Con oltre 70 associazioni rappresentative da 60 paesi, 20.000 mercati coinvolti, 200.000 famiglie agricole e oltre 300 milioni di consumatori, la World Farmers Markets Coalition apre la sua assemblea che per due giorni si terrà all’interno del mercato di Campagna Amica del Circo Massimo a Roma alla presenza, tra gli altri, del ministro degli esteri Antonio Tajani, del ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida (presente nella mattinata di sabato), del sindaco di Roma Roberto Gualtieri oltre che del Presidente di Coldiretti Ettore Prandini e del Segretario Generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo.
Nata nel 2021 su impulso di Coldiretti e Campagna Amica, la WorldFMC è un’organizzazione non-profit che fa parte dei dieci progetti selezionati nell’ambito del Programma Food Coalition della Food and Agriculture Organization (Fao). In poco tempo è diventata un punto di riferimento sulle tematiche internazionali del cibo locale, anche grazie all’esperienza italiana dei mercati contadini, con la rete di Campagna Amica che si propone oggi come modello a livello mondiale per aiutare le economie dei Paesi più poveri, a sviluppare filiere alimentari “dal basso” per difendere la democraticità del cibo e riappropriarsi dei processi decisionali a vantaggio della collettività. Un esempio è il MAMi (Mediterranean African Markets Initiative), finanziato dal ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale e svolto dal Ciheam Bari con la collaborazione della World Farmers Markets Coalition e Campagna Amica, che prevede la creazione di una rete di mercati in Tunisia, Egitto, Kenya, Libano e Albania.
Mentre le catene globali controllate dalle multinazionali, che spingono i cibi ultraprocessati, sfruttano territori e risorse, la maggior parte dell’umanità è nutrita da filiere alimentari di prossimità.
Uno studio di IPES-Food, intitolato “Food from somewhere: building food security and resilience through territorial markets”, rivela che oltre il 70% della popolazione mondiale è alimentata da piccoli produttori e reti di agricoltori, che utilizzano meno di un terzo delle terre agricole e delle risorse globali.
Per questo, agricoltori da tutto il mondo, istituzioni, tecnici ed esperti nel campo dell’agricoltura e dello sviluppo comunitario, condivideranno esperienze all’interno di una comunità globale di pratiche dei mercati agricoli.
Rappresentanti di oltre 30 paesi e regioni diverse, tra cui Bangladesh, Brasile, Canada, Stati Uniti, Uganda, Vietnam, solo per citarne alcuni, uniranno le forze per supportare lo sviluppo di sistemi alimentari locali sostenibili. Questo incontro mira a colmare il divario tra le aree rurali e urbane, potenziando le economie locali, migliorando la sanità pubblica e promuovendo la biodiversità attraverso partenariati nei mercati agricoli.
Il valore del cibo di prossimità
Secondo un’analisi Coldiretti su dati Fao, gli agricoltori di piccola scala e a conduzione familiare producono l’80% dell’approvvigionamento alimentare nell’Africa sub-sahariana e Asia. In media, con il fabbisogno alimentare delle città viene fornito principalmente da un’agricoltura attiva nel raggio di 500 km. Per fare qualche esempio, che avvalora tale dato, metà della frutta e della verdura consumata in Messico è venduta nei mercati, 30 milioni di italiani acquistano direttamente dagli agricoltori, e negli ultimi tempi i mercati contadini sono quadruplicati sia in Italia che negli Stati Uniti.
La situazione in Italia
In Italia, negli ultimi cento anni, si è perso il 75% delle varietà di frutti secondo l’allarme lanciato dalla Fao. Coldiretti ha invertito la rotta, salvando 418 cibi antichi grazie ai mercati degli agricoltori e alle fattorie di Campagna Amica. Con 5.547 prodotti alimentari tradizionali censiti, 320 specialità Dop/Igp e 526 vini Dop/Igp, l’Italia è leader mondiale in biodiversità alimentare. Italia che è anche leader in Europa con quasi 80mila operatori nel biologico. Sul territorio nazionale – spiega Coldiretti – oggi ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e 533 varietà di olive contro le 70 spagnole.