Nel cuore dei musei di storia naturale, gli scheletri di dinosauro sono tra le esposizioni più affascinanti e imponenti. Ma quanto c’è di autentico in questi colossi preistorici? Per rispondere a questa domanda, IFLScience ha visitato il Museo di Storia Naturale di Londra, dove abbiamo approfondito il processo di creazione e esposizione di scheletri di dinosauro. Scopriremo come si trasformano i resti fossili in impressionanti esemplari museali e il ruolo cruciale delle repliche nella conservazione e nell’educazione.
Il fascino di Fern
All’ingresso dei nuovissimi Jurassic Gardens del Museo di Storia Naturale di Londra, i visitatori sono accolti da una magnifica replica in bronzo di Diplodocus, soprannominata Fern. Con i suoi 22 metri di lunghezza e 4 metri di altezza, Fern rappresenta una visione moderna di un antico gigante. Tuttavia, questa replica non è solo un’opera d’arte: è anche il risultato di anni di avanzamenti scientifici e tecnologici.
Fern non è una novità assoluta. È una replica avanzata del famoso Dippy il Diplodoco, un’attrazione iconica che ha decorato l’atrio principale del museo per quasi 40 anni. Dippy, acquisito dal Carnegie Museum of Natural History negli Stati Uniti, era originariamente composto da una combinazione di scheletri e ricostruzioni basate su conoscenze scientifiche limitate per l’epoca. Oggi, Fern rappresenta un’evoluzione di quelle prime interpretazioni, grazie ai progressi nella scienza dei fossili e alle nuove tecnologie.
Dinosauri veri o falsi?
Quando un paleontologo o un cacciatore di fossili dilettante trova un scheletro di dinosauro, cosa trova esattamente? Secondo la professoressa Susie Maidment, paleontologa al Museo di Storia Naturale, “troviamo ossa fossili, che sono una miscela di tessuto osseo reale e minerali che si sono infiltrati e sostituiti nel corso di milioni di anni.” Queste ossa sono il risultato di un lungo processo di fossilizzazione, durante il quale i minerali nel terreno sostituiscono gradualmente l’osso originale.
Le repliche nei musei
Nel contesto museale, i veri scheletri di dinosauro sono spesso troppo fragili o preziosi per essere esposti integralmente. Alcuni scheletri rimangono in laboratorio per studi approfonditi, mentre altre parti vengono replicate per le esposizioni pubbliche. Le repliche sono particolarmente utili per mostrare la struttura di scheletri completi, quando i pezzi originali sono incompleti o troppo delicati per essere esposti.
Prendiamo Sophie lo Stegosauro come esempio. Questo esemplare, esposto al secondo ingresso del Museo di Storia Naturale, è noto per essere uno dei Stegosauri più completi del mondo. La maggior parte delle ossa visibili sono autentiche, ma il vero teschio è conservato per la ricerca. Al suo posto, viene mostrata una replica stampata in 3D della testa, che permette ai visitatori di apprezzare la struttura del cranio senza esporre il pezzo autentico a rischi di deterioramento.
Creazione delle repliche
La realizzazione di repliche è un processo meticoloso e affascinante. In passato, i musei utilizzavano metodi come il gesso di Parigi per creare calchi dettagliati delle ossa fossili. Questo metodo prevedeva la copertura delle ossa con gesso per ottenere uno stampo che poi veniva riempito con resina o plastica per replicare le parti mancanti.
“Ai vecchi tempi si usavano materiali come il lattice o liquidi gommosi per creare un calco dell’osso, che poi veniva riempito con gesso di Parigi per ottenere una replica esatta,” spiega Maidment. Questa tecnica, sebbene efficace, presentava delle limitazioni in termini di dettaglio e durata.
La stampa 3D
Negli ultimi anni, la stampa 3D ha rivoluzionato il campo della paleontologia e della museologia. Grazie a scanner 3D avanzati, gli scienziati possono ora creare modelli digitali estremamente precisi degli scheletri. Nel caso di Fern, la stampa 3D ha permesso di scansionare tutte le 292 ossa di Dippy e di utilizzare questi modelli per realizzare una replica in bronzo resistente alle intemperie. Questo processo ha incluso la creazione di stampi dettagliati e la fusione del bronzo, con l’obiettivo di mantenere intatta la precisione scientifica e l’impatto visivo.
La stampa 3D non solo consente di replicare gli scheletri con maggiore fedeltà, ma offre anche una maggiore flessibilità nella creazione di modelli a grandezza naturale. Con un dinosauro del peso di circa 30 tonnellate, come Fern, queste tecnologie si dimostrano particolarmente preziose per ottenere un’esposizione duratura e accessibile al pubblico.