Gli esseri umani hanno causato l’estinzione dei grandi mammiferi: le prove sono evidenti

La tempistica delle estinzioni, le preferenze alimentari degli animali e i requisiti climatici hanno tutti giocato un ruolo nel definire la sorte delle specie giganti
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Nel vasto e intricato mosaico della storia naturale, un capitolo oscuro e significativo è stato scritto dall’azione umana: l’estinzione dei grandi mammiferi. Questa narrazione, intessuta di scoperte archeologiche, analisi genetiche e dati climatici, emerge come un racconto di impatto umano su scala globale. L’Università di Aarhus, attraverso il suo Centro per le dinamiche ecologiche in una nuova biosfera (ECONOVO), ha delineato in dettaglio come l’interazione tra Homo sapiens e la megafauna abbia plasmato il paesaggio ecologico nel corso degli ultimi 50.000 anni.

L’estinzione dei grandi mammiferi

Le prove accumulatesi indicano con sempre maggiore certezza che la caccia umana è stata il fattore preponderante nell’estinzione di almeno 161 specie di mammiferi, tra cui 57 megaerbivori. Questi giganti del regno animale, con una massa corporea superiore alla tonnellata, sono stati particolarmente vulnerabili allo sfruttamento umano a causa dei loro lunghi periodi di gestazione, della bassa fecondità e della maturità sessuale tardiva. Questi fattori li hanno resi prede ideali per i primi cacciatori umani, che si sono dimostrati capaci di ridurre drasticamente le loro popolazioni in tutto il mondo.

L’analisi multidisciplinare condotta da ECONOVO ha integrato dati provenienti da studi genetici, archeologici e climatici per formare un quadro completo delle estinzioni. La tempistica delle estinzioni, le preferenze alimentari degli animali e i requisiti climatici hanno tutti giocato un ruolo nel definire la sorte delle specie giganti. Tuttavia, è emerso chiaramente che le estinzioni sono avvenute in correlazione con l’espansione e l’evoluzione delle popolazioni umane e le loro tecniche di caccia avanzate.

Il ruolo del cambiamento climatico

Sebbene i cambiamenti climatici durante il tardo Pleistocene abbiano certamente influenzato le popolazioni e la distribuzione delle specie, il loro impatto sulle estinzioni selettive della megafauna è stato limitato. Le ere glaciali e interglaciali precedenti non hanno causato estinzioni selettive di grandi dimensioni, come è emerso dalle analisi storiche del clima. Questo contrasta marcatamente con il periodo recente, dove la pressione antropica ha determinato una perdita significativa di megafauna in ambienti climaticamente diversi e stabili.

Il professor Jens-Christian Svenning, autore principale dell’articolo di revisione, commenta: “Le precedenti fasi di cambiamento climatico non hanno causato una perdita selettiva di megafauna, come osservato negli ultimi 50.000 anni. Questo suggerisce che il ruolo del clima nelle estinzioni della megafauna è stato minore rispetto all’azione diretta dell’uomo“.

Evidenze archeologiche

Le scoperte archeologiche di trappole progettate per grandi animali, insieme all’analisi isotopica delle ossa umane e ai residui proteici dalle punte delle lance, forniscono prove concrete dell’efficacia dei primi cacciatori umani nella caccia ai mammiferi più grandi. Queste tecniche erano diffuse e coerenti in tutto il mondo, contribuendo a una riduzione delle popolazioni di megafauna in ogni continente tranne l’Antartide.

L’analisi dettagliata della distribuzione geografica delle estinzioni rivela che mentre alcuni eventi di estinzione si sono verificati rapidamente dopo l’arrivo dell’uomo moderno in una regione, in altre aree la megafauna è sopravvissuta per più di 10.000 anni prima di scomparire. Tuttavia, il fattore comune in tutti i casi è stato l’impatto umano.

La perdita della megafauna ha avuto conseguenze profonde sull’ecosistema globale, influenzando la struttura della vegetazione, la dispersione dei semi e il ciclo dei nutrienti. La scomparsa di questi giganti ha portato a cambiamenti significativi nelle dinamiche degli ecosistemi, con conseguenze che si estendono fino ai nostri giorni.

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