a nuove regolamentazioni per prevenire simili tragedie in futuro.

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